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Foto e video di Simone Incicco

ARQUATA DEL TRONTO – “Ringrazio ciascuno di voi per aver partecipato a questo momento: don Emanuel, le Suore, i sacerdoti giunti dalle comunità vicine, chi ha animato la Messa  e anche i ragazzi della Diocesi di Modena, che sono venuti a vivere questo momento insieme a noi e che ci fanno sentire che il nostro territorio non è dimenticato. Abbiamo tanto bisogno di questo! Così come abbiamo bisogno della solidarietà di tutti, per poter ripartire davvero“.

È con queste parole che il vescovo Gianpiero Palmieri ha congedato i numerosi fedeli della comunità di Arquata del Tronto e degli altri paesi della Vicaria della Montagna, giunti Giovedì 1 Agosto al Borgo per la Messa da lui presieduta in occasione della ricorrenza del Perdono di Assisi e concelebrata dal clero delle varie comunità della Vicaria: don Emanuel Chemo, amministratore parrocchiale delle comunità di Arquata del Tronto; don Francesco Mangani, parroco delle comunità di Roccafluvione; don Giuseppe Tanziani, parroco della comunità di Centrale in Acquasanta Terme; don Amedeo Matalucci, don Rodolfo De Santis e don Piero Camacci, rispettivamente parroco moderatore, parroco in solido e parroco emerito delle altre comunità di Acquasanta Terme; padre Francesco Guglietta, vicario parrocchiale della comunità di San Pietro Martire in Ascoli Piceno; don Ivo Seghedoni, parroco della comunità di San Pio X in Modena, presente ad Arquata insieme a ventuno giovani e tre animatori adulti per un campo scuola estivo; il diacono Vincenzo Stangoni.

I fedeli, a partire dal primo cittadino di Arquata del Tronto Michele Franchi, si sono ritrovati a partire dalle ore 20:20 a Trisungo per poi partire in processione alle ore 20:30 verso il Borgo di Arquata del Tronto. Lungo il cammino, vista la speciale ricorrenza del Perdono di Assisi, sono stati letti e meditati alcuni passi della Parola di Dio sul tema della misericordia, che sono stati scelti rielaborando la sintesi delle schede del cammino sinodale della Diocesi di Ascoli Piceno. A preparare e coordinare le meditazioni è stata Iride Spalazzi, mentre la lettura è stata affidata ai fedeli di tutte e tre le cittadine della Vicaria della Montagna. Anche ad animare con il canto la processione è stata una rappresentanza dei cori di Acquasanta Terme, Arquata del Tronto e Roccafluvione. Un bel lavoro di squadra, che si è tradotto in momenti di preghiera, meditazione e profonda comunione.

Giunti presso la chiesa del Borgo di Arquata, adornata di luci abbaglianti, come a voler portare la Luce Vera tra gli abitanti delle casette di legno costruite dopo il terremoto, i fedeli hanno avuto l’opportunità di vivere il Sacramento della Confessione, grazie alla presenza dei numerosi sacerdoti. A seguire è stata celebrata la Santa Messa all’aperto, mentre un bel venticello soffiava sui volti dei fedeli intervenuti: per lo più anziani, ma anche molti adulti, alcune giovani coppie e ragazzi.

Al centro dell’omelia del vescovo Gianpiero il tema della misericordia di Dio, di cui ha parlato utilizzando due belle immagini metaforiche riprese dalle Letture del giorno e spiegandone il significato.
La prima, tratta dal Libro del profeta Geremia
(Ger 18,1-6), è l’immagine del vaso d’argilla: “La Parola di Dio di oggi ci aiuta a comprendere ancora di più quello che abbiamo vissuto stasera e quanto sia importante la misericordia che abbiamo sperimentato. È molto bella l’immagine del profeta Geremia, quella del vasaio. Geremia spesso utilizza immagini simboliche per parlarci di Dio e della Sua azione. In questo caso scende nella bottega del vasaio e vede come il vasaio, con l’argilla, plasma il vaso. Allora intuisce che il Signore gli sta dicendo: Io faccio così con te: scendo nella bottega del vasaio e, con le mie mani, modello quel vaso che sei tu’. Vaso di cosa? Vaso della misericordia di Dio, perché – dice Dio – ‘Io non mi stanco di modellarti. Potrei ad un certo punto prendere l’argilla, buttarla via e magari prendere altra argilla. Ma io non lo faccio. Io non mi stanco di modellarti e non ti butto via’. Per questo il vaso è pieno della misericordia di Dio. È  dunque molto importante sapere che nella bottega del vasaio scendono Dio e il mio io. E basta. Soltanto Dio sa – e in parte io so – quello che Dio fa dentro di me. Forse anche noi abbiamo sperimentato in noi stessi e negli altri che certe volte quello che fa Dio nel cuore di una persona è davvero straordinario.  A me succede tante volte da prete di ascoltare qualcuno e rendermi conto che quella persona manifesta una ricchezza di bellezza, tolleranza e amore per gli altri, che io non ho. Il vasaio è Dio, la bottega del vasaio è il nostro cuore, in cui entra solo Dio. Cosa significa questo?! Che basta giudicare! Tu non sai cosa fa il vasaio nella sua bottega, quindi sei chiamato ad avere molto rispetto, come davanti ad un santuario interiore. Una sola cosa è certa: che il nostro Vasaio (n.d.r. Dio) continuerà a lavorarci il cuore attraverso le esperienze della vita: alcune belle, altre brutte; alcune faticose, altre più facili; alcune che ci commuovono, ci fanno piangere di gioia, altre di dolore. Ma, attraverso tutte queste esperienze, il Signore continua a modellare il nostro cuore e lo riempie di misericordia. Io sono veramente contento quando incontro una persona, specialmente anziana, a cui Dio ha modellato il cuore e lo si vede: è una persona che non si scandalizza, molto tollerante, molto buona; una persona che capisce le persone e le situazioni; una persona capace di relativizzare i problemi; una persona capace di grande misericordia“.

La seconda immagine, tratta  dal brano del Vangelo di Matteo (Mt 13,47-53), è quella della rete da pesca: “Gesù dice che il Regno di Dio è come una rete gettata nel mare, che raccoglie tutti i pesci. I pescatori di San Benedetto mi hanno raccontato che un tempo, nelle famiglie dei pescatori, si mangiavano i pesci che rimanevano nella rete e che nessuno voleva comprare. È bella dunque questa immagine di Dio che raccoglie, che accoglie tutti i pesci. ‘E attenzione – dice Gesù – chi è pesce buono e chi è pesce cattivo, lo dico Io. Sono Io che, alla fine della storia, alla fine di ogni vita umana, chiederò a quel pesce lì: Che pesce sei stato? Quale parte di te è stata una parte buona e quale si è un po’ rovinata dal male?”.  Questo dunque lo decide il Signore, mentre noi possiamo solo osservare che il Regno di Dio è fatto di uomini e donne, un po’ buoni e un po’ cattivi, ma a tutti il Signore offre il suo perdono. A tutti dice: ‘Non sta a te decidere prima del tempo. Sono Io che lo decido’. Questo Vangelo è bellissimo. Ci dà tanta pace, tanta speranza. Per questo è stato così bello vivere questo momento insieme stasera!”.

Il vescovo Gianpiero, durante la Messa, ha ricordato tutte le persone morte durante il terremoto e anche una giovane ragazza romana, Susanna, la quale, dopo la Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia, non fece ritorno a casa, perché morì di meningite.

Per i  fedeli che lo hanno voluto, anche quest’anno è stato possibile richiedere l’indulgenza plenaria per se stessi o per un parente, come fece San Francesco nel lontano 1216, ovviamente nel rispetto di alcune semplici, ma profonde ed importanti regole di fede: erano richieste la Confessione, la Comunione e la partecipazione alla Messa, la recita del Credo e del Padre Nostro.

 

 

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