“Oggi, come in passato, andare per mare può comportare un’assenza di mesi e perfino di anni dalla propria casa e dalla propria terra. Sia i marittimi sia le loro famiglie possono perdersi momenti importanti della vita dell’altro.

Il salario può rendere convenienti questi sacrifici, ma tale vantaggio può essere minacciato da ingiustizie, sfruttamento e disuguaglianza. Pertanto, è meraviglioso quando la dignità e i diritti dei marittimi vengono promossi nei porti dai volontari, dai cappellani e dai membri delle Chiese locali che si dedicano al ministero del mare”. Lo scrive il prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il card. Michael Czerny, in occasione della Domenica del Mare.
Il cardinale osserva che “il ministero del mare può aiutare in molti modi a portare la periferia al centro, per esempio: incontrando la gente di mare di persona e nella preghiera; migliorando le condizioni materiali e spirituali dei lavoratori; promovendo la dignità e i diritti dei lavoratori; e sostenendo relazioni e politiche internazionali rafforzate per tutelare i diritti umani di quanti viaggiano e lavorano lontano dalla loro famiglia e dalla loro terra”. Quindi, ribadisce che “la Chiesa è chiamata a servire ogni membro della famiglia umana”. “Poiché i marittimi provengono da ogni Paese e fede del mondo, includerli nella vita e nel ministero della Chiesa consente una crescita nella comprensione reciproca e nella solidarietà tra tutti i popoli e le religioni”.
Infine, l’invito ad “abbracciare lo straniero”, che “ci può sfidare quando preferiamo rimanere socialmente e spiritualmente isolati. Non possiamo essere aperti alle possibilità della vita se preferiamo le comodità di ciò che è familiare”. Ma – osserva Czerny – “la via dell’apertura è la via della speranza”. “Possiamo sostenere il ministero di accogliere quanti hanno bisogno di un orecchio che ascolti e di un luogo a cui appartenere, un porto sicuro, una comunità che accolga tutti coloro che desiderano ritornare a casa!”.

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