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FOTO e VIDEO Montalto, Grande festa per l’ingresso del nuovo vescovo Gianpiero: “Grazie per l’accoglienza”

MONTALTO DELLE MARCHE – “È una gioia vera ritrovarsi questa mattina insieme. Grazie per l’accoglienza che mi avete riservato e grazie per l’invito a sentirmi in famiglia. Io mi ci sento davvero e ne approfitto con gioia. È infatti una grande gioia, quando noi cristiani ci incontriamo e camminiamo insieme. Voi, Chiesa di Montalto, che oramai da tempo condividete il cammino con la Chiesa di Ripatransone e quella di San Benedetto del Tronto; io, con il mio cammino di cristiano, di prete, di vescovo ausiliare di Roma e da due anni e mezzo di vescovo di Ascoli Piceno: i nostri cammini si incrociano e d’ora in poi cammineremo insieme. Questa è una grande gioia perché, nel momento in cui i cristiani vivono insieme e si lasciano guidare dallo Spirito Santo, si realizza quello che la Scrittura ci dice!”

È con queste parole semplici, ma cariche di significato e di gioia, che l’arcivescovo Gianpiero Palmieri ha iniziato la sua prima omelia rivolta ai fedeli delle quattro comunità montaltesi riunite Domenica 7 Luglio, alle ore 11:00, presso la Basilica Concattedrale Santa Maria Assunta in Montalto delle Marche per la solenne celebrazione eucaristica che ha sancito l’ingresso del nuovo vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto “nella patria carissima” di papa Sisto V.

La Santa Messa, presieduta da mons. Gianpiero, è stata concelebrata dal parroco don Lorenzo Bruni, dal vicario generale don Patrizio Spina, dai sacerdoti dei paesi limitrofi padre Gabriele Lupi e don Giorgio Carini, da alcuni sacerdoti amici del parroco giunti da lontano, come don Ludovico Borzi della Diocesi suburbicaria di Palestrina, don Edmondo Massari della Diocesi di Lodi e don Francesco Mangani della Diocesi sorella di Ascoli Piceno, dai diaconi Walter Gandolfi, Emanuele Imbrescia e Flaviano Natale (detto Natalino) Marinozzi, oltre che da tutto il popolo di Dio riunito. Tra i ministranti era presente anche il candidato al diaconato permanente Vincenzo Lucidi della comunità di Castignano. Numerose poi le autorità civili e militari che hanno partecipato alla celebrazione, a partire dal primo cittadino del Comune di Montalto, Daniel Matricardi, e dai colleghi Antonio Del Duca e Marino Screpanti, sindaci rispettivamente dei Comuni di Montedinove e di Montelparo.

Ripercorriamo insieme le tappe salienti dell’ingresso del nuovo vescovo Palmieri nella città di Montalto delle Marche. In una mattinata dalle temperature più miti del solito, mons. Gianpiero è andato a “visitare il Popolo di Dio, là dove vive”, come egli stesso aveva affermato: “L’episcopio non è lì dove il vescovo aspetta che lo vadano a trovare, bensì lì dove il vescovo si avvicina e incontra le persone”. È quindi con questo spirito che, prima di giungere nella Concattedrale, il nostro nuovo vescovo ha visitato due luoghi importanti della Città.
Il primo, alle ore 9:00, è stata la Casa di Riposo “Avvocato Galli”, un’azienda pubblica di servizi alla persona che prende il nome da un illustre e benemerito cittadino montaltese, appunto l’avvocato Vincenzo Galli, il quale alla sua morte, con gesto di grande generosità, non avendo eredi diretti, lasciò tutti i suoi beni ai poveri di Montalto. Qui il vescovo ha incontrato il mondo della fragilità, in particolare gli anziani, i malati e il personale che li assiste.
Il secondo luogo visitato da mons. Gianpiero prima di giungere nella Concattedrale è stato Palazzo Paradisi, l’imponente struttura che appartiene all’antico Castello della Rocca e che prende il nome dal capostipite del nobile casato dei Paradisi, ovvero da Gianfrancesco, aggregato al patriziato montaltese ed inserito nell’elenco degli Statuti Comunali del 1586. In questo luogo molto significativo, che racconta la storia e la bellezza della città e che attualmente ospita la mostra “Roma ai tempi di Sisto V” curata dal prof. Massimo Papetti, il nostro vescovo ha incontrato prima le autorità civili, poi i rappresentanti di alcune associazioni di volontario del Comune di Montalto e le due delegazioni in costume dei Castelli di Patrignone e di Porchia, che partecipano da anni immemorabili alla Quintana di Ascoli Piceno.

Il vescovo Palmieri si è poi diretto verso la Basilica Concattedrale, percorrendo le vie della città, accompagnato dal rintocco armonioso e gioioso delle campane che suonavano a festa per il suo ingresso. Ad attenderlo sul sagrato antistante l’edificio sacro, c’era la Banda “Città di Montalto delle Marche” che ha allietato gli animi dei presenti con la musica di musicisti esperti, uniti a nuove e giovani leve che fanno ben sperare per il futuro.

