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FOTO Azione Cattolica, tra il dire e il fare c’è l’iniziare – Adulti responsabili e responsabilità degli adulti

Foto di gruppo

ASSISI – Si è tenuto ad Assisi il minicampo nazionale del Settore Adulti dell’Azione Cattolica Italiana dal titolo Tra il dire e il fare c’è l’iniziareAdulti responsabili e responsabilità degli adulti, evento rivolto ai Vicepresidenti e Consiglieri Diocesani, Incaricati Regionali e Assistenti di AC. A presiedere il Convegno i Vicepresidenti nazionali per il Settore Adulti, Paola Fratini e Paolo Seghedoni, insieme all’Assistente centrale per il Settore Adulti don Oronzo Cosi. Presente anche il Presidente nazionale Giuseppe Notarstefano per il saluto e il lancio del minicampo.

Della diocesi di San Benedetto-Ripatransone-Montalto hanno partecipato Paola Di Felice e Bruno Antonini, entrambi vice-adulti diocesani, e Chiappini Janet membro del Consiglio diocesano per il settore adulti, che riportano la loro esperienza come un vissuto di momenti intensi e di arricchimento iniziati con la visita all’Istituto Serafico per sordomuti e ciechi di Assisi e con la visita guidata alla Basilica di San Francesco d’Assisi a cui sono seguiti, il giorno successivo, gli interventi tenuti dalla Teologa Simona Segoloni Ruta, Vicepresidente del Coordinamento delle teologhe italiane e docente all’Istituto teologico e all’ISSR di Assisi, e da Enzo Cacioli, già Sindaco di Castelfranco Piandiscò (AR). Sono stati approfonditi aspetti inerenti la missionarietà dell’adulto, il Welfare Society e, non ultimo, la “deinfantilizzazione” del laico, tramite lo svolgimento di laboratori basati sulla divisione degli adulti in “isole” di condivisione, ascolto e azione per arrivare alla formulazione di domande e idee.

Per quanto riguarda il Welfare Society Bruno Antonini, facendo riferimento all’esperienza al Serafico, riferisce:”Siamo entrati a contatto con una realtà in cui la solidarietà attiva è portata avanti non solo da medici, infermieri ed educatori, ma anche da persone comuni che hanno messo a servizio i loro mestieri, i loro talenti, le loro funzioni in maniera tale da risultare utili alla comunità del Serafico. Non c’è niente di retorico nel dire che abbiamo visto un’unità che ha annullato la distanza fisica con lo slancio del cuore mediante una scrupolosa e qualificata professionalità. Niente teorie, niente retorica. Al Serafico si è visto applicare un modello completamente diverso da quello proposto da obsolete teorie ed ideologie nate nel secolo scorso, si è visto il vero potenziale della ‘società civile’ che ci ha offerto il senso di un’alternativa netta e palese al modello spersonalizzante e spersonalizzato, tanto attuato all’interno delle strutture che si occupano degli ultimi e che praticano un modello burocratico e delle procedure aliene alla persona umana in termini di carità e condivisione, se non di ‘con-partecipazione’. Ci viene indicato che puntare su questa autonoma capacità di auto-organizzazione delle forze sociali, sulla loro riserva etica, sulla loro capacità di unire interesse, privato e pubblico, e di fare del privato un soggetto ‘sociale’, è una realtà non solo perseguibile ma auspicabile e di sicuro successo. Le forze sociali, libere di operare, di creare, di rinnovarsi entro un indirizzo generale fornito dal Governo, sono l’occasione per recuperare, nella sua essenza propria, l’idea e la prassi della Welfare Society contro quel singolare dirigismo che alla fine lascia libero solo il mercato”.

Paola Di Felice riporta una riflessione sull’appassionante e appassionato intervento della teologa Simona Segoloni Ruta:”La Segoloni Ruta ci ha rinfrescato la consapevolezza del termine “adulti”: l’adulto è uno che è stato fatto fiorire, che è germogliato e che ora è responsabile del processo, mai individuale, di fioritura degli altri. L’adulto è consapevole di sé, delle proprie ferite e dei propri limiti, ma scorge e sperimenta che in questa sua vulnerabilità c’è una risorsa che apre alle relazioni, all’ascolto della Parola, alla docilità, e che sa bene che il Dio del Vangelo non considera un impedimento la nostra fragilità. La vita adulta è caratterizzata da tanti ricominciamenti, da scelte per fiorire, perché quando l’adulto fiorisce, tutto attorno a lui fa lo stesso. In questi momenti, però, occorre seguire lo Spirito, capendo ciò che realmente permette il fiorire, come accade nell’Annunciazione, quando Maria palesa davanti a Dio la sua incapacità, il suo ‘non conoscere uomo’, ma poi la verginità diventa lo spazio per il compiersi della Sua volontà e così accade che anche noi, consapevoli, possiamo spostare l’attenzione da ciò che ci affatica a come mettere a frutto il limite. L’adulto consapevole è capace di spiritualità, è presenza ecclesiale, ha la responsabilità della vita ecclesiale e del Vangelo (Lumen Fidei 37). Queste responsabilità appartengono a tutti, ed esserne consapevoli e responsabili vuol dire molto spesso non permettere che la sua presenza venga infantilizzata da strutture gerarchiche che possono tendere a scaricare le varie responsabilità. Siamo quindi adulti consapevoli di essere figli, per grazia del battesimo e quindi anche eredi di un amore grande che ci ha già salvati e che rendere presente Dio lì, dove ci troviamo, significa semplicemente essere santi”.

Entrambe queste riflessioni, quindi, portano ad una maggiore consapevolezza di ciò che è la missionarietà e la responsabilità dell’Adulto di AC, come emerge dalle parole di Bruno Antonini: “Nel trascorrere delle giornate, liberate per poter essere parte del mini campo, è emerso chiaro che noi adulti di AC siamo chiamati ad essere parte della missione generativa di responsabilità, dialogo e speranza, e cioè, utilizzando le parole di don Tonino Bello, siamo chiamati ad organizzare la speranza. È tutta qui la sfida imponente, perché la prima speranza da organizzare è la nostra e senza quella non siamo credibili nel “rendete ragione della speranza che è in noi” (cfr 1Pt 3,15).

Non sono mancati momenti di gioco che hanno permesso alle diverse diocesi di presentarsi e agli adulti di socializzare e vivere momenti di fraternità. A sorpresa un’uscita per una visita serale alla bellissima città di Assisi, con un momento di preghiera personale davanti alla tomba del Beato Carlo Acutis. Il Convegno è terminato con la Celebrazione presieduta da Mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale AC.

Da sinistra verso destra: don Oronzo Cosi, all’Assistente centrale per il Settore Adulti, Paola Fratini e Paolo Seghedoni, Vicepresidenti nazionali per il Settore Adulti
Lancio del campo Tra il dire e il fare...l'iniziare
Incontro all'Istituto Serafico di Assisi
Da sinistra verso destra: Paola Fratini, Paolo Seghedoni e la Presidente dell’Istituto Serafico di Assisi Dott.ssa Francesca Di Maolo
La teologa Simona Segoloni Ruta durante il suo intervento
I partecipanti durante uno dei lavori di gruppo
Da sinistra verso destra: Paola di Felice, Paola Fratini, Paolo Seghedoni, Bruno Antonini e Chiappini Janet
Foto di gruppo
Janet Chiappini: