DIOCESI – “La povertà, sempre di più, non è solo una condizione materiale, ma riflette la complessità del sistema globale, mettendo in luce le connessioni e i legami che ci uniscono. Siamo relazione, una comunità in cammino che sceglie di promuovere la cultura dell’incontro. È da queste considerazioni che si orienta l’impegno della nostra Caritas Diocesana. È attraverso le opere, infatti, che scegliamo di promuovere la “testimonianza della carità nella comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica”, soffermandosi soprattutto sulle diverse forme di sofferenza, di povertà, di emarginazione esistenti nel territorio, e sulle cause che le hanno originato”. – È con queste parole che il prof. Fernando Palestini, direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali e la Cultura, presenta il servizio operato costantemente dalla Fondazione Caritas San Benedetto del Tronto ETS, di cui è vicepresidente.

 

La Caritas, tramite il suo Centro di Ascolto e l’Osservatorio delle Povertà, quotidianamente evidenzia le difficoltà incontrate dalle persone più vulnerabili. “La nostra vicinanza all’uomo ed alle sue fatiche ci porta ad erogare i servizi fondamentali per ogni persona – spiega il prof. Palestini –: dall’accoglienza alla mensa, dalla distribuzione di viveri e vestiario ai servizi nel Poliambulatorio ed alle docce, sempre cercando di cogliere l’umanità, il vissuto, dietro ad ogni soggetto che incontriamo quotidianamente. Dobbiamo uscire dalla nostra indifferenza egoistica e metterci sulla Via: dobbiamo aprire i nostri occhi, vedere e avere compassione di coloro che incontriamo lungo il cammino, soprattutto di chi soffre ed è nel bisogno. È qui che si gioca la nostra testimonianza: non con le parole, ma con l’efficacia dei gesti. Qui si innesca anche il nostro ruolo di denuncia, di advocacy, nei confronti di tutta la società civile, delle tante situazioni di degrado e marginalità presenti nelle nostre città. Proprio per questo è fondamentale la relazione con le strutture del territorio, a partire dagli enti locali, dalle forze dell’ordine, dalle tante associazioni che collaborano nelle attività rivolte alla valorizzazione, in diversi modi e momenti, dello sviluppo integrale della persona umana“.

L’aiuto di Caritas diocesana, come quello delle sedi parrocchiali, va in due direzioni: sostenere materialmente e spiritualmente le persone in difficoltà nel breve periodo, condurle all’indipendenza e alla piena realizzazione di sé nel lungo periodo. Bamba, giovane senegalese di 23 anni, racconta: “Sono giunto in Italia a sedici anni, dopo un lungo viaggio su un barcone in cui ho avuto come compagna solo la paura: paura di essere preso, di non farcela, di essere rispedito a casa, di morire. Devo solo ringraziare la Caritas Diocesana, perché, in un momento in cui non sapevo dove andare, mi ha aperto le braccia e si è presa cura di me. Ringrazio la prima persona che mi ha rivolto la parola, le persone che mi hanno accolto, gli altri ospiti con cui ho condiviso difficoltà e gioie, gli insegnanti che mi hanno preparato per farmi finire la scuola superiore e conseguire il diploma di maturità, la giornalista che mi ha intervistato e dato visibilità, facendomi così trovare un’occupazione dignitosa, i miei datori di lavoro che mi hanno offerto un’opportunità per essere indipendente. Oggi lavoro a Montemonaco, al fianco di uno chef stellato, ma non dimenticherò mai la Caritas, perché lì ho trovato degli amici e delle amiche veri, che per me sono come fratelli e sorelle. Se la mia famiglia d’origine ora è tranquilla e sa che ho un posto in cui dormire e lavorare e soprattutto se io sono realizzato e felice, è solo grazie alla Caritas e a tutte le persone che ho incontrato“.

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