Foto di Federico del Zompo

DIOCESI – Domenica 23 giugno alle ore 21:00 presso la Cattedrale Madonna della Marina in San Benedetto del Tronto, la comunità diocesana ha salutato Mons. Carlo Bresciani, che per dieci anni ha guidato come un buon Pastore premuroso la Diocesi Truentina.

“Sono grato a voi che siete qui questa sera a ringraziare il Signore con me e a chiedere con me perdono dei nostri peccati”, con queste parole Mons. Bresciani ha iniziato la Celebrazione Eucaristica da lui presieduta.

Alla santa Messa erano presenti i sacerdoti della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, i diaconi permanenti, il sindaco di San Benedetto del Tronto Antonio Spazzafumo, il vice sindaco di San Benedetto del Tronto Antonio Capriotti, il sindaco di Ripatransone Alessandro Lucciarini De Vincenzi, il sindaco di Grottammare Alessandro Rocchi, il sindaco di Martinsicuro Massimo Vagnoni, l’Assessore Scuola e formazione, comunicazione e turismo del Comune di Montalto Marche, Daniela Speca. Presenti anche i rappresentanti delle Forze Armate, Capitano di fregata Alessandra Di Maglio, comandante della stazione dei Carabinieri di San Benedetto del Tronto Francesco Tessitore, il Comandante della Guardia di Finanza di San Benedetto del Tronto Tommaso Manfra, il vice questore della Polizia di Stato Andrea Crucianelli. Presenti molti religiosi, religiose, membri dei Movimenti e Associazioni della Diocesi e tanti fedeli.

Presenti alla Celebrazione anche i parenti del vescovo Carlo, arrivati da Brescia.

Durante l’omelia il Vescovo Carlo ha affermato: “Carissimi sacerdoti, diaconi, religiosi e fedeli tutti, è l’ultima volta che mi rivolgo a voi come vostro vescovo e confesso che non mi è facile parlare in questa occasione. Da una parte vorrei dire molte cose, ma non è il momento e non è neppure opportuno, dall’altra non posso nascondere una forte emozione. Siamo tutti di fronte a un passaggio molto importante, che, sia pure in modo diverso, riguarda me, ma anche la nostra Chiesa truentina. Un passaggio che non possiamo che vivere nella fede, confidando in Dio che guida la nostra storia personale e la storia della nostra Chiesa.
Come Giobbe, lo abbiamo sentito nella prima lettura, poneva molte domande a Dio, anche noi portiamo molto domande oggi davanti a lui. E Dio, attraverso altre domande, pose lui e pone anche noi di fronte al fatto che solo lui è il Signore della creazione e della storia. Poiché è così, a Giobbe, come a ciascuno di noi, non resta altro atteggiamento sensato che affidarsi alla sua provvidenza, sempre, anche quando si ha l’impressione di non comprendere a pieno i suoi disegni.
Ho trascorso 10 anni tra voi. Entrando in Diocesi dicevo che lo facevo bussando alla porta con un certo tremore: mi avete aperto e, pur non conoscendomi ancora, mi avete accolto. Ora vi guardo uno a uno, vi ringrazio sentitamente e rendo lode a Dio per questa nostra Chiesa truentina. Insieme abbiamo cercato di camminare nella fede in comunione con la Chiesa universale affrontando questo cambiamento d’epoca che coinvolge profondamente anche la nostra Chiesa truentina.
L’amore per Gesù e per la Chiesa, l’amore di cui siamo stati capaci, e non altro, ci ha mosso in questi anni difficili, non da ultimo per il terremoto e per la pandemia da covid che hanno costretto a stravolgere e rallentare progetti e programmi. Ma sappiamo che la Chiesa vive e cresce per la potenza di Dio che la guida anche attraverso difficoltà e situazioni impreviste. Collaborando, insieme abbiamo potuto affrontare tutto, secondo le nostre possibilità, limitate purtroppo anche dalle mie debolezze che sicuramente non hanno permesso di rispondere a molte vostre attese. Confido nella vostra comprensione e nel vostro perdono. Il nuovo vescovo saprà rimediare alle mie mancanze. Glielo auguro vivamente.
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno collaborato con me e hanno condiviso le fatiche di questi anni: il vicario generale -prima mons. Romualdo e poi mons. Patrizio-, il delegato per la pastorale don Gianni Croci, tutti collaboratori negli uffici di curia e negli uffici pastorali e tutti voi carissimi sacerdoti e fedeli. Dio vi accompagni e vi benedica per tutto il bene fatto.
Permettetemi una esortazione: amate questa Chiesa, val la pena spendersi per essa, perché essa cresca sempre più una, santa, cattolica e apostolica, come professiamo ogni volta nel credo, che è la professione fondamentale della nostra fede. La Chiesa può essere tale con l’aiuto di Dio, che, ne siamo certi, non mancherà mai, ma anche con la necessaria, e talora faticosa, collaborazione di tutti noi.
Ora anche a noi come agli apostoli – lo abbiamo sentito nel brano del vangelo – Gesù dice “passiamo all’altra riva”. La vita è fatta di passaggi, di traversate attraverso acque non necessariamente tranquille. Passare all’altra riva significa affrontare separazioni e distacchi da persone e volti conosciuti, da abitudini e ambienti, da attività e da tante altre cose. Significa lasciare una riva conosciuta per un’altra dove non è chiaro ciò che si incontrerà. Non siamo chiamati starcene fermi sulla riva ad aspettare. È lui che indica agli apostoli la riva verso la quale andare e gli apostoli devono imparare a lasciarsi guidare da lui. Come gli apostoli, con fiducia, anche noi siamo chiamati a salire con fiducia sulla barca con lui.
Conforta molto ed è di incoraggiamento il fatto che Gesù non dica: “passa all’altra riva” o “passate all’altra riva”. Usando la prima persona plurale -“passiamo”- ci dice che lui ci accompagna nei passaggi della storia che siamo chiamati insieme ad affrontare e che in questi passaggi dobbiamo andare insieme a lui. Si tratta di passaggi che non sempre e non necessariamente sono facili, come non è stato facile quel passaggio all’altra riva che hanno dovuto affrontare gli apostoli. Di fatto hanno dovuto affrontare una grande tempesta con il timore che la barca affondasse. Ma lui era lì con loro ad evitarlo.
Non sempre sono facili da affrontare i passaggi della storia ed è molto umano sentire timore e tremore di fronte a ciò che si presenta come possibile pericolo o passaggi che comunque sono faticosi o con un approdo incerto. Talora può sembrare anche a noi che Gesù dorma e non si preoccupi di evitarci le difficoltà della traversata che ci chiama a fare. Ma egli questa sera ci interroga, come ha interrogato quella sera gli apostoli su quella barca sballottata dalle onde nel mezzo del lago di Galilea: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. È una domanda che tocca il cuore e scava nel profondo della fede in lui.
L’unione della nostra diocesi truentina in persona episcopi con quella di Ascoli è un po’ un invito di Gesù a mettersi sulla barca per passare con lui ad un’altra riva. Carissimi, anche se questo passaggio destasse in noi timori e preoccupazioni, sappiamo per certo che Gesù sale sulla barca con noi e, come ha fatto con gli apostoli, affida a noi la guida della barca e ci ripete “perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Sappiamo che aver fede non è tanto credere che lui ci sia – gli apostoli vedono che lui è lì con loro -, ma è fidarsi di lui. Questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, ma solo se noi ci affidiamo a lui e non ci tiriamo indietro dalle fatiche del cammino che egli ci indica.
Papa Francesco, nel periodo più buio della pandemia da covid, in una piazza san Pietro desolatamente deserta, cercò parole di conforto per il mondo intero sballotttato dalle tempeste della pandemia. Ricorrendo al passo del vangelo che questa sera è stato proclamato, disse: gli apostoli frastornati dalla paura “pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro, infatti gli dicono “non t’importa nulla?”… “Non t’importa nulla?”. È una frase che ferisce molto e scatena tempeste nel cuore. Certamente avrà scosso anche Gesù che certamente non voleva che la barca affondasse. Noi sappiamo che a nessuno più che a Lui importa di noi. Per questo non perdiamo fiducia in lui.
Ora Gesù dice anche a me: “passiamo all’altra riva”. Con Lui mi rimetto in cammino rinnovando quella fiducia che in lui ho riposto quando dieci anni fa mi ha chiesto di mettermi in cammino per venire in nome suo a prendermi cura di questa Chiesa truentina, allora a me totalmente sconosciuta, ma che in questi dieci anni ho imparato ad amare sempre più e ora, confesso, mi rincresce lasciarla, ma non cesserò di amarla come la mia Chiesa. Vi sono grato, perché siete qui per accompagnarmi con la vostra preghiera e questo mi è di conforto.
Da ultimo. Una cosa chiedo a Dio, e anche a voi carissimi sacerdoti e fedeli: quando mi sarà chiesto l‘ulteriore e definitivo passaggio all’ultima riva della vita su questa terra, possa, in attesa della resurrezione, avere un ultimo approdo in questa nostra amata cattedrale accanto ai vescovi, miei predecessori, lì, ai piedi di Maria, Madonna di Lourdes, alla cui protezione affido ora me stesso e la nostra amata Diocesi.”

