- L'Ancora Online - https://www.ancoraonline.it -

Piceno, quali alternative al razionamento dell’acqua? Le possibili proposte dell’Ufficio Pastorale del Lavoro e Cura del Creato

DIOCESI – Per fronteggiare il problema della scarsità d’acqua la società CIIP (Cicli Integrati Impianti Primari spa) ha deciso all’inizio dell’estate di sospendere l’erogazione idrica alle utenze in alcune zone dell’ascolano e del fermano tramite la chiusura dei serbatoi durante la notte, dalle ore 22:00 di sera fino alle 6:00 del mattino. Da metà Luglio i termini del razionamento sono stati estesi ad altre zone del territorio servito dalla CIIP, come ad esempio in Riviera e nei comuni dell’interno del Piceno, dove a causa dell’emergenza idrica i rubinetti sono rimasti chiusi dalla notte fino al mattino per 8 ore consecutive. L’orario si differenzia a secondo dei giorni e della zona.

Numerosi i disagi per i cittadini, i turisti ed i gestori di attività ricettive.
Ne parliamo con Franco Veccia, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Sociale, del Lavoro e della Cura del Creato.

“Credo che il punto della questione non risieda nella scelta giusta o sbagliata presa della società CIIP, bensì nella gestione delle risorse. Proprio poco fa leggevo un articolo del 2014, in cui si parlava dell’annoso problema della scarsità d’acqua nel nostro territorio. Se cambiassimo la data, chiunque lo leggesse penserebbe che quelle parole siano state scritte oggi. Questo significa che in questi lunghi dieci anni non abbiamo fatto probabilmente nulla per risolvere il problema. Invece, la sfida del futuro è proprio questa: analizzare con attenzione le criticità, vagliare più soluzioni e scegliere quella che più ci conduce verso una economia integrale che tenga conto del benessere degli uomini e dell’ambiente che lo circonda. Solo così saremo in grado di non lasciarci travolgere dagli eventi, bensì di prevederli, affrontarli e guidarli.

In una nota la società CIIP, gestore delle acque, ha ribadito che la sospensione dell’erogazione idrica alle utenze, tramite chiusura dei serbatoi alle zone di volta in volta comunicate, rappresenta l’unica misura atta a garantire un’equa distribuzione della scarsa risorsa idrica disponibile. Esistono altre soluzioni, secondo lei?
Il provvedimento sancisce che la misura sarà progressivamente estesa in relazione all’andamento delle portate sorgentizie, alla disponibilità degli impianti di soccorso, alla domanda idrica da parte delle utenze e all’andamento climatico. Data inoltre la situazione di precarietà delle fonti di approvvigionamento, la società si riserva la facoltà di estendere la chiusura dei serbatoi anche con breve preavviso, in conseguenza della gravità della carenza idrica che si dovesse produrre nel corso del tempo, legata anche ad eventi di rottura o guasto degli impianti non prevedibili in precedenza. Io credo, invece, che molti disagi possano essere previsti e che si debba lavorare d’anticipo. In un contesto come il nostro,  in cui la carenza idrica non è più fenomeno episodico o emergenziale, ma sta diventando strutturale, visto che ne prosegue oramai da 10 anni, è necessario valutare anche la prospettiva di trovare soluzioni alternative di approvvigionamento idrico, come lo è, ad esempio, la dissalazione dell’ acqua di mare, che sta diventando sempre più urgente e concreta. I dissalatori infatti richiedono sempre meno energia e hanno scarti quasi ad impatto zero. Il Paese europeo che ha più impianti è la Spagna, con 765 dissalatori. In Italia gli impianti sono 12. Il più grande impianto è nella provincia di Cagliari, uno più potente nascerà nel 2026 a Taranto. Nelle Marche è in progetto nella provincia di Pesaro.

Dunque quale potrebbe essere una soluzione percorribile?
Credo che le azioni da mettere in campo siano due.
Da un lato le istituzioni e le società che gestiscono le acque sono chiamate sia a studiare e trovare soluzioni alternative a quelle attuali di approvvigionamento dell’acqua sia a potenziare il funzionamento gli impianti esistenti o a crearne di nuovi.
Dall’altro lato tutti devono fare la loro parte. Anche i cittadini quindi sono chiamati a divenire più sensibili al problema e a riconoscere che la natura, i suoi ritmi e le sue leggi vadano rispettati: non si può e non si deve quindi sprecare l’acqua, soprattutto per irrigazioni non necessarie, per piscine o per lavaggio delle auto. Tutti dobbiamo acquisire una maggiore consapevolezza di come usare e non abusare delle risorse del Creato che il Signore ci ha donato.

A tal proposito può essere interessante leggere con attenzione la Parte II del Capitolo I dell’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, che riguarda la questione dell’ acqua (dal n. 27 al n.31).

LA QUESTIONE DELL’ACQUA

27. Altri indicatori della situazione attuale sono legati all’esaurimento delle risorse naturali. Conosciamo bene l’impossibilità di sostenere l’attuale livello di consumo dei Paesi più sviluppati e dei settori più ricchi delle società, dove l’abitudine di sprecare e buttare via raggiunge livelli inauditi. Già si sono superati certi limiti massimi di sfruttamento del pianeta, senza che sia stato risolto il problema della povertà.

28. L’acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza, perché è indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici. Le fonti di acqua dolce riforniscono i settori sanitari, agropastorali e industriali. La disponibilità di acqua è rimasta relativamente costante per lungo tempo, ma ora in molti luoghi la domanda supera l’offerta sostenibile, con gravi conseguenze a breve e lungo termine. Grandi città, dipendenti da importanti riserve idriche, soffrono periodi di carenza della risorsa, che nei momenti critici non viene amministrata sempre con una adeguata gestione e con imparzialità. La povertà di acqua pubblica si ha specialmente in Africa, dove grandi settori della popolazione non accedono all’acqua potabile sicura, o subiscono siccità che rendono difficile la produzione di cibo. In alcuni Paesi ci sono regioni con abbondanza di acqua, mentre altre patiscono una grave carenza.

29. Un problema particolarmente serio è quello della qualità dell’acqua disponibile per i poveri, che provoca molte morti ogni giorno. Fra i poveri sono frequenti le malattie legate all’acqua, incluse quelle causate da microorganismi e da sostanze chimiche. La dissenteria e il colera, dovuti a servizi igienici e riserve di acqua inadeguati, sono un fattore significativo di sofferenza e di mortalità infantile. Le falde acquifere in molti luoghi sono minacciate dall’inquinamento che producono alcune attività estrattive, agricole e industriali, soprattutto in Paesi dove mancano una regolamentazione e dei controlli sufficienti. Non pensiamo solamente ai rifiuti delle fabbriche. I detergenti e i prodotti chimici che la popolazione utilizza in molti luoghi del mondo continuano a riversarsi in fiumi, laghi e mari.

30. Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità. Questo debito si salda in parte con maggiori contributi economici per fornire acqua pulita e servizi di depurazione tra le popolazioni più povere. Però si riscontra uno spreco di acqua non solo nei Paesi sviluppati, ma anche in quelli in via di sviluppo che possiedono grandi riserve. Ciò evidenzia che il problema dell’acqua è in parte una questione educativa e culturale, perché non vi è consapevolezza della gravità di tali comportamenti in un contesto di grande inequità.

31. Una maggiore scarsità di acqua provocherà l’aumento del costo degli alimenti e di vari prodotti che dipendono dal suo uso. Alcuni studi hanno segnalato il rischio di subire un’acuta scarsità di acqua entro pochi decenni se non si agisce con urgenza. Gli impatti ambientali potrebbero colpire miliardi di persone, e d’altra parte è prevedibile che il controllo dell’acqua da parte di grandi imprese mondiali si trasformi in una delle principali fonti di conflitto di questo secolo.