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Democrazia è partecipazione: sintesi della 50ª Settimana sociale

(Foto Vatican Media/SIR)

Di M.Michela Nicolais

Se c’è una parola, con il relativo verbo, con cui si possono sintetizzare le cinque giornate della 50ª Settimana sociale di Trieste è partecipazione. Nelle assemblee plenari e nei laboratori, nelle tavole rotonde delle “piazze della democrazia” in centro città e tra gli stand dei “Villaggi delle buone pratiche” quello che è risaltato subito agli occhi è il volto di un popolo che ha voluto prendere parte in prima persona al gioco democratico, collocandosi al “cuore” dei processi, in un momento complesso e delicato quale quello che stiamo attraversando. A fare da bussola sono stati, rispettivamente all’inizio e alla fine del percorso, gli interventi del presidente Sergio Mattarella e l’ampio discorso pronunciato da Papa Francesco al Centro Congressi, prima del bagno di folla in piazza Unità Italia con un abbraccio che è arrivato fino al mare.

Dal capo dello Stato, che ha tenuto una vera e propria “lectio magistralis” al Centro Congressi, l’invito a “battersi perché non ci siano analfabeti della democrazia”. Tema, questo, ripreso anche dal Santo Padre, nello stesso luogo, quando ha chiesto ai cattolici di avere il coraggio di pensarsi come popolo e di partecipare e fermarsi alla politica come bene comune, per contrastare la “cultura dello scarto”.

“I cattolici in Italia desiderano essere protagonisti nel costruire una democrazia inclusiva, dove nessuno sia scartato o venga lasciato indietro”, ha assicurato il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi aprendo i lavori. “La partecipazione, cuore della nostra Costituzione, consente e richiede la fioritura umana dei singoli e della società, accresce il senso di appartenenza, educa ad avere un cuore che batte con gli altri, tra le differenze”, l’analisi di Zuppi. L’auspicio, da una “città di frontiera” come Trieste, è quello di “costruire il domani di un Paese per tutti, con al centro la persona”. All’ingresso del Centro congressi, i 1.200 delegati hanno trovato un’opera gigantesca che ben sintetizza cosa significhi, per le nuove generazioni, partecipare: creare legami, tessere legami. E’ il messaggio dell’immensa tovaglia di 90 metri, larga 180 centimetri, fatta di tanti pezzi di stoffa sui quali i quasi 2.000 ragazzi delle scuole italiane e slovene che hanno collaborato alla realizzazione dell’opera – ha spiegato il padrone di casa, monsignor Enrico Trevisi – ha scritto qualcosa su cosa significhi per ciascuno di loro partecipare. E i 1200 delegati, la maggioranza dei quali donne e giovani, lo hanno colto perfettamente, ascoltando le riflessioni in aula e poi confrontandosi nei laboratori. “Ci siamo riscoperti popolo che è pronto a partire per riprendere il suo cammino nella vita quotidiana con delle grandi sfide: quelle della partecipazione e di una cittadinanza vera, autentica”, ha detto monsignor Luigi Renna, a nome del Comitato scientifico e organizzatore, a conclusione dei lavori. “Qui non abbiamo parlato di partecipazione, l’abbiamo vissuta”, ha puntualizzato il presidente della Cei salutando il Papa durante la messa finale in piazza Unità d’Italia. “I cattolici i Italia – le parole di Zuppi – non sono e non vogliono essere una lobby in difesa di interessi particolari e non diventeranno mai di parte perché l’unica parte che amano e indicano liberamente a tutti è quella della persona, ogni persona, dall’inizio alla fine naturale della vita, senza passaporto. Non un amore qualsiasi ma quello che ci insegna Gesù”. Perché la partecipazione alla politica, come ha rimarcato il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, tracciando un primo bilancio della Settimana sociale di Trieste al Sir, non è partigianeria.

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