ACQUAVIVA PICENA – Sabato 22 giugno presso l’Auditorium “San Giacomo della Marca” della BCC Banca del Piceno di Acquaviva Picena, si è svolto il convengo, promosso dall’Associazione Laboratorio Terraviva, riguardante il convento e la chiesa di San Francesco di Acquaviva Picena.
“Il convento di San Francesco: un luogo che racconta”, questo il tema del secondo appuntamento del “filone” “110 e lode”.
Gli architetti Marta Fontana e Marco Bussoli e il prof. Teodorico Compagnoni hanno menzionato le informazioni inerenti il convento e la chiesa francescana di Acquaviva Picena, ma hanno anche messo in luce alcuni fatti storici riguardante l’ordine francescano nella sua totalità. Oltre ai relatori sono intervenuti, l’avvocato Eliana Narcisi, Miriam Scarponi e Luciano Narcisi. Degli intermezzi musicali si sono occupati, il M° Tiziana Neroni e Luigi Amabili. Presenti anche il presidente dell’Associazione Laboratorio Terraviva, i soci e i collaboratori.
Dopo la visione di un video, che ha ripercorso i venticinque anni dell’Associazione, è iniziato il convegno.
L’Avvocato Narcisi ha preso per primo la parola dicendo: “Il convento di San Francesco di Acquaviva Picena è il convento francescano più antico delle Marche. Pare che la sua fabbricazione sia stata voluta da San Francesco in persona e dalla famiglia Degli Acquaviva che lo ospitarono. Parlare della storia del convento e della sua chiesa, è un tramandare ai giovani, è un avvicinare i giovani alla loro storia, alla loro cultura, alla loro tradizione”.
Il presidente del Laboratorio Terraviva, cav. Filippo Gaetani ha detto: “Benvenuti a tutti e grazie per la vostra presenza. Sono contento che siano proprio i giovani a raccontare una storia così antica e così importante. Sono contento che siano proprio i giovani a mettere in risalto una parte di storia acquavivana. Voglio ricordare che l’Associazione è giunta a tagliare il traguardo dei venticinque anni di attività e che nei mesi prossimi ci saranno molte altre manifestazioni di grande importanza. Ringrazio i relatori e tutti coloro che hanno permesso che questo convengo si realizzasse. Ringrazio la BCC per la disponibilità dell’Auditorium”.
L’arch. Marta Fontana ha sottolineato, iniziando il suo discorso, che non sono molte le fonti concernenti il convento e la chiesa di San Francesco di Acquaviva Picena. proseguendo ha detto: “Ho fatto tanta fatica a cercare le fonti riguardanti il convento, non ce ne sono molte. Prima di me, solo il francescano conventuale Gustavo Parisciani, aveva chiesto di poter accedere agli archivi per trovare le fonti sul nostro convento acquavivano. Io devo ringraziare l’Università di Ferrara, presso la quale mi sono laureata, per il grande aiuto e sostegno che mi ha dato”. L’arch. Fontana ha proseguito dicendo che la fondazione del romitorio francescano è da datarsi 1215, vide tempi più fiorenti e meno fiorenti, spesso a causa degli eserciti e delle guerre che imperversavano in Acquaviva Picena. “Nel fare la tesi ho anche progettato un piano preciso da seguire per una buona ristrutturazione. Nel corso dei secoli il convento e la chiesa hanno avuto varie ristrutturazioni e ampliamenti, a seconda della disponibilità economica e in base a quanti frati ospitasse”, queste le parole dell’arch. Fontana, che ha proseguito sottolineando le parti importanti della sua tesi: “Ho fatto un’analisi d’insieme, una ricerca materica, quest’ultima mi ha portato a conoscenza dei materiali usati, quarzo e feldspato ne sono alcuni, quindi materiali di alta qualità e manovalanza specializzata. Sono state fatte delle videoendoscopie e devo dire a questo punto il mio grazie sia ai vecchi proprietari che ai nuovi per la sensibilità che hanno avuto nel permettermi di lavorare a questo mio progetto. Con gli attuali proprietari, una famiglia olandese, siamo ancora in contatto per proseguire le ricerche, naturalmente tutto con la supervisione, la collaborazione e l’assistenza della Soprintendenza”.
L’arch. Bussoli nel suo intervento ha detto: “Sono un esperto di architettura francescana e vi posso subito dire che all’inizio i francescani non potevano avere nulla di loro proprietà, erano frati itineranti, ma con il tempo si ritenne doveroso avere dei luoghi dove fermarsi a pregare. Si iniziò a dare delle regole riguardo gli eremiti, poi piano piano si proseguì con la costruzione rigorosamente in legno di piccole capanne. Con l’espandersi dell’Ordine francescano, molti nobili, furono affascinati da san Francesco e da tutto il nuovo Ordine, così da desiderare di essere seppelliti proprio nei romitori o conventi francescani. Questi nobili non si limitarono a farsi seppellire nei luoghi francescani, ma erano felici di donare soldi, terre e quant’altro in loro possesso. Mano a mano che arrivava denaro, i luoghi francescani si espansero e vennero abbelliti. Si può certo dire che non era proprio ciò che san Francesco aveva pensato per i suoi frati, lui aveva desiderato un luogo che fosse molto povero”. Bussoli ha continuato dicendo che i primi romitori e o conventi sorgevano fuori dalle città, lontano dai centri, ma poi ci fu la necessità di avvicinare i frati alla popolazione che era sempre più affascinata dal loro carisma.
Infine il prof. Teodorico Compagnoni ha brevemente raccontato la figura di san Francesco e dell’Ordine francescano: “In un periodo in cui la Chiesa spesso era interessata da scandali, gli ordini francescani e dominicani, rappresentavano un legame tra la spiritualità e il vero stile che doveva avere la Chiesa e la vita dei laici. San Francesco nella “Legenda major” di Bonaventura da Bagnoregio appare diverso da come viene riportato nella “Vitae” di Tommaso Da Celano. San Francesco nella agiografia di Da Celano, è raccontato come un uomo del suo tempo, che pregava, piangeva, rideva e a volte rimproverava. Molte biografie sono state adattate per le necessità dei tempi”. Il prof. Compagnoni ha aggiunto: “Mi ricordo quando un giorno del 1972, padre Francesco Angellotti, grande appassionato di storia acquavivana, mi raccontò dell’incuria e dell’abbandono ai quali era stato lasciato il convento di San Francesco, ma la cosa che più lo rendeva triste era l’oblio che gli acquavivani riversavano su quel luogo così importante sia dal punto di vista storico-culturale, sia dal punto di vista spirituale. Non c’è inoltre, da tralasciare che nei secoli passati, molti sono i fatti miracolosi che si raccontano accaduti nel convento di San Francesco e nella chiesa attigua, racconti documentati e testimoniati anche da persone facoltose”.
Il convegno è terminato con un momento conviviale preparato dall’Associazione Laboratorio Terraviva.
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