Tra gli applausi dei fedeli, alle ore 11:00, l’arcivescovo Gianpiero ha fatto poi il suo ingresso nella Concattedrale, dove ha celebrato la Santa Messa, che ha registrato la partecipazione dei quattro bambini montaltesi che hanno ricevuto la loro Prima Comunione Domenica 30 Giugno e di alcune Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione dalla Casa Madre di Ascoli Piceno, guidate da Suor Paola Giobbi, insieme ad alcuni esponenti dell’associazione “Amici del Marcucci”, loro fondatore che fu vescovo di Montalto.

Nel video l’omelia integrale

Tre i passaggi salienti dell’omelia, detta a braccio da Mons. Palmieri.
Prima di tutto, sul camminare insieme, ha affermato: “Costruire un noi è sempre complicato, eppure è un’aspirazione che tutti abbiamo nel cuore. Nessuno di noi, infatti, può vivere nell’individualismo, sebbene sia una grande tentazione. Nessuno di noi può fare da se, anche se ogni tanto sperimentiamo che, se facciamo da soli, facciamo meglio. Perché nel profondo il nostro cuore ci dice: ‘Ma come fai a vivere senza i fratelli?’ Se tu smetti di vivere insieme ai fratelli, prima o poi succederà che inizierai a pensare che puoi smettere di vivere con Dio. Perché in un unico movimento, quello del ripiegamento su noi stessi, arriviamo all’illusione di poter fare a meno degli altri e, dopo un po’, di poter fare a meno anche di Dio. Questa tentazione dobbiamo averla bene a mente, per evitare che ci prenda il cuore”.

Commentando poi le letture del giorno (Ez 2,2-5; 2 Cor 12, 7-10; Mc 6,1-6), mons. Gianpiero ha illustrato le caratteristiche del profeta : “Un profeta è uno che ascolta la parola di Dio e la annuncia agli altri. È uno che Dio sceglie e a cui conferisce il suo Spirito di profezia. Nella Prima Lettura, avete ascoltato che Dio manda il profeta Ezechiele, dicendogli di andare a predicare nel Suo nome agli Israeliti, anche se probabilmente non ascolteranno la sua parola. Ascoltino o non ascoltino, ci credano o non ci credano, lo sappiano o non lo sappiano, devono sperimentare che Dio ha mandato un profeta in mezzo a loro. Ed é la stessa cosa che succede nel Vangelo. Gesù va a Nazareth e la gente si chiede come sia possibile che Egli sia un profeta, anzi il Profeta, il Messia. Si dicono che lo conoscono, che é il figlio di Giuseppe e di Maria, quindi si chiedono come possa essere Lui il Profeta. Avete capito dunque la dinamica? La dinamica é l’invidia. L’invidia che fa dire: ‘Questo non può essere un profeta. Questo é uno di noi, ne conosciamo i difetti ed i pregi, non può venire da Dio’. Questo é successo a Gesù, questo è successo ad Ezechiele, questo può succedere anche a noi. Quando Dio ci manda delle persone, delle persone che ci richiamano alla via di Dio, dobbiamo sempre chiederci: ‘Ma io ho il cuore aperto per ascoltarle? Oppure le dinamiche comunitarie della gelosia e dell’invidia mi impediscono di ascoltarle?’ Una volta, tempo fa, non qui, non ad Ascoli, proposi un’idea bellissima ad un gruppo della Pastorale e mi fu detto che quell’iniziativa non piaceva perché veniva dall’alto, non era proposta da me e non veniva da loro. Allora io, sebbene alle prime armi, contai fino a dieci, cercando di mantenere la calma e, con santa pazienza, risposi: ‘Vi siete chiesti se questa cosa viene dall’alto, l’Alto con la A maiuscola, giusto? Se viene da Dio? Che l’abbia proposta il vescovo, che l’abbia proposta il prete, una catechista, un chierichetto, un povero, chiunque sia, se viene dall’Alto, va bene’. Ecco, allora, il senso della mia risposta: ogni volta che qualcuno ti suggerisce qualcosa, ti propone qualcosa, chiediti se viene dall’Alto, cioè da Dio. Questa è l’unica domanda seria da farsi. Il resto é solo invidia, é solo atteggiamento prepotente, é solo chiusura“.
Sempre sulla figura del profeta, il vescovo Palmieri ha proseguito: “Gesù ci dice che il profeta non è migliore di nessuno. E fa bene il profeta a non sentirsi migliore di nessuno. Facciamo bene noi preti a non sentirci migliori di nessuno. Avete ascoltato cosa dice San Paolo nella Seconda Lettura? Sente una spina nella carne. Non sappiamo cosa fosse. Ma sappiamo che Paolo un po’ si vergognava di sé: era piccolino; quando lo guardavano, dicevano ‘il Paolo delle lettere infuocate’; ma soprattutto pare che avesse un difetto nel parlare, forse la balbuzie. Immaginate uno che parte tutto infuocato nell’annunciare, ma poi inizia a balbettare. La gente non lo prendeva sul serio. Paolo dice che tante volte ha pregato il Signore, affinché gli togliesse questa spina nella carne. Ma il Signore gli ha risposto: ‘Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza’. Certe volte ciascuno di noi è tentato di non dire la Parola di Dio, perché si sente un peccatore. Ma non va bene. O meglio, faccio bene a sentire che sono il più peccatore di tutti, mentre dico quella Parola. Ma devo dirla, perché quella Parola di Dio salva me e salva l’altro. Papa Francesco dice spesso a noi preti che, quando ci vestiamo in sagrestia e ci mettiamo i paramenti, ci sentiamo peccatori e ci prende una grande vergogna; ma, allo stesso tempo, ci sentiamo anche una grande dignità, perché stiamo agendo in persona Christi. Tra dignità e vergogna ci sentiamo spaccati dentro. Ma ci fa bene sentirci spaccati dentro – ci dice il pontefice – spaccati tra dignità e vergogna, tra l’essere figli di Dio e ministri dell’altare da una parte e l’essere peccatori dall’altra. Quando chiediamo al Signore di liberarci dal nostro peccato, Egli ci risponde: ‘Basta la mia grazia. La mia potenza si manifesta nella tua debolezza’. Così dice Dio a San Paolo e così dice a ciascuno di noi.
Sempre sull’essere profeti, mons. Gianpiero ha aggiunto: “Durante il Battesimo ci è stato fatto un piccolo segno di croce sulla fronte insieme al dono del crisma e ci è stato detto: ‘Tu sei figlio di Dio, tu sei re, sacerdote e profeta’. La Chiesa è dunque una comunità di profeti e sacerdoti. All’inizio di ogni Messa diciamo: ‘Confesso a Dio e a voi fratelli di aver molto peccato’, cioè che ho molto sbagliato e lo riconosco davanti a tutti. Quindi poi, quando esco, come faccio a dire a qualcuno: ‘Lei non sa chi sono io!’. L’ho appena detto in chiesa che sono un peccatore. Credo davvero a quello che ho detto? Se ci credi davvero, sai che Dio fa grandi cose attraverso coloro che sperimentano la Sua misericordia, non attraverso coloro che pensano di essere perfetti. Ecco di cosa ha bisogno Gesù. Quando non aiutiamo questa logica, quando ammazziamo i profeti, quando ci invidiamo i titoli reciprocamente, quando impediamo al Signore di plasmarci come persone e come comunità, non facciamo la volontà del Signore”.

