Di Alberto Campaleoni
Dal prossimo anno niente smartphone in classe fino alle scuole medie.
Lo dispone una circolare del Ministero dell’Istruzione, che in qualche modo segna un punto definitivo sulla questione annosa della presenza/uso dei telefonini a scuola e, per quanto riguarda le scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione traccia una linea ben determinata: fuori dalle aule.
Perché? Perché distraggono e, a quanto pare, nemmeno servono alla didattica.
La recente circolare del Ministero fa seguito a numerose altre disposizioni che si sono succedute per regolare l’utilizzo degli smartphone nelle aule scolastiche, seguendo tra l’altro problematiche discusse naturalmente non solo in Italia. Basti ricordare il caso della Francia, dove il dibattito si è fatto serrato, con la proposta anche in quel caso di lasciare i telefonini fuori dagli istituti. Ora il ministro Valditara esce dagli indugi – quelli, ad esempio, per cui si può discutere tra uso didattico o meno degli smartphone, tra utilità e distrazione – e dispone “il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado, salvo i casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato, come supporto rispettivamente agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento ovvero per documentate e oggettive condizioni personali”.
Fa eccezione l’uso di altri dispositivi digitali, quali pc e tablet: “Potranno essere utilizzati per fini didattici, sotto la guida dei docenti”.
La preoccupazione del Ministero riguarda l’impatto negativo che l’uso eccessivo dei cellulari può avere sul naturale sviluppo cognitivo dei ragazzi. Impatto confermato da studi internazionali secondo i quali l’uso del cellulare in classe, anche a scopo educativo e didattico, può incidere sfavorevolmente sul livello degli apprendimenti degli alunni.
La circolare ministeriale rimanda in particolare al Rapporto Unesco 2023, come alle valutazioni internazionali su larga scala (Ocse-Pisa 2022), da cui si evince un legame negativo tra l’uso eccessivo delle tecnologie digitali e il rendimento degli studenti. Sempre Ocse mette in guardia sugli smartphone come fonte di distrazione e addirittura su possibili danni (in particolare per i preadolescenti) sul naturale sviluppo cognitivo, determinando “perdita di concentrazione e di memoria, diminuzione della capacità dialettica, di spirito critico e di adattabilità”.
Giro di vite, dunque. Sul quale vale la pena di riflettere anche a livello di famiglie. Perché se è possibile – l’esperienza dice peraltro che non è semplice – “bloccare” gli smartphone a scuola, sembra più difficile farlo fuori e in particolare a casa. Certo, non si tratta di mettere al bando i cellulari, ma promuovere una maggiore consapevolezza rispetto a quanto maneggiano quotidianamente bambini e ragazzi, questo potrebbe essere un obiettivo raggiungibile. E magari il nuovo divieto scolastico potrà essere utile.