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Agricoltura biologica, l’Italia in primo piano

Di Nicola Salvagnin

In Italia l’agricoltura biologica è sempre più da primato. Anche se non mancano problemi e difficoltà da superare. Lo dicono i numeri che, qualche giorno fa, sono stati snocciolati in un incontro organizzato a Bracciano. Numeri importanti, che chiariscono la situazione e che indicano una strada intrapresa con decisione.
Le rilevazioni sull’estensione e sull’importanza delle coltivazione agricole condotte con tecniche biologiche, sono state condotte da Ismea che spiega: “Il 2023, primo anno di applicazione della nuova Politica agricola comune, ha visto crescere in Italia le superfici investite a biologico e il numero di operatori coinvolti”. L’indagine indica un incremento del 4,5% della Sau (superficie agricola utilizzata) biologica sul 2022, mentre il numero di operatori (produttori, trasformatori, importatori) cresce dell’1,8%, certo un ritmo molto più blando rispetto al +7,7% dell’anno precedente ma pur sempre un incremento apprezzabile.
Scenario che lo stesso istituto definisce – con ragione – “roseo”. Almeno per due motivi. Prima di tutto il peso della nuova Pac europea che ha cambiato le regole e fatto emergere alcune criticità nella macchina dei controlli e delle verifiche. Soprattutto però, i problemi, per ora affrontati con discreto successo, sono arrivati dall’economia e dai mercati. Ismea fa notare, infatti, come lo scenario sia stato reso “ancora più complesso dall’inasprimento, protrattosi nel 2023, dei costi di produzione, che ha accentuato nel settore la dipendenza dai sussidi pubblici, in un contesto aggravato dagli eventi climatici avversi che hanno colpito diverse aree del Paese, rendendo le operazioni in campagna, soprattutto per le aziende biologiche, più onerose e difficoltose anche nella gestione agronomica”. In altri termini, anche per le colture biologiche così come per tutte le altre, il clima avverso e i costi alle stelle hanno pesato molto.
A conti fatti, tuttavia, il bilancio del 2023 restituisce un quadro positivo per l’agricoltura biologica italiana, che con 2,5 milioni di ettari (il 20% del totale), riduce ulteriormente la distanza dall’obiettivo del 25% fissato, entro il 2030, dall’Europa. Nel dettaglio, oggi, le coltivazioni biologiche sono a seminativi (42,1%), a prati e pascoli (29,7%), colture permanenti (22,8%) e ortaggi (2,5%). L’incremento della superficie ha riguardato principalmente le regioni centrali e settentrionali. Il Mezzogiorno mantiene tuttora l’incidenza più elevata, con il 58%, ma si sta assistendo a un graduale riequilibrio della distribuzione geografica delle superfici, con la ripartizione del Centro-Nord che ha quasi raddoppiato in 10 anni gli investimenti nel bio. Oltre alle superfici, sono aumentati gli operatori, che hanno raggiunto il numero complessivo di 94.441 unità con circa 84mila aziende agricole (l’89% del totale degli operatori biologici).
Bene anche i consumi. Stando sempre a Ismea, infatti, gli acquisti domestici, relativi al solo canale della Gdo, hanno toccato i 3,8 miliardi di euro, registrando un incremento del 5,2% sul 2022 (si tratta del tasso di crescita più sostenuto degli ultimi anni), seppure a fronte di volumi invariati. Per contro, la dinamica generale degli acquisti di prodotti alimentari, cresciuti dell’8,1% in valore ma scesi dell’1,1% in quantità, evidenzia la minore spinta inflattiva del reparto biologico rispetto a quella del carrello convenzionale.
Tutto bene quindi, nonostante le difficoltà appena accennate? Non proprio. “In tema di mercato e consumi dei prodotti biologici, la questione del prezzo finale al consumatore sta assumendo una valenza crescente”, fa notare l’Alleanza Cooperative Agroalimentari, da qui l’importanza dell’informazione e del sostegno reale delle filiere di produzione. Ciò che più preoccupa i produttori, tuttavia, è ben altro. “I record del bio italiano sono minacciati dall’aumento spropositato delle importazioni di prodotti biologici dall’estero, cresciute del 40% nel 2023, in controtendenza rispetto al dato dell’Unione Europea”, tuona infatti Coldiretti che punta il dito sulla scarsa o comunque dubbia qualità di quello che può arrivare subito nostri mercati. Per i coltivatori, “gli arrivi di cibo biologico extra Ue in Italia sono passati dai 177 milioni di chili del 2022 ai 248 milioni del 2023”.

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