Il vescovo Bresciani, è stato ricordato anche nella preghiera dei fedeli: “Preghiamo per il Vescovo Carlo, che per questi dieci anni di servizio episcopale ha guidato con sapienza e amore la nostra Chiesa Truentina. Il Signore lo custodisca nel Ministero a servizio del Vangelo, all’edificazione del suo Regno e continui a pregare per la crescita di questa sua amata Chiesa”.

Durante l’Offertorio, insieme al pane e al vino sono stati portati all’altare anche i prodotti tipici delle Terre che fanno parte della Diocesi Truentina come segno di riconoscimento e gratitudine al vescovo Carlo. Sono stati portati all’altare i confetti come segno di gioia e di amore profusi da Mons. Bresciani verso la sua Chiesa. La pianta di orchidea, portata all’altare insieme agli altri doni, ha voluto simboleggiare la bellezza, la raffinatezza e la passione, ha inoltre sottolineato, come è stato detto: “Quanto è stato bello camminare insieme, vorremmo dire in modo sinodale, in questi dieci anni alla guida della Diocesi come suo Pastore”.

La celebrazione è stata animata dal coro, diretto dal M° Massimo Malavolta.

Il Vicario don Patrizio Spina, ha così salutato e ringraziato il vescovo Carlo per i suoi dieci anni di servizio episcopale. Leggi le sue parole: FOTO e VIDEO Il grazie della diocesi di San Benedetto al Vescovo Carlo Bresciani, Don Patrizio Spina: “Grazie per quanto hai fatto!”

Al vescovo è stata regalata una casula verde, “Con l’augurio di portarci gli uni gli altri con semplicità, facendo del nostro ordinario, qualcosa di straordinario”, questo è stato l’augurio del vicario don Patrizio, che ha concluso dicendo: “Grazie vescovo Carlo, il Signore ti benedica”.

Un momento conviviale, organizzato nella piazza antistante la Cattedrale, ha concluso la festa di saluto al vescovo Carlo Bresciani.

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