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Infanzia maltrattata. Cesvi: “Italia spaccata in due. Nord più ‘sicuro’ del sud”

(Foto Cesvi)

Giovanna Pasqualin Traversa

Un’Italia spaccata in due, con un nord più virtuoso del sud. È la fotografia scattata da Cesvi nell’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia 2024, intitolato “Le parole sono importanti” e presentato nei giorni scorsi a Roma nella sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama (Senato della Repubblica) dalle due curatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile. Il contesto generale, spiegano, “appare in ripresa dopo lo shock della pandemia, ma sulle famiglie pesa l’incertezza causata dalla situazione geopolitica legata alle guerre, così come dinamiche economiche, tra cui inflazione e caro energia”. Le regioni più children-friendly si confermano Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, stabili al primo e secondo posto dalla precedente rilevazione. Seguono Emilia-Romagna e Lombardia, che salgono rispettivamente di una e di due posizioni arrivando al terzo e quarto posto, e poi Veneto, che dal terzo passa al quinto. Il fattore di rischio complessivo è massimo invece in Campania, all’ultimo posto e preceduta nell’ordine da SiciliaPuglia e Calabria, tutte invariate rispetto alla rilevazione precedente.

Prevenzione e cura del maltrattamento. Rispetto ai servizi dedicati, ad avere la migliore dotazione strutturale è l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto, Toscana, Valle d’Aosta, Umbria e Sardegna. Le regioni con maggiori criticità sono Campania, all’ultimo posto in posizione invariata, preceduta da Sicilia, e ancora Calabria e Puglia. Si tratta, spiegano le curatrici di regioni “ad alta criticità”: a fronte di fattori di rischio elevati, “non corrisponde una reazione del sistema dei servizi, rimasti al di sotto della media nazionale”. Sulla capacità di fronteggiare il maltrattamento, nella sintesi tra fattori di rischio e servizi, l’Emilia-Romagna si conferma al primo posto. Seguono Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia. Le regioni con le maggiori criticità rimangono Sicilia e Campania.

Foto Roger Lo Guarro per Cesvi

Case del sorriso. Il maltrattamento all’infanzia – abuso fisico, sessuale, psicologico, ma anche trascuratezza – “è un grave problema sociale, di diritti dell’infanzia e di salute pubblica, non solo una questione individuale o familiare: per questo istituzioni, organizzazioni e servizi territoriali devono agire insieme per contrastarlo, ma ancor prima per

garantire servizi volti a diminuire i rischi nei diversi territori e prevenire il problema”,

sottolinea Stefano Piziali, direttore generale Cesvi. “Con le Case del sorriso – prosegue – Cesvi fa un importante lavoro di prevenzione e di cura anche in questo ambito, sostenendo i bambini e le loro famiglie, accompagnandoli in percorsi di crescita e consapevolezza finalizzati a promuovere il benessere familiare, a creare ambienti protetti e sicuri dove potersi esprimere e opportunità educative e formative”.

Esportare i modelli virtuosi. Per Marianna Giordano, presidente Coordinamento italiano servizi contro maltrattamento e abuso dell’Infanzia (Cismai), “il divario tra regioni rispetto ai fattori di rischio e ai servizi in risposta al fenomeno del maltrattamento esprime una vera e propria diseguaglianza di opportunità” per i bambini e “interroga la responsabilità adulta su tutti i fronti: genitoriale, sociale, politico”. Occorre “invertire la rotta con un’offerta competente, flessibile e il più possibile diffusa”; una responsabilità “che coinvolge anche le regioni virtuose e stabili.Vi sono territori che esprimono già modelli virtuosi: vanno valorizzati nella loro capacità di prevenire, valutare e curare, e vanno sviluppati come modelli replicabili in altri contesti”.

No al linguaggio abusante. Nella sua sesta edizione, l’Indice dedica un focus alla violenza verbale che costituisce il 36,1% dei maltrattamenti subiti dai 55 milioni di bambini che in Europa sono vittima di abusi. Subirla – si legge nel report – “può avere serie conseguenze sulla salute mentale in termini di ripercussioni emotive e psicologiche, e sul comportamento, da bambini, e una volta divenuti adulti”. Mentre

è fondamentale una comunicazione da parte degli adulti che “promuova un’idea positiva di sé stessi e che sviluppi la sicurezza emotiva”,

spiegano gli esperti, insulti e denigrazione  “hanno un impatto negativo sulla crescita, non solo nella percezione del senso di sé, ma anche nel comportamento appreso attraverso l’imitazione”; possono infatti determinare “un forte ritardo nello sviluppo del linguaggio e nella comprensione in bambini di età tra 0 e 6 anni, violenta aggressività verbale dopo i 10 anni, spesso svalutante e discriminatoria come bullismo e cyberbullismo, sessualizzazione precoce e inconsapevole”. Di qui l’importanza di

“un linguaggio positivo e orientato alla cura”

per rinforzare “i fattori protettivi, superare traumi importanti, contribuire al recupero psicofisico e allo sviluppo armonioso di personalità ferite negli anni più delicati della crescita”.

Foto Cesvi

Formazione e prevenzione. Sull’importanza della formazione dei docenti nella costruzione di “un futuro libero da violenza verbale, spesso sottovalutata o poco conosciuta”, si sofferma Alessandra Gallone, consigliere del ministro dell’Università, della ricerca e dell’alta formazione artistica. “Le università e le istituzioni di alta formazione – spiega – sono il centro di snodo per creare ‘professionisti del linguaggio’”. Bisogna “educare gli insegnanti al linguaggio, solo così potranno costruire un baluardo per i minori”. Ma per prevenire esclusione sociale, combattere povertà educativa e violenza contro i minori occorre anche offrire luoghi in cui i ragazzi possano incontrarsi, fare sport, arte, musica, ricevere sostegno psicologico e pedagogico. Per questo, spiega il viceministro del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, “abbiamo destinato oltre 300 milioni di euro per l’apertura di Comunità per adolescenti, centri dove i ragazzi possono gratuitamente trovare quelle opportunità educative che troppe volte vengono loro negate”.

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