Riccardo Benotti
“Una esperienza di comunione e comunità ma anche di unità per un evento tanto atteso che si svolge ogni sei anni. Non facciamo propaganda, incontriamo le persone tramite passaparola. Torino sarà l’occasione per raccontare una Chiesa poco conosciuta, dall’Argentina all’Australia, dal Canada al Messico, da Togo al Malawi”. Paola Cortinovis e Giovanni Cecchini Manara, membri dell’Equipe responsabile internazionale e responsabili della Segreteria internazionale, presentano il XIII Incontro internazionale delle Équipes Notre-Dame che si tiene a Torino da ieri al 20 luglio. Quattro figli grandi e una nipotina, sposati da trent’anni, Giovanni è un rappresentante che viaggia molto all’estero mentre Paola è stata architetto ed educatrice prima di dedicarsi a tempo pieno al movimento.
Cosa significa appartenere a un movimento di spiritualità coniugale?
Circa venti anni fa un’amica ci ha proposto di avvinarci al movimento. Eravamo alla ricerca, siamo sempre stati impegnati nelle nostre comunità ma cercavamo un percorso che ci desse spazio come coppia. Avevamo i figli piccoli, un periodo fantastico ma ci mancava il tempo per noi, per coltivare la fede. Il movimento propone un anno di pilotaggio, durante il quale si sperimenta il metodo, ci si mette in gioco e alla fine si decide se aderire o meno. A noi è piaciuto e più andiamo avanti più ci convinciamo che è la strada che ci aiuta a crescere come coppia.
Qual è la situazione delle Équipes Notre-Dame in Italia?
Abbiamo girato tutto il Paese e la cosa bella è respirare il clima che ti accompagna, anche se ci sono diversità culturali. Questo vale per l’Italia come per il mondo. Si fa comunione, si cammina insieme. L’Italia è assolutamente vivace.
Ci sono anche coppie giovani che si avvicinano?
Ce ne sono tante. È un aiuto reciproco e un buono stile di vita. Non lasciamo le coppie sole, soprattutto le coppie giovani, qualunque sia il modo di stare insieme che hanno scelto.
Il nostro movimento ci ha insegnato che camminare insieme aiuta a consolidare la propria esperienza di coppia e il proprio progetto di vita. Non ci si sente soli.
Ed è bello che tante coppie giovani si avvicinino per cercare un senso al loro matrimonio, che non è soltanto andare a vivere insieme. D’altronde le difficoltà che le coppie devono affrontare sono le stesse: confrontarsi aiuta a ridimensionare i problemi ed affrontarli nella maniera corretta.
Qual è la metodologia che si attua nelle Équipes?
Una volta al mese ci ritroviamo i gruppi di 5 o 6 coppie accompagnate da un consigliere spirituale, un sacerdote che cammina con noi. Ci si ritrova nelle nostre case, girando da una all’altra: si inizia con un momento di pasto in comune, di solito alla sera. Poi c’è la preghiera, che chiamiamo messa in comune:
è l’occasione in cui condividiamo la vita di tutti i giorni, raccontiamo quello che di significativo è accaduto alle coppie.
Quindi c’è la compartecipazione, in cui si condivide quello che la coppia ha vissuto dal punto di vista della fede. Si prega e ci si confronta anche sul tema di studio che ciascun anno viene scelto dall’equipe.
Ci sono anche momenti vissuti all’interno della coppia?
Tra un incontro e l’altro, ogni coppia prende alcuni impegni. Non incombenze oppressive, ma strumenti che ci diamo per camminare. Ad esempio, una volta al mese ci ritagliamo un’ora per il dialogo di coppia, quello che chiamiamo il “dovere di sedersi”. Inizialmente è l’occasione di raccontarsi le incomprensioni, poi diventa un momento di dialogo profondo.
Travolti dalla vita quotidiana, dal lavoro e dai figli, ci si prende un momento privilegiato anche per pregare come coppia.
È la coppia è al centro del percorso.
Assolutamente sì. Durante alcuni incontri di settore, i figli sono presenti. Però è fondamentale e bello che il movimento sia dedicato alla coppia. È evidente che la famiglia è la nostra vita, ma bisogna ritagliarsi un tempo esclusivo per la coppia.
Le equipe sono integrate nelle diocesi e nelle parrocchie?
Nel nostro carisma e nel nostro mandato, abbiamo l’impegno ad essere operativi nelle nostre comunità di appartenenza, dove siamo chiamati a condividere la ricchezza che viviamo all’interno del movimento. Nelle comunità ci sono tante coppie attive.
In un tempo di crisi per la famiglia, che risposta può venire dalle Équipes Notre-Dame?
Il cammino fa bene alla coppia. Nel trambusto della vita, dobbiamo darci un tempo in cui ci si guarda negli occhi e ci si parla cuore a cuore. Per noi è un motore di unità, per rifondare continuamente il motivo per cui abbiamo scelto di sposarci. Ci aiuta tanto nella vita di coppia. All’inizio bisogna scontrarsi con l’orgoglio, con i sensi di colpa, con le accuse reciproche. Ma poi il rapporto si rafforza, ci si conosce meglio, si torna continuamente alla ragione che ci ha spinto al matrimonio. La cosa più bella che possiamo fare nelle nostre comunità è continuare a essere presenti e mostrare che l’amore di coppia può essere contagioso.
0 commenti