Di Marco Sprecacè e Patrizia Neroni

ACQUASANTA DEL TRONTO – Domenica 25 agosto, con la preghiera guidata da Padre Francesco Guglietta, presso l’Abbazia del Monastero di Valledacqua, ad Acquasanta Terme, è iniziata la terza, ed ultima, giornata dei lavori degli “Esercizi etico – spirituali per riscoprire il valore del lavoro”.

Il seminario, organizzato dalla Diocesi di Ascoli Piceno, ha coinvolto anche la comunità della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. Dopo i preziosi interventi di Le conversazioni odierne sono state curate dal prof. Luigino Bruni, docente ordinario di Economia Politica presso il Dipartimento di Giurisprudenza, Economia Politica e Lingue moderne dell’Università LUMSA di Roma e da madre Noemi Scarpa, Abbadessa del Monastero delle Benedettine di Sant’Anna di Bastia Umbra.

Leggi il resoconto della prima giornata: Corso Etico – Spirituale Valledacqua, Vescovo Palmieri: “Dobbiamo recuperare una spiritualità del lavoro”

L’articolo sulla seconda giornata: Valledacqua, Luigino Bruni: “Guai a quelle comunità che scartano subito i falsi profeti”

La prima conversazione della giornata, intitolata “il popolo delle beatitudini: ricchezza e povertà nel Nuovo Testamento” è stata guidata dall’economista Bruni. Una riflessione interessante e inedita sull’evangelista Luca, riportando le beatitudini, in quello che viene chiamato il Discorso della pianura (Luca 6,17-49). Luca attribuisce la beatitudine agli interlocutori di Gesù. Inoltre, l’Evangelista sottolinea alcuni aspetti molto particolari: parla di poveri (Luca 6,20) e si rivolge a quelli che hanno fame ora (Luca 6,21), Le sue beatitudini sono meno articolate, più sfuggenti, ma per questo più aperte ed evocative.

17 Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18 che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. 19 Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.

20 Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:

«Beati voi poveri,

perché vostro è il regno di Dio.

21 Beati voi che ora avete fame,

perché sarete saziati.

Beati voi che ora piangete,

perché riderete.

22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.

24 Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già la vostra consolazione.

25 Guai a voi che ora siete sazi,

perché avrete fame.

Guai a voi che ora ridete,

perché sarete afflitti e piangerete.

26 Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.

Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.

 È il testo biblico letto da Luigino Bruni per aprire la quinta conversazione delle giornate di spiritualità Esercizi etico – spirituali.

Bruni ha commentato il brano delle Beatitudini del Vangelo secondo Luca e in modo particolare la prima beatitudine: “Beati i poveri”. Ha iniziato il discorso su alcune differenze che si riscontrano tra il vangelo secondo Luca e quello secondo Matteo.

“Non è facile commentare il Vangelo, per farlo mi sono chiesto che cosa della figura di Gesù ancora oggi incuriosisce e affascina, non solo i cristiani, ma il mondo intero. In modo particolare riguardo la lettura del brano delle Beatitudini, dobbiamo arrivare a comprendere che tipo di umanesimo c’è al suo interno, dove si sono svolti i fatti, in che tipo di società si viveva e tanto altro, per esempio nel Vangelo secondo Luca leggiamo che il discorso è stato fatto su di una pianura, mentre per Matteo su di una montagna, in Luca troviamo “Beati i poveri”, in Matteo invece “Beati i poveri in spirito”, tutto questo dipende da quali fonti o cronisti sono arrivate le informazioni. Altre differenze che si possono trovare nei due vangeli di cui ci stiamo occupando, riguardano per esempio l’infanzia di Gesù, Luca mette al centro Maria e ci fa sapere che la famiglia di Gesù è di Nazareth, ma si recano a Betlemme per il censimento, mentre Matteo pone in rilievo la figura di Giuseppe e ci racconta che erano di Betlemme e solo più tardi si trasferiranno a Nazareth. Un altro elemento che li differenzia sta nello stile del racconto, Luca utilizza una scrittura narrativa più povera, Matteo assume uno stile più aulico, più solenne”.

