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#1euroafamiglia. Riccardi: “Con un piccolo aiuto nata una rete di solidarietà”

(Foto Calvarese/SIR)

Gigliola Alfaro

#1euroafamiglia è stata la campagna di raccolta di micro-donazioni promossa dalla Fondazione Forum delle associazioni familiari, una realtà nata dalla rete del Forum delle associazioni familiari, per aiutare le famiglie in difficoltà economica temporanea, nel periodo del Covid. Attraverso un impegno minimo di 1 euro, si sono aiutate tante famiglie che hanno avuto problemi a pagare la rata del mutuo o le bollette, dando fondo ai risparmi accumulati. A conclusione del progetto, parliamo con la vicepresidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, Cristina Riccardi, per un bilancio dell’iniziativa.

(Foto: Sir)

Si è conclusa l’esperienza di “1 euro a famiglia”: quanto è durata complessivamente?

Il progetto è iniziato nel febbraio de 2021 in piena emergenza su iniziativa del Forum delle associazioni familiari. Il lockdown aveva costretto molti ad interrompere le attività lavorative, mentre per altri c’era stata un’intensificazione dell’impegno dovuto proprio alla pandemia. Tra questi i sanitari ed è stata proprio una giovane dottoressa a stimolare #1euroafamiglia: scriveva al Forum dicendo di aver fatto molti straordinari per cui aveva avuto un aumento di entrate dal suo lavoro di cui non aveva particolare bisogno e che voleva mettere a disposizione di chi invece non poteva più continuare a lavorare. D’altro canto, avevamo ricevuto anche molte richieste di aiuto.Si trattava di pensare a un sistema che mettesse in comunicazione chi poteva donare con chi temporaneamente aveva bisogno di sostegno. Abbiamo poi pensato che, se fossimo riusciti a stimolare non aiuti occasionali, ma una donazione minima costante per la durata dell’emergenza, avremmo potuto sostenere più famiglie.Il progetto si è concluso nella primavera del 2024.

Quali gli obiettivi del progetto?

È nato per sostenere appunto le famiglie che a causa della pandemia si sono trovate nella difficoltà di sostenere spese che normalmente affrontavano.#1euroafamiglia aveva 2 obiettivi. Il primo era evitare che l’emergenza sanitaria inducesse le famiglie ad indebitarsi tanto da avere poi difficoltà (passato il Covid) nel rimettersi in careggiata a causa di debiti necessariamente fatti. Il secondo era attivare la solidarietà familiare anche se indiretta, creare reti di aiuto. In fondo, sapevamo che la maggior parte delle famiglie non avrebbero avuto problemi a donare una cifra minima e così è stato, anche per un periodo più lungo di quanto ci potevamo immaginare.

Quanto avete raccolto?

Abbiamo raccolto circa 170.000 euro, con i quali abbiamo sostenuto circa 180 famiglie.

Alcune con cifre importanti ma mai oltre i 3.000 euro, altre con contributi minimi ma che hanno evitato invece problemi importanti.

Cosa avete fatto con i fondi raccolti? A che tipo di bisogni avete risposto?

Ci tengo a dire che tutto ciò che è stato raccolto è stato redistribuito. La gestione del progetto è stata sostenuta da volontari. I costi di sistema (apertura del sito e gestione delle pratiche) sono stati affrontati con fondi del Forum. A questo teniamo molto.Abbiamo aiutato famiglie con figli a carico a pagare spese sanitarie, scolastiche, bollette, affitti, tasse, insomma spese “quotidiane”.Molti i liberi professionisti che hanno sospeso la loro attività si sono trovati veramente nei guai. Tra i lavoratori dipendenti, chi non aveva un contratto stabile, ha perso il lavoro. In questo caso molte mamme, che integravano con lavori a tempo determinato o parziale il lavoro del marito, si sono ritrovate a casa senza stipendio. Quando poi la famiglia era disponibile, abbiamo attivato le nostre associazioni territoriali per creare possibilità di un sostegno diretto ma soprattutto sperando che si potesse creare una rete non virtuale, ma di vicinanza e sostegno. In alcuni casi ha funzionato molto bene, in altri meno.

