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Teologia dal Mediterraneo: Palermo, una prima tappa per la configurazione statutaria della “Rete”

Foto Calvarese/SIR

“La storia mediterranea, come la storia di ciascuno di noi, è talvolta segnata dalle ferite. Abbiamo rinnovato la consapevolezza che bisogna imparare a fare teologia a partire da esse, consapevoli che anche quelle già cicatrizzate lasciano tracce che solo curandole insieme e reciprocamente possono diventare motore per la costruzione di un futuro ispirato dalla ‘Buona Novella’”. È quanto si legge nel comunicato finale della Rete teologica del Mediterraneo, che si è riunita nei giorni scorsi, a Palermo, per un Laboratorio internazionale di approfondimento transdisciplinare e sistematico che ha avuto per tema “L’apporto di una teologia dal Mediterraneo per la costruzione di un futuro di pace”.
“Questa Parola – prosegue la nota della Rete – è in grado di ridare senso e forza alla speranza del quotidiano ma necessita di mediazioni, di traduzioni esistenziali nelle diverse grammatiche dell’umano. C’è bisogno di una nuova episteme, di un rinnovato paradigma antropologico, di nuovi percorsi narrativi, di sintesi e di semplici parole condivise anche se consapevoli del loro carattere provvisorio, per non sprecare la Parola che, sola, rimane”.
L’incontro di Palermo “ha rappresentato una prima tappa importante nella configurazione statutaria della Rete teologica mediterranea. Abbiamo declinato le nostre domande a partire dalle storie delle comunità a cui apparteniamo. Il ‘tra’ è diventato allora spazio fecondo, seppur complesso, da scegliere come metodo e come luogo teologico sorgivo. Abbiamo immaginato la barca come sede mobile da cui poter muovere le nostre riflessioni teologiche, sostando idealmente nelle varie coste del Mediterraneo e facendoci raggiungere dalle identità, dalle storie e dalle tradizioni culturali di ciascun popolo, lasciando ogni pretesa di possesso e di dominio”.
Una teologia dal Mediterraneo, spiegano i promotori della Rete nella nota, “vuole essere militanza per la pace, attraversare con la sapienza mite del Vangelo il polverone della violenza e della guerra che quotidianamente minano ogni certezza, con la speranza di un mondo dove ognuno si senta fratello e sorella”.
Da Palermo, concludono, “il nostro lavoro riparte con ancora maggiore determinazione e con una Rete più ampia e più salda, pregustando già il convenire su un’altra sponda del Mediterraneo nell’estate del 2025. Insieme abbiamo immaginato le rotte della navigazione che ci attende il prossimo anno, le questioni che continueremo ad approfondire a più voci e da più sponde, ma anche le sinergie da costruire tra di noi e sui territori: progetti condivisi di ricerca-azione perché cresca uno stile di incontro e di collaborazione e il Mediterraneo diventi un contagioso laboratorio di fraternità per la pace”.