Bruni ha poi posto l’accento sulla figura di Giovanni il Battista: “Il personaggio del battista è molto sottovalutato, questo perché è una figura molto complessa. È quasi certo che Gesù fu allievo del Battista per mesi, se non per anni, Gesù era come potremmo dire oggi, uno stretto collaboratore di Giovanni, si trovava con lui quando battezzava i popoli. Cristo inizia la sua predicazione dopo l’arresto del Battista, lascia la Giudea e si sposta a nord in Galilea. In quel momento da un lato esistevano i gruppi battezzati da Giovanni, ne troviamo traccia anche negli Atti degli Apostoli, e da un altro i cristiani seguaci di Gesù, con il passare del tempo molti “battisti” confluirono nei cristiani, ma all’inizio ci furono dei dubbi per entrambe le parti, si chiedevano chi fosse il Messia, se il Battista o Gesù”.

Dopo la lettura del brano delle Beatitudini, Luigino Bruni si è soffermato ad analizzare la prima Beatitudine del brano di Luca: “Beati i poveri perché di essi è il Regno dei Cieli”: La gente accorreva da Gesù perché lo vedevano soprattutto come un guaritore, anche oggi la gente ha bisogno di essere curata e aiutata, Cristo attraverso le guarigioni corporali ne faceva incontrare una più profonda, quella spirituale. Anche noi oggi come fa la Chiesa da sempre, dobbiamo aiutare chi è in difficoltà, non allontanare chi ha bisogno e in questo modo parlare della salute dello spirito che viene dal Signore. La Bibbia intera è colma di beatitudini, le troviamo nel salterio e in altri libri, ma le beatitudini di Gesù sono un qualcosa di diverso, parlano di questa vita hanno il sapore, potremmo dire, di “terra” e non solo di cielo, il Regno dei cieli di cui parla Gesù è anche quello terreno, è già in mezzo a noi a seguito della venuta di Cristo. Le Beatitudini sono una novità letteraria, in quanto assomigliano ad un canto e non mi meraviglierei se gli apostoli predicando le cantassero. È un brano universale, parla al mondo intero, chi non è sofferente? Chi non ha bisogno di essere guarito? I cristiani come tutti gli altri fanno fatica a credere che i poveri, i sofferenti siano “beati”, è così oggi come lo è stato ieri. Le Beatitudini sono inattuali, non sono virtù, ma in fondo l’etica del Vangelo non si basa sulle virtù, non si può entrare nell’etica del Vangelo se non se ne conosce il paradosso. La Chiesa continuamente fa di tutto per alleviare le pene dei sofferenti e per contrastare la povertà, ma si trova comunque a ripetere “Beati i poveri”, i cristiani ogni giorno convivono con questo paradosso, ripetere quello che recita la prima Beatitudine e subito dopo correre per cercare di aiutare quante più persone possibili a migliorare le loro condizioni di vita. “Abitare” questa contraddizione per comprendere il messaggio del Vangelo.

Purtroppo la povertà viene ridicolizzata, ci capita di sentire dire: “Sì, beati i poveri, ma i soldi ci servono comunque per vivere”, ecco, allora come possiamo fare per riuscire a condividere questa concezione? Come riuscire a chiamare beati tutti quelli che troviamo ai margini della società abbandonati a sé stessi? Ricordandoci di Gesù che ci ha detto che il Regno dei Cieli è già dei poveri, non “sarà”, ma lo è già, qui su questa terra e lo sarà anche dopo. I poveri seguivano Gesù durante le sue predicazioni, erano suoi amici, in loro troviamo la Sua presenza mistica. Molti ricchi “Epuloni” in questa beatitudine hanno trovato il loro alibi per lasciare i vari “Lazzaro” a raccogliere le briciole sotto il tavolo, davanti a due “strade” dobbiamo avere la saggezza per trovare una terza soluzione, quella che ci allontana dalle nostre forme di egoismo e di narcisismo, perché a volte quel “devo” ci allontana dal messaggio di Gesù.

Noi andiamo oltre la concezione di Cristo, noi diciamo: “Beati i poveri, ma mica tutti, solo quelli che seguono Gesù”, Lui invece non lo ha mai detto. Nel nostro quotidiano sarebbe bene ripensare al primo giorno della nostra vita e all’ultimo e agire tra i due, di conseguenza.

Cosa hanno in comune il bambino appena nato e il moribondo? La povertà. San Francesco se ci pensate bene, ha voluto essere povero, era affascinato dai poveri e ha voluto diventare come loro. Non ha costruito ospedali o quant’altro per eliminare la povertà, lo faranno altri in seguito, non voleva cambiare la sua condizione di vita, ma al contrario l’ha abbracciata, ha compreso il senso della prima beatitudine espressa da Gesù.

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