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Acqua pazza per l’Italia agricola

Di Andrea Zaghi

Acqua pazza. Troppa al nord, troppo poca al centro-sud. In tema di acqua e di cambiamento climatico, quanto sta accadendo (e probabilmente accadrà ancora) lungo lo Stivale è cosa già vista che si ripete con maggiore gravità. La scarsità d’acqua al centro-sud e l’improvvisa abbondanza al nord ripropongono lo stesso argomento: come governare le risorse idriche.

I numeri più eclatanti li ha fatti circolare L’Anbi (l’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue) che in una nota ha indicato le due opposte realtà. Da un lato, in soli due giorni, tra il 21 ed il 22 luglio scorsi, in Italia ci sono stati 54 eventi meteorologici estremi tra grandinate anomale, nubifragi, trombe d’aria e raffiche di vento, che hanno provocato la caduta di alberi e danni alle abitazioni. Le piogge più violente hanno colpito le Marche ed il Friuli. Poco oltre, tutto il contrario con un’immagine iconica: l’invaso di Occhito, un bacino da 250 milioni di metri cubi d’ acqua, posto tra le regioni Molise e Puglia, a servizio dell’agricoltura del Tavoliere (noto come “il granaio d’Italia”) e, al contempo, fonte preziosa di risorsa destinata all’uso potabile, immessa nell’Acquedotto Pugliese, in soli 8 giorni ha visto ridursi i propri volumi di oltre 15 milioni di metri cubi. Da lì verso sud è un susseguirsi di bollettini che indicano solo siccità. Con casi che sono già drammatici e che indicano lo scatenarsi del conflitto tra usi agricoli e usi civili dell’acqua. In Sicilia, 6 bacini su 29 non hanno più acqua utilizzabile, altri 6 hanno disponibile meno di un milione di metri cubi e 4 meno di due milioni. Tutti i comuni della provincia di Caltanissetta stanno subendo riduzioni nella distribuzione idrica, mentre ad Enna l’acqua potabile viene erogata un giorno sì e due no. L’acqua è razionata anche a Palermo. Ma non è solo questione dell’estremo sud della penisola: risalendo lungo di essa, le situazioni di grande ed estrema siccità si ripetono e si moltiplicano. Fino alla pianura Padana che registra, invece, situazioni diversissime con Piemonte e Lombardia con sovrabbondanza di acque e la Liguria che inizia nuovamente a fare i conti con le proprie risorse.  L’indicazione di Anbi è chiara: “Tra tre settimane niente più acqua per l’agricoltura del centro-sud”.

Ma cosa accade? Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, prova a spiegare: “L’odierna fotografia dell’Italia idrica è quella di un Nord sovrabbondante d’acqua e di un Centro Sud arso dalla siccità, dove sono a rischio asset economici importanti quali l’agricoltura ed il turismo. Va assunta consapevolezza, ad ogni livello, che il clima è cambiato e che necessita un nuovo modello per il territorio, dove resilienza non può che accompagnarsi con manutenzione, infrastrutture ed innovazione”. Cambio del clima, dunque, al quale occorre rispondere presto e bene. Cosa che si cerca comunque di fare, ma che deve essere con perseguita con più determinazione e forza. Serve, dice per esempio Confagricoltura, “un nuovo modello di gestione dell’acqua per far fronte al rischio inaridimento di alcune aree con evidenti minacce per l’agricoltura e il turismo”. In attesa di “modelli” servono però anche “ulteriori interventi immediati. Le imprese agricole hanno bisogno di strumenti concreti, finanziari e infrastrutturali, e non possono essere lasciate sole”, dice sempre l’organizzazione agricola. Soldi per investire e per soccorrere. Mentre gli esempi di cosa sta accadendo si susseguono. Così, Coldiretti ha fatto notare l’avvio anticipato della vendemmia per la siccità e Cia-Agricoltori italiani ha rilevato come nel reggiano stia tornando l’olivo. Tornando, perché gli olivi in quelle zone c’erano già qualche centinaio di anni fa, poi il clima cambiò cancellando quella coltivazione che, adesso, con un clima diverso ritrova le condizioni per prosperare.

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