Di fronte a problemi economici importanti come avete agito?

Abbiamo aiutato economicamente circa 180 famiglie, ma le richieste sono state di più. Circa 80 richieste (soprattutto negli ultimi mesi di progetto) non rientravano nel target che ci eravamo dati, erano purtroppo situazioni di indigenza, indebitamento grave. Tutte queste persone hanno ricevuto un’indicazione di realtà che potevano in qualche modo aiutarle. Noi non potevamo promettere un sostegno fisso mensile a tempo indeterminato come chiedevano. Contattando noi direttamente altri enti e spiegando le situazioni, cercavamo chi potesse farsi carico delle situazioni nei territori.

Caritas e consultori sono stati interlocutori importanti. Anche le parrocchie hanno aiutato molto.

Per problemi poi specifici (non di solo bisogno economico), ove possibile, abbiamo sollecitato le associazioni aderenti al Forum.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Avete avuto feed-back e notizie delle famiglie che avete aiutato?

La cosa più bella è che molte di loro sono diventate a loro volta donatrici, proprio perché 1 euro al mese non era un sacrificio.

Alcune hanno cercato di mettersi a disposizione di altri negli ambiti in cui vivevano. Alcune sono state disponibili ad aiutarci nella divulgazione del progetto, altre ancora ci hanno mandato delle belle mail in cui ringraziavano per l’aiuto economico sicuramente, ma soprattutto per aver sperimentato una gratuità e una solidarietà che ha ridato loro fiducia. Penso che in quei mesi questa vicinanza sia stata in effetti la cosa più gradita, infatti la richiesta di sostegno non si limitava alla compilazione di sterili moduli, ma avveniva con lunghe chiacchierate con alcuni volontari. Sono nate relazioni che sono durate nel tempo.

Perché avete deciso di chiudere il progetto?

Con la fine delle restrizioni per il Covid, abbiamo temuto molto gli effetti dello scoppio della guerra in Ucraina. In effetti, c’è stato un momento in cui sembrava che le richieste tornassero ad aumentare, ma il fatto che le attività lavorative erano per lo più riprese, molte delle richieste non rientravano nelle nostre possibilità di sostegno, ovvero per la maggior parte erano situazioni di difficoltà strutturale per le quali ci sono realtà che operano meglio di noi, da più tempo e con più risorse.È venuto meno il carattere emergenziale, per cui le nostre associazioni sui territori sono tornate ad essere in grado di farsi carico delle diverse difficoltà che normalmente le famiglie incontrano.

Si è creato un circolo virtuoso tra le famiglie che hanno donato e quelle che sono state aiutate, nel segno della sussidiarietà?

Assolutamente sì, quando le famiglie chiedevano aiuto chiedevano anche come restituire quanto avrebbero ricevuto.

I consulenti allora spiegavano che non si chiedevano indietro le cifre donate, si chiedeva però un piccolo impegno per il bene comune. Questa richiesta era ben accolta, anche se molti sembravano disorientati, non capivano cosa chiedessimo. Un gesto d’aiuto nei confronti di un’altra famiglia, di un anziano vicino, un piccolo impegno in qualche associazione di volontariato. Molti già facevano tutto ciò ma non avevano consapevolezza del valore di quei piccoli grandi impegni. Quindi, alcuni si sono attivati, altri hanno capito che facevano già parte di una rete.

Dopo il Covid, la guerra prima in Ucraina e poi il conflitto a Gaza hanno reso permanente la crisi economica anche lontano dagli scenari di guerra. Pensate a qualche nuovo progetto per aiutare le famiglie in difficolta?

Stiamo valutando, alle famiglie donatrici abbiamo mandato i ringraziamenti ma salutando con un “arrivederci”. È importante per il Forum mantenersi saldo alla sua mission che è valorizzare le famiglie. Quindi,il pensiero che stiamo facendo va nella direzione di attivare le potenzialità, facilitare relazioni, rendere consapevoli le famiglie che le loro risorse sono un capitale inestimabile da investire per migliorare la vita di tutti e soprattutto per dare speranza e futuro ai nostri giovani per il bene di tutti.

Redazione: