Entra in Italia attraverso i corridoi universitari e porta a compimento il suo percorso di studi laureandosi, con il massimo dei voti, in Mediterraean Food Science and Technology presso la Facoltà di Agraria di Palermo. Lei è Yodit, studentessa eritrea rifugiata in Etiopia e giunta a Palermo attraverso Uni-Co-Re 3.0, il progetto University Corridors for Refugees promosso dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) in collaborazione con Caritas Italiana, la Diaconia Valdese e Gandhi Charity che coinvolge oggi 24 Atenei italiani.
Finora ha dato la possibilità a 45 nuovi studenti di completare gli studi nel nostro Paese. A Palermo il progetto si è realizzato con un protocollo d’intesa siglato fra l’Università degli Studi del capoluogo siciliano, la Caritas diocesana, il Centro diaconale “La Noce” – Istituto Valdese e il Centro Astalli di Palermo. “Abbiamo conosciuto Yodit, nel 2021 e oggi festeggiamo con lei”, si legge in una nota della Caritas palermitana: un obbiettivo raggiunto “grazie all’impegno e allo studio e che, al tempo stesso, ha permesso di conoscere il contesto cittadino in cui ha vissuto e in cui tutti noi abbiamo sperimentato l’esito di una costruzione di un dialogo, di un confronto, di un percorso di valori, non solo con i giovani universitari, ma anche con i diversi enti coinvolti in questo percorso. Abbiamo avuto modo di sperimentare un modello di accoglienza che pone l’uomo al centro e che attraverso il confronto e la formazione – spiega Caritas di Palermo – abbatte barriere e confini. Sentiamo con forza la necessità di continuare a promuovere vie di accesso legali e sicure per la tutela dei diritti fondamentali, come l’istruzione, che permettano di rafforzare alleanze e percorsi di corresponsabilità e di reciproca conoscenza, al fine di perseguire la promozione dell’uomo”. Per don Sergio Ciresi, vicedirettore della Caritas palermitana, “il ruolo della nostra realtà all’interno del progetto Unicore è stato quello di sapere accompagnare Yodit”: “abbiamo vissuto la bellezza dell’incontro e dell’accoglienza; stare accanto a Yodit, ascoltare e cogliere quelli che sono stati i suoi bisogni, trovare insieme a lei le risposte più adeguate, cercando soprattutto di metterla nelle condizioni di scegliere in modo consapevole, è la più grande soddisfazione, per essere sempre più strumenti per i nostri fratelli rifugiati dove studiare è un diritto per tutti”. Per don Ciresi la grande sfida di oggi è quella che l’accoglienza “possa avvenire tramite la cultura: scommettendo su quest’ultima scommettiamo sul loro futuro personale, su quello del loro paese e allo stesso tempo sul nostro futuro”. La Caritas di Palermo crede “fortemente nell’internazionalizzazione, intesa come processo di sviluppo e consolidamento delle relazioni internazionali, ed è suo intendimento procedere al rafforzamento delle occasioni di scambio culturale ed al sostegno a studenti internazionali”.
Per questo l’organismo pastorale tre anni fa si è fatto promotore presso l’Università degli Studi di Palermo dell’opportunità di portare questa esperienza, che è “per noi – aggiunge il vicedirettore della Caritas – espressione di accoglienza, di condivisione e di speranza. È nato così un tavolo locale fatto da diversi attori, Centro diaconale Istituto Valdese, Centro Astalli, Confindustria Sicilia, con competenze e ruoli diversi dentro un unico obiettivo, la promozione umana”. Per Anna Cullotta, referente Area promozione umana della Caritas diocesana di Palermo, “lo studio, la formazione, la cultura sono armi preziose di libertà. L’esperienza di Yodit è l’esperienza di tanti giovani che hanno scelto di migrare per trovare l’opportunità di studiare e, attraverso lo studio, ottenere riscatto e raggiungere una sana realizzazione”. Nel quattrocentesimo anniversario di celebrazione della Patrona di Palwermo, Santa Rosalia, Yodit rappresenta “per noi” una “Rosalia del Mediterraneo”, una giovane, “tenace e caparbia, che grazie alla sua volontà e al suo amore per lo studio e per la vita, porta avanti un sogno realizzabile”.
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