Di Silvia Rossetti
L’estate può rivelarsi un tempo non facile per le famiglie “adolescenti”. Le giornate si “destrutturano”, la routine cede il passo al tempo libero e sembrerebbe offrire nuovi spazi e opportunità. Così mamma e papà fantasticano e pianificano attività da condividere, immaginano vacanze con tempi lunghi e distesi per chiacchierare e approfondire le relazioni familiari, magari per sciogliere qualche nodo “invernale”. Per i teenager, però, la bella stagione è soprattutto sinonimo di libertà e relax, un momento in cui “svuotare” la testa e dedicarsi agli incontri e al divertimento. Insomma, genitori e figli coltivano aspettative piuttosto diverse, sulle quali non è semplice trovare il modo di allinearsi.
La partita si gioca su più fronti e quello in apparenza più banale è la gestione del tempo. Con le vacanze estive boomer e GenZ si assestano inaspettatamente su longitudini diverse: è interessante scoprire come in una stessa abitazione possano coesistere fusi orari quasi antitetici! Accade così che i teenager siano quasi perennemente investiti da un’atipica sindrome da jet lag, anche senza mai essersi mossi da casa. Si destano verso l’ora di pranzo, senza tuttavia liberarsi da un letargico torpore che li avvolge almeno fino a metà pomeriggio, un’amatriciana consumata al posto della merenda gradualmente restituisce loro i sensi e al tramonto sembrano ritrovare tutte quelle energie assolutamente irrintracciabili nelle ore precedenti.
Così il tempo del languore si trasforma in quello della frenesia e della transumanza e, dopo ore trascorse in bagno o davanti allo specchio alla ricerca dell’outfit perfetto, gli adolescenti sono pronti a riempire le piazze, i centri storici delle città, gli stabilimenti balneari, i centri ricreativi…
Lo “struscio 2.0” è un mix di realtà e virtualità: gli incontri si organizzano in rete, i selfie e le stories raccontano i momenti salienti della serata e le amicizie (nuove o consolidate), oppure celebrano flirt appena nati. Poi dalle piazze si defluisce nelle discoteche o nei luoghi degli eventi, come i concerti o altre manifestazioni gradite ai ragazzi.
Per i genitori il crepuscolo è senza ombra di dubbio il momento più difficile da affrontare, iniziano i sentori della notte in bianco, i patemi d’animo, la raffica dei “dove? con chi? quando?”, il check sugli outfit e le mille raccomandazioni.
E se la notte “è piccola, troppo piccolina” per i nostri ragazzi, ebbri di voglia di scoprire il mondo, per le mamme e i papà l’oscurità è invece il luogo delle insidie: le piazze sono spesso il centro nevralgico dello spaccio di sostanze stupefacenti e del consumo di alcolici e superalcolici, poi c’è il classico spettro delle “cattive compagnie”, l’angosciante minaccia della violenza e della criminalità, oppure il pericolo che le strade riservano a chi viaggia su due o quattro ruote.
Dopo i 16-17 anni, infine, per molti ragazzi arriva la richiesta del primo “viaggio” con il gruppo degli amici. Difficile lasciarli partire con spensieratezza e accontentarsi di qualche messaggio whatsapp, o laconica telefonata serale. Ci si chiede se, nel profondo del loro cuore, sapranno attingere e si faranno guidare da quel patrimonio di insegnamenti impartito con fatica e costanza negli anni precedenti.
L’estate ferma il corso delle cose solo apparentemente, in realtà è una stagione foriera di cambiamenti e di trasformazioni. A volte, allontanandosi, inaspettatamente ci si avvicina e si riesce a sgombrare la strada dalle naturali incomprensioni di questa difficile età.
La fiducia resta sempre l’ingrediente fondante su cui è possibile costruire tutto il resto.
Ricordiamoci di parlare con i nostri figli. Non importa come: whatsapp, sms, email, a voce, per iscritto, o anche solo con gli occhi. Gli occhi dicono moltissimo di noi, non perdiamo mai l’abitudine di contattarli durante i nostri scambi con loro.
È vero lo sguardo degli adolescenti sembra essere sempre altrove, ma non sarà difficile catturarlo anche solo per una manciata di secondi per poi restituirlo imbottito d’amore all’oceano dell’inquietudine.
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