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FOTO e VIDEO Il Vescovo Gianpiero alla Caritas diocesana di San Benedetto: “Tante persone sono soffocate dall’individualismo”

DIOCESI – “Mi piace incontrare la gente, sentire raccontare le loro storie. Perché mi piace? Perché mi piace approfondire il Vangelo alla luce dell’esperienza che ci stiamo raccontando”.

Con queste parole il Vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Gianpiero Palmieri, ha aperto la propria riflessione presso la Caritas diocesana di San Benedetto del Tronto.

L’Arcivescovo Palmieri, dopo aver presieduto alle ore 8.30 la Santa Messa presso la cappellina della struttura  diocesana, ha visitato per la prima volta i locali dell’ente, toccando da vicino i servizi che vengono portati avanti quotidianamente dai volontari e dagli operatori della Caritas.

La mattinata è poi proseguita con l’ascolto, da parte del Vescovo Palmieri, di tutti gli operatori e dei volontari della Caritas diocesana.

Vescovo Gianpiero: “L’esperienza ci fa interpellare il Vangelo, il Vangelo ci rimanda all’esperienza stessa. Ci dà motivi per fare meglio il nostro servizio e per comprenderne il senso. Credo che a nessuno di voi sia sfuggito che qui si respira aria diversa. Diversa perché è crescente un po’ di individualismo. Quando Papa Benedetto XVI parlava dei mali della società, spesso parlava di secolarismo, relativismo. Papa Francesco invece preferisce parlare dell’individualismo. Chi si avvicina, può sentire in mezzo alle nostre fragilità, alle fatiche che facciamo, un’aria diversa, quell’aria che fa di questo luogo, un luogo alternativo. Questa esperienza la dobbiamo custodire, perché è di grande speranza. Sono tante le persone che sono soffocate dall’individualismo.

Penso che ascoltare sia molto formativo. Io mi faccio guidare dal Vangelo di oggi, che ci offre tre spunti di riflessione: la situazione delle due donne mi ha fatto venire in mente che spesso la voglia di donare si ferma perché ricorre, purtroppo, una domanda: ‘Ma a me chi ci pensa?’. La nostra generosità a volte si ferma perché ci sentiamo di aver dato tanto e ci accorgiamo che forse non abbiamo qualcuno che pensi a noi. Può capitare di pensare questo.
Il secondo aspetto riguarda le tensioni che possono sorgere tra di noi e che a volte sentiamo in maniera così forte dentro di noi, che ci frenano l’entusiasmo. Lavorare insieme, lavorare come gruppo è bellissimo; ma, se sorgono delle tensioni, tutto è davvero molto difficile. Davanti ad un’opposizione, per esempio, ci sentiamo scoraggiati”.

Ricordando la situazione che si venne a creare agli Apostoli, il vescovo Gianpiero ha proseguito: “Vi faccio anche un esempio prendendo un brano dagli Atti degli Apostoli: ‘La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede, avevano un cuor solo e un’anima sola e nessuno diceva che era sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era in comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della resurrezione del Signore’. Il capitolo prosegue e sottolinea che tutti coloro che accorrevano erano di lingue diverse e inizia il malcontento, perché non erano della stessa lingua, cominciano a rumoreggiare contro gli Apostoli e vogliono delle risposte alle loro domande. Fatti di questo tipo li ritroviamo spesso durante la storia. Tensioni interne, problemi interiori, vecchi rancori. La soluzione degli Apostoli è stata: Cercate tra di voi sette uomini di buona reputazione pieni di spirito di saggezza ai quali affideremo questo incarico’. L’incarico riguardava il trovare sostegno ai bisognosi. Gli Apostoli si riservarono il servizio della preghiera e del Ministero della Parola. È un’intuizione straordinaria, il ‘prestigio’ nella comunità cristiana, chiamiamolo così, degli Apostoli deve essere ‘giocato’ nell’annuncio della Parola di Dio”.

Mons. Palmieri ha concluso poi con la terza riflessione: “Il servizio delle mense è un servizio indispensabile nella Chiesa, ma c’è bisogno di una ministerialità a tempo pieno ed è così che nascono i diaconi. I primi diaconi furono: Stefano, Filippo, Nicànore, Pròcoro, Timòne, Parmenàs e Nicola. La comunità cristiana si riunisce e individua sette persone e dai nomi si comprende che da ebrei erano diventati cristiani di lingua greca, sono tutti nomi greci, questo è per dire che anche le donne di lingua greca saranno aiutate e sostenute, non saranno abbandonate. Non sarà un compito facile, ma hanno accettato e si sono messi a servizio degli altri. I problemi sono sempre gli stessi, ma, facendosi ispirare dallo Spirito Santo, la comunità cristiana trova una soluzione. Questa soluzione funziona anche adesso. È molto bello essere qui a leggere la Parola di Dio, è bello affrontare i problemi insieme e cercare di risolverli. Mettiamoci in ascolto dello Spirito Santo”.

Redazione: