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Il Vescovo Palmieri oggi incontrerà la “Cattedrale della Carità”, conosciamola meglio!

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tra i momenti significativi che oggi il vescovo Gianpiero Palmieri vivrà nella Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone  – Montalto, c’è anche quello presso la “Cattedrale della Carità”, ovvero il Biancazzurro, così come lo aveva definito mons. Chiaretti alla vigilia della sua costruzione. Un luogo che è una risposta ai problemi legati al mondo della “fragilità ” nella Diocesi Truentina.

Nata nei primi Anni Novanta dal desiderio di Mons. Giuseppe Chiaretti, primo vescovo della Diocesi, per rispondere ai bisogni di alcune famiglie di malati che l’Unitalsi accompagnava annualmente a Lourdes, la struttura del Biancazzurro accoglie oggi un Centro Diurno per persone con disabilità, riconosciuto dal Sistema Sanitario Nazionale e con esso convenzionato, che è aperto dal Lunedì al Venerdì, dal mattino fino alle 17:00 del pomeriggio. Ospita inoltre anche una casa famiglia che ad oggi accoglie 10 persone, ma da pochi giorni ha ricevuto dalla Regione Marche l’accreditamento per l’ampliamento a 20 posti.

Il Biancazzurro trae il suo nome dai colori della effigie della Madonna posizionata nella grotta di Massabielle a Lourdes. “L’esperienza del pellegrinaggio – racconta Sabatino Di Serafino, presidente della Cooperativa Sociale Biancazzurro e vicepresidente del Direttivo Nazionale dell’Unitalsi – coinvolge molto, a livello emotivo, chi vi partecipa, ma dura solo una settimana. Il vescovo Chiaretti voleva che quella felicità vissuta divenisse più duratura. Grazie ad un lascito fatto dal marchese Laureati all’Unitalsi, la quale a sua volta lo mise a disposizione della Chiesa locale, e grazie anche alle donazioni di tutta la comunità diocesana, fu costruita una grande struttura architettonica e spirituale, esperienza di sollievo per molti malati del nostro territorio. All’inizio il modello organizzativo prevedeva il coinvolgimento solo dei volontari della sottosezione dell’Unitalsi di San Benedetto del Tronto. Successivamente, nel 1995, il vescovo Gervasio Gestori fece istituire la Cooperativa Sociale Biancazzurro, diretta espressione della Diocesi Truentina, nel senso che i membri del CDA della Cooperativa vengono scelti tra le varie realtà ecclesiali diocesane che si occupano di fragilità”.

La gestione del Biancazzurro fu affidata al diacono Giovanni Vai, che tuttora è presente, affiancato dal 2022 anche dall’amico e diacono Luciano Caporossi. “Il 4 Giugno 1995 – dichiarano i due diaconi – la struttura era già aperta al servizio delle persone con disabilità, con il compiacimento di Papa San Giovanni Paolo II, che benedisse la prima pietra affermando: ‘Tale istituzione sociale e caritativa possa adempiere con successo i nobili compiti che si è prefissa’. Oggi, dopo quasi trent’anni, possiamo dire che l’esperienza del Biancazzurro sia una realtà importante non solo per il mondo della fragilità, ma anche per quanti hanno l’opportunità di incontrare e prestare il proprio servizio al fianco delle persone più bisognose. In un mondo sempre più distratto, da noi rifioriscono una sensibilità ed un’attenzione che rimettono al centro coloro che vivono ai margini”.

Il Biancazzurro ospita anche la sede diocesana della sottosezione Unitalsi di San Benedetto del Tronto. “Al centro della nostra associazione – dichiara Rosita Di Salvatore, attuale presidente – c’è la figura del volontario, che si mette accanto a chi ha una disabilità fisica o mentale e gli fa vivere la prassi della vita quotidiana. Le persone che assistiamo, infatti, hanno il desiderio di vivere la normalità: quello che per noi è scontato, per loro non lo è. Noi ci occupiamo di coloro che non hanno altre persone che possano prendersi cura di loro, dando quella cura che, a volte, è solo ascolto. Noi diamo il nostro tempo, ognuno secondo le proprie possibilità. Il nostro è un tempo donato, ma vi assicuro che il tempo che diamo agli altri è il tempo meglio speso. Rispetto al passato i numeri sono cambiati, siamo indubbiamente meno volontari; ma, pur con il poco che abbiamo, siamo presenti nelle parrocchie, nelle case e al Biancazzurro, per non lasciare solo nessuno”.

Fin dalla sua costruzione il Biancazzurro è stato definito la “cattedrale della carità”. “Questa espressione, a noi molto cara – conclude Sabatino Di Serafino -, vuole essere un modo per rimarcare come il cristiano viva la propria esperienza di fede non tanto all’interno di un edificio fatto di mattoni, ma soprattutto nella quotidianità di una vita, spesa a fianco di quanti sono nel bisogno, condividendone esperienze, emozioni, difficoltà e gioie. E, così facendo, mostra il vero volto della Chiesa”.

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