Il terzo ed ultimo pensiero mons. Gianpiero lo ha utilizzato per indicare il compito del vescovo: “Il vescovo esiste per annunciare il Vangelo. I vescovi in questa città hanno fatto cose grandiose a livello di opera d’arte, di palazzi, ma il vescovo, insieme ai presbiteri, ha un compito specifico: annunciare la Parola di Dio. E questa è tutta la sua vita. Allora aiutiamoci insieme: voi ad essere Popolo di Dio, noi ad essere pastori. Nel nostro giardino, insieme, il Signore ci farà fruttificare davvero e i frutti più belli sono quelli di vivere secondo il Vangelo. E così sia per ciascuno di noi“.

Dopo i riti di Comunione, il parroco don Lorenzo Bruni ha effettuato alcuni ringraziamenti: “Oggi abbiamo toccato con mano che il nostro popolo non è abbandonato. Con la sua presenza ci ha ridato fiducia e speranza e ha rimesso il sorriso sui nostri volti. Ringrazio tutti coloro che hanno permesso l’incontro con gli anziani e gli infermi della Casa di Riposo Avvocato Galli, alcuni dei quali si sono commossi per la sua visita e per l’abbraccio avvenuto con lei. Ringrazio poi l’Amministrazione Comunale, le Forze dell’Ordine, l’Arma dei Carabinieri e le associazioni di volontariato che le hanno mostrato il volto vero ed operoso della nostra comunità. Ringrazio inoltre le persone che, con fatica e spesso nel nascondimento, custodiscono i nostri tesori e spendono la loro vita per custodire lo splendore di questo edificio, in special modo nei giorni di festa. Ringrazio poi la Banda musicale cittadina, il Coro ‘La Cordata’ e i ministranti che hanno reso solenne questa celebrazione. Ringrazio infine tutti i sacerdoti concelebrati, quelli delle città a noi vicine e quelli che giungono da più lontano”.

Al termine della Messa, mons. Gianpiero ha salutato i fedeli presenti in Cattedrale e poi si è recato all’esterno dell’edificio sacro per vivere un momento di convivialità insieme a tutti i partecipanti alla celebrazione. L’aperitivo, ricco e consumato in amicizia nel pronao della Cattedrale, è stato preparato dai parrocchiani di contrada Lago in Valdaso.

 

Foto e video di Simone Incicco

 

 

 


 

 

 

Carletta Di Blasio: