ARQUATA DEL TRONTO – “La Speranza è come l’acqua che scaturisce dalla terra, che scaturisce dalla roccia. Non sappiamo spiegare perché certe volte continuiamo ostinatamente a sperare, ma lo facciamo!”.
Queste le parole del Vescovo Gianpiero Palmieri in occasione della commemorazione delle vittime del terremoto ad Arquata del Tronto, durante la Santa Messa celebrata presso l’Area SAE (Sistemazione Abitativa Emergenziale) di Pescara del Tronto.
La giornata di Sabato si era aperta con la preghiera del Rosario alle ore 2:30, seguita dalla celebrazione della Santa Messa, durante la quale è avvenuta la commemorazione alle ore 3:36, nell’ora esatta in cui la terra tremò in quella terribile notte del 2016: in un silenzio assoluto, squarciato solo dal rintocco delle campane, sono stati ricordati i nomi di tutte le 52 persone che persero la vita in modo inaspettato e crudele.
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Il Vescovo Palmieri durante l’omelia ha poi affermato: “Nasce dalla fede la Speranza. Nasce dall’alto la Speranza. La Speranza nasce da Dio, perché siamo fatti per la vita e non per la morte, siamo fatti per costruire e non per rassegnarci alla distruzione.
È quello che anche San Paolo diceva nel brano della Prima Lettura, la seconda ai Corinti, perché Paolo vede la piccola comunità di Corinto a rischio estinzione, perché perseguitata. La comunità ne sta passando di tutti i colori.
Eppure – dice Paolo – noi lo sappiamo il perché! È qui il segno che è presente il Risorto dentro di noi. Noi non ci perdiamo d’animo, ma al contrario abbiamo il tesoro di Dio, la potenza del suo Spirito, nei nostri fragili vasi di creta.
Nonostante la fragilità, nonostante i nostri momenti di tristezza e di depressione, noi sentiamo una potenza che non viene da noi, ma viene da Dio.
Infatti – dice Paolo – siamo tribolati ma non schiacciati, siamo sconvolti ma non disperati, perseguitati ma non abbandonati, colpiti ma non uccisi.
Portiamo sempre, dovunque, la morte di Cristo nel nostro Corpo, perché anche la vita di Gesù, sempre nel nostro Corpo, si manifesta. Il corpo collettivo che siamo noi, le nostre comunità, i nostri paesi, sente le ferite e le fatiche e, allo stesso tempo, sperimenta che non siamo uccisi, distrutti, annientati, ma che nuovamente continuiamo a ripartire.
Dobbiamo stringerci gli uni con gli altri, dobbiamo lottare, dobbiamo andare avanti, vogliamo andare avanti! Mi ha tanto colpito, quando sono venuto come Vescovo di Ascoli e ho visitato i tanti paesi della montagna, il fatto che, tanto più il paese è distrutto, tanto più è determinata la comunità degli ex abitanti a ricostruirlo. Girare per questi paesi e sentirmi dire: ‘Dai, coraggio, ricostruiamo la chiesa! Ripartiamo! Ricostruiamo le case!’ È questo che dobbiamo fare.
A tutti quelli che si danno da fare, perché questi luoghi possano essere abitati, perché ci sia lavoro, perché ci sia determinazione nel progettare, a chi sogna, progetta, realizza, a chi fa tutto questo noi diciamo il nostro grazie! Chiediamo al Signore di non rassegnarci mai”.
Alla Santa Messa a Pescara del Tronto erano presenti numerose autorità civili e militari, tra le quali il commissario alla ricostruzione Guido Castelli, il sottosegretario Lucia Albano, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, l’assessore regionale Andrea Maria Antonini e il sindaco di Arquata del Tronto, Michele Franchi.
Anche durante la preghiera dei fedeli sono state ricordate tutte le vittime del terremoto e in particolare, la comunità riunita, ha pregato per i familiari: “Per le famiglie delle vittime del terremoto, perché dalle tristi vicende continuino ad essere testimoni della presenza di Dio, nella storia, e della vittoria di Cristo sulla morte”.
Presente alla cerimonia anche l’imprenditore Diego Della Valle che, insieme al fratello Andrea Della Valle, sono stati insigniti lo scorso Maggio della cittadinanza onoraria. Tra le motivazioni che hanno portato a tale riconoscimento, ricordiamo “l’impegno sociale e civile dimostrato dopo il terremoto del 2016: la realizzazione in tempi record dello stabilimento Tod’s nei territori colpiti dal sisma ha permesso alla popolazione di trovare una spinta a reagire e a non abbandonare le proprie radici”.