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Palazzina piena per Mauro Canali. “Ecco perché il Duce fece uccidere Giacomo Matteotti”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Grande successo mercoledì sera alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto per la presentazione del libro “Il delitto Matteotti” del professor Mauro Canali, uno dei massimi esperti di storia contemporanea. L’evento, parte della rassegna “Il coraggio di essere liberi” dedicata a Giacomo Matteotti, ha visto la partecipazione di un folto pubblico attento e interessato.

Il professor Canali ha dialogato con il professor Gino Troli, presidente del Circolo dei Sambenedettesi, offrendo una ricostruzione storica dettagliata e innovativa del delitto avvenuto esattamente 100 anni fa.

“Questo lavoro – ha spiegato il professor Canali – è il risultato di lunghissimi anni di ricerca d’archivio fatta in Italia ma anche in più parti del mondo. La tesi di fondo è che Matteotti venne ucciso perché era diventato un personaggio molto scomodo per il regime, in quanto grande fustigatore della corruzione che cominciava a crescere all’interno del regime stesso. In particolare, ho potuto verificare che tutto ruotava su una questione ben specifica, vale a dire l’accordo che ci fu tra il Governo fascista e una compagnia petrolifera americana, la Sinclair Oil. Su questo accordo Matteotti aveva puntato gli occhi e si era convinto che ci fosse corruzione che arrivava a lambire gli alti vertici del Fascismo fino a toccare addirittura la famiglia Mussolini nella figura di Arnaldo, vale a dire il fratello del Duce.”

La ricerca di Canali mira ad approfondire e mettere in discussione le tesi tradizionali, che attribuivano l’omicidio di Matteotti principalmente al suo discorso alla Camera dei Deputati del 30 maggio, in cui denunciava brogli e violenze nelle elezioni del 6 aprile.

“Ma questa tesi non regge all’esame della storia – ha sottolineato -. Dal mio lavoro emerge la figura di un Matteotti deciso, coraggioso, avversario molto forte del regime fascista. Ma non è possibile che Mussolini abbia deciso di uccidere il suo antagonista solo sulla base di un discorso alla camera. Questa tesi non regge un confronto serio con quanto riportato da documenti storici che 40 o 50 anni fa, ai tempi dei grandi storici, non era possibile consultare”.