SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Pubblichiamo la lettera aperta, giunta in redazione, da parte del Parroco di Sant’Egidio alla Vibrata, Don Luigino Scarponi.

“Egregio Sindaco-Carissimo Annunzio; Onorevoli Consiglieri-Amici Santegidiesi, desidero essere presente a questa prima convocazione inaugurale del Consiglio Comunale per benedire il vostro operato, ma soprattutto per promettere assidua preghiera personale e nell’Assemblea Eucaristica domenicale “perché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità».” (I Timoteo 2,2) a Sant’Egidio.

Con spirito di collaborazione mi rivolgo a voi che siete stati eletti: depositari della fiducia degli elettori per l’amministrazione della “Cosa Pubblica” e perciò chiamati ad esercitare “la Politica come la forma più alta di Carità”1 come prestigioso impegno a favore della Comunità Santegidiese.
Ho seguito con interesse la campagna elettorale e ho gioito nel vedere tanti onesti concittadini e soprattutto giovani proporsi per il SERVIZIO. Beati noi! ho pensato, non dobbiamo temere per il futuro, proprio per questo occorre impegnarci di più nell’educare alla partecipazione e corresponsabilità. Ho assistito, compiaciuto, ad una generosa competizione e a un ricco dispiegamento di persone, di progetti e buoni propositi. Eccovi alla prova dei fatti!
Ho gioito anche nel sentire voci invitare ai molteplici incontri di contrada e categoria. Carissimi, continuate nello stile di ascoltare i cittadini nei quartieri e nelle Associazioni e soprattutto non deludete gli entusiasmi dei giovani che hanno creduto nelle persone e nei programmi. Sarebbe un peccato grave escluderli e non valorizzarne le competenze!
Rappresentate il 72.81%, non la totalità della cittadinanza e, anche se nella diversità dei ruoli, avete tutti insieme la possibilità e la capacità di realizzare quel “bene comune” che la Comunità Santegidiese si aspetta e conquistare anche chi sfiduciato della politica, non si è recato alle urne; la campagna elettorale è finita!
Il “bene comune” impegna tutti i membri della società Santegidiese, ma soprattutto, tutti voi: nessuno è esentato dal collaborare, nella democratica dinamica di maggioranza ed opposizione, al suo raggiungimento e al suo sviluppo, “con umiltà e mitezza, competenza e trasparenza, lealtà e rispetto verso gli avversari, preferendo il dialogo allo scontro, rispettando le esigenze del metodo democratico, sollecitando il consenso più largo possibile per l’attuazione di ciò che obiettivamente è un bene per tutti”2.
La prospettiva in cui dovete vivere l’impegno per il “bene comune” vi viene suggerita da Papa Francesco: “Un politico mai, mai deve seminare odio e paura, soltanto speranza. Giusta, esigente, ma speranza: perché deve condurre il Paese lì»3. E ancora “Solo una sana politica potrebbe averne la guida, … in un progetto sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune” 4
La Società Santegidiese è multietnica e multireligiosa: settori del commercio sono in mano cinese, l’edilizia è albanese, diverse famiglie sono musulmane e parlano arabo; nelle scuole, nello sport e tempo libero, bambini, fanciulli, ragazzi e giovani di lingua, cultura e pelle diversi vivono gomito a gomito, socializzano, si integrano e mettono le fondamenta della nuova Sant’Egidio, dell’uomo Europeo, planetario; anche in questo ambito Papa Francesco in diverse occasioni affronta il tema delle relazioni e richiama la Politica a “costruire ponti, promuovere processi di inclusione e favorire situazioni di integrazione”… ambiti affascinanti e impegnativi nei quali siamo chiamati a collaborare nel rispetto delle complementari competenze, mettendo insieme le risorse, come già facciamo ad esempio nell’ambito caritativo, ancor più possiamo fare nell’ambito educativo e formativo.
Carissimi Consiglieri di maggioranza e di opposizione, in campagna elettorale avete proposto programmi molto simili che per realizzarli, in questi tempi di crisi economica non basterebbero 10 mandati! unite le forze e tutti insieme avrete la possibilità e la capacità di realizzare (lu bbè): la pace e la concordia che la Comunità Santegidiese si aspetta.
Anche Sant’Egidio è una società in cui la pace e i giovani condividono la stessa condizione: marginale e sempre più precaria. La pace e i giovani camminano insieme e se davvero vogliamo costruire un futuro di giustizia e di pace dobbiamo aprirci ai giovani, investire sui giovani, scommettere sui giovani, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità di elevazione. Sant’Egidio deve diventare una scuola di pace6. Educare alla pace è difficile ma sempre più urgente. Le sfide poste dalla crisi economica, da un mondo in digitale e da una politica dove vince chi “parla alla pancia più che con la testa”, richiedono nuovi investimenti, nuove energie, nuove competenze, abilità e comportamenti coerenti. Non paga alla lunga dare “panem et circenses”! Per questo è necessario unire le forze e sviluppare una nuova “alleanza educativa” di tutti i soggetti responsabili. Con questa consapevolezza, il Consiglio deve sostenere la costruzione di una RETE, dove insieme Scuola, Parrocchie, Istituzioni e Associazioni, siano impegnati nell’educazione dei giovani alla pace, alla giustizia, alla tolleranza, alla cittadinanza inclusiva e società solidale, alla legalità, ai diritti umani e alla responsabilità anche incrementando il “servizio civile”. Una Rete capace di valorizzare le tante, belle risorse, esperienze e competenze che esistono nei nostri concittadini, di dare impulso a una nuova vasta azione culturale radicata sul territorio.
Buon Lavoro!
Con sincera stima, fiducia e ammirazione vi benedico tutti”.

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