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Foto di Simone Incicco
RIPATRANSONE – È avvenuto nella mattinata di ieri, Domenica 21 Luglio 2024, l’ingresso dell’arcivescovo Gianpiero Palmieri nella Città di Ripatransone. Il primo incontro del nuovo vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto è stato con il mondo della fragilità, prima in una struttura pubblica, la RSA Ripatransone, poi in una casa privata, la famiglia di Nadia Chiappini ed Attilio Veccia.
Mons. Gianpiero, accompagnato dal parroco del Duomo ripano, don Nicola Spinozzi, a partire dalle ore 8:30, ha visitato la RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) di Ripatransone, una struttura che offre assistenza medica, infermieristica e riabilitativa, oltre che tutelare e alberghiera, alle persone non autosufficienti, che hanno esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste non curabili a domicilio. Qui mons. Gianpiero ha incontrato gli anziani, i malati e anche il personale che li assiste, ascoltando la loro storia di vita e portando parole di speranza. La mattinata è poi proseguita con la visita a casa Veccia. Qui mons. Gianpiero ha incontrato i coniugi Nadia ed Attilio, i quali hanno due figli, uno di sedici e uno di due anni, che purtroppo sono affetti da una rara sindrome che non permette loro di crescere nella norma e che limita di molto la loro capacità di comunicare con il mondo esterno.
Entrambi i momenti sono stati toccanti, ricchi di ascolto, condivisione ed empatia. Il vescovo Gianpiero ha salutato tutti ad uno ad uno ed ha ripetuto un gesto molto significativo già vissuto durante gli ingressi a San Benedetto del Tronto e a Montalto delle Marche: ha chiesto infatti di ricevere la benedizione, prima di benedire a sua volta tutte le persone che ha incontrato: anziani, operatori della struttura, bambini. A tutti loro il vescovo Gianpiero ha donato una croce, come a voler dare loro speranza, ricordando che quella croce che essi portano, è stata portata con fatica anche da Gesù.
Numerose le storie di vita che sono emerse dall’incontro del vescovo Gianpiero con il mondo della fragilità. Penso ad una signora anziana che, dopo una vita faticosa, fatta di dolori, sacrifici e rinunce, ora, all’età di ottant’anni, sta sperimentando gravi problemi alla vista. Con le lacrime agli occhi, ha raccontato la sua vita di vedova e la solitudine che la sta attanagliando. Consapevole del bene che i figli le vogliono molto bene, ma anche del fatto che per motivi di lavoro o di salute non possono prendersi cura di lei, l’anziana ha raccontato che nella struttura non le fanno mancare niente. L’unico problema è che si sente un po’ sola e a volte vorrebbe parlare di più con qualcuno. Ma purtroppo gli altri ospiti hanno delle malattie e non sono in condizioni di poter conversare con lei e anche gli operatori, che sono gentilissimi e a volte trascorrono con loro più tempo di quello previsto, sono pochi rispetto alla necessità e il tempo che hanno a disposizione devono usarlo per soddisfare i loro bisogni primari, come essere imboccati, essere lavati, prendere le medicine. Di tempo per parlare, quindi, ne resta proprio poco. Perciò, quando si fermano a conversare un po’ con lei – ha detto la signora -, lei si sente veramente grata, perché sa che le stanno dando attenzione per renderla felice.
Bello anche l’incontro con un pescatore, già titolare di una nota impresa ittica, che sta vivendo l’esperienza nella RSA con la moglie. Ha raccontato di essere nella struttura da tre mesi e di avere con sé anche sua moglie. Dopo anni insieme vissuti fuori, ora sono uniti anche in questo momento che rappresenta l’ultima fase della loro vita. L’anziano ha raccontato che a volte gli piacerebbe uscire un po’ fuori, sentire l’aria fresca sulla pelle, come faceva un tempo al mare con sua moglie, ma ora purtroppo lei non può muoversi dal letto e quindi non è possibile esaudire questo suo desiderio.
Particolarmente significativo è stato l’incontro avvenuto con i due giovani fratelli nella loro casa privata. Il vescovo Gianpiero ha ascoltato il racconto da parte dei loro genitori su come si svolge la loro giornata tipo. Nonostante la fatica avvertita e la difficoltà del vivere nel quotidiano una certa normalità, la mamma ha detto: “Purtroppo non riusciamo ad uscire molto, ma cerchiamo di far vivere il più possibile ai nostri figli la dimensione dell’incontro con i loro coetanei, perché è quello di cui hanno maggiormente bisogno”. Gli occhi di questi due genitori, pur tradendo la stanchezza della fatica quotidiana, erano ridenti ed il loro sguardo profondo, colmo di forza ed amore. Uno sguardo che il vescovo Gianpiero e chi era presente non dimenticherà facilmente.
Prima di dirigersi verso il centro storico della città per la seconda tappa del suo ingresso itinerante, il vescovo Palmieri si è voluto fermare al cimitero per pregare per tutti i defunti, compresi i sacerdoti di Ripatransone sepolti lì, che hanno dedicato la loro vita alla comunità ripana.
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