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San Benedetto, intervista al giovane Federico Bruni che approda alla finale del “Premio Chiara Giovani 2024”

Federico Bruni

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Uno studente sambenedettese approda alla finale del “Premio Chiara Giovani 2024”, riservato a giovani da 15 a 20 anni, italiani e della Svizzera italiana, invitati a produrre un racconto inedito sulla traccia “Stupore”. Si tratta di Federico Bruni che frequenta il liceo scientifico Rosetti.

Quando ha iniziato ad appassionarsi alla scrittura?
E’ difficile ricordare quando la passione per la lettura si è trasformata nella passione per la scrittura. Sin da bambino mi è sempre piaciuto leggere, ma non capivo ancora di poter creare io stesso dei mondi di fantasia in cui immergermi, fino a quando un giorno arrivò una scrittrice alle elementari per un incontro con la mia classe. Lei fu la prima a intuire la mia propensione alla scrittura e scrisse nella sua dedica per me: “A Federico, con la consapevolezza che un giorno sarai uno scrittore”.

La Giuria dei lettori, composta da 150 giurati italiani e ticinesi, a ottobre decreterà il vincitore e la classifica dei premiati. Che cosa si aspetta?
Sono molto onorato di essere rientrato tra i 31 finalisti del Premio: l’obiettivo della mia scrittura è quello di appassionare e coinvolgere più persone possibile e sono quindi molto felice che il mio racconto sia piaciuto alla giuria popolare. Non vedo l’ora di poter incontrare anche gli altri finalisti a Varese il prossimo settembre, così da conoscerli e confrontarmi con loro.

Il suo racconto s’intitola “E.V.A.”, come è nata l’idea e di che cosa tratta?
“E.V.A.” parla di una ricercatrice, Eva Santangelo, e della sua creazione E.V.A., un androide che cerca di scoprire cosa sia lo stupore. L’ispirazione per la storia viene dal mondo attuale, nel quale le intelligenze artificiali compiono ogni anno passi da gigante, anche se affonda le sue radici in un filone letterario già presente da secoli: la relazione uomo-macchina e la questione esistenziale su qualora le macchine possano provare emozioni e diventare “umane” è stato affrontato da decine di autori tra i quali Shelley e Asimov.

Lei è uno degli studenti che ha partecipato al laboratorio di scrittura creativa sin dai suoi esordi. Quanto ha inciso questa sua esperienza nella stesura del suo racconto inedito?
Il club di scrittura creativa, iniziato dalla professoressa Adelia Micozzi, mi ha insegnato molto, non solo per quanto riguarda la stesura di racconti e nozioni generali di letteratura, ma anche su come lavorare in gruppo, confrontarsi e scambiarsi opinioni e imparare a trovare il proprio stile. Sono grato per ciò che il club mi ha insegnato e spero di poterlo condividere con altri nuovi iscritti il prossimo anno.

Da settembre frequenterà l’ultimo anno di liceo. Cosa le rimarrà di questi anni di studio?
Questi ultimi quattro anni di liceo sono stati un giro sulle montagne russe: si sono alternati difficoltà e sconforti a grandi soddisfazioni e momenti di gioia. Ho avuto l’occasione di incontrare professori fantastici che mi hanno aiutato a coltivare e accrescere la mia cultura personale e la mia passione per la scrittura, altri ancora sono sempre stati lì a sostenermi, anche nei miei momenti più difficili.

Quale lavoro le piacerebbe svolgere in futuro?
Purtroppo ancora non so risponderle a questa domanda, ma so per certo che continuerò a fare ciò che amo: scrivere.

Luigina Pezzoli: