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In 180 dalla Zona Picena alla Route nazionale delle Comunità capi, Stefania Ruta e Giancarlo Alboini: “Andiamo controcorrente”

DIOCESI – «Un’esperienza arricchente sia per il confronto con gli altri scout provenienti da tutta Italia, sia per i laboratori e gli incontri che si sono susseguiti durante le giornate».
Con queste parole Stefania Ruta e Giancarlo Alboini, responsabili della Zona Picena, commentano le giornate appena trascorse a Verona per la Route nazionale dei capi dell’Agesci sul tema della felicità. Ai 18mila presenti sono giunte le parole di papa Francesco e del card. Zuppi, che ha presieduto la Messa finale.
Tra i capi scout dell’Agesci, circa 800 erano quelli marchigiani e di questi circa 130 sono della Zona Picena, che raggruppa gli scout delle due diocesi di Ascoli Piceno e San Benedetto del TrontoRipatransoneMontalto delle Marche.
Stefania e Giancarlo commentano: «È stato bello perché abbiamo vissuto incontri con tavole rotonde e con relatori di rilevanza nazionale, provenienti da ambiti di competenza molto ampi.

Solo per citarne alcuni, c’era la possibilità di partecipare a diverse tavole rotonde tra cui: sull’equità fiscale, dove era presente il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini; sul coraggio di indignarsi e impegnarsi, con don Ciotti di “Libera” e Alessandra Giros di Aversa del comitato Don Peppe Diana; sull’accoglienza a 360 gradi, con il vescovo di Rimini, monsignor Nicolò Anselmi; sulle interconnessioni tra politica e accoglienza, con don Rito Alvarez e Graziano Delrio.

Abbiamo avuto la possibilità, durante le giornate, di approfondire gli ambiti in cui noi scout possiamo interagire con il nostro servizio in parrocchia, con attività sia singole sia come comunità capi tutti insieme, sia in combinazione con altri gruppi che inizialmente non conoscevamo, svolgendo in alcuni casi attività di pulizia nella città di Verona o incontrando altre associazioni attive in città.
Molto emozionante è stata la veglia del venerdì sera in cui si è partiti da una iniziale rilettura personale della giornata vissuta per poi condividere e entrare in relazione con gli altri capi, sperimentando l’incontro nella condivisione: ascoltando, accogliendo, donando.
Ad oggi la ricchezza dell’Agesci è che andiamo controcorrente. Una delle basi su cui lavoriamo è la semplicità delle cose: lavoriamo sulla natura, sull’accoglienza. Cinquant’anni fa erano attività normali, oggi sono controcorrente e provocatorie. Queste sfide piacciono ai ragazzi perché li rendono protagonisti; non la vivono come spettatori, ma si devono sporcare le mani per realizzare qualcosa. I ragazzi sono pronti a mettersi in gioco con entusiasmo; sta a noi proporgli la giusta sfida. Ad oggi ancora funziona la praticità del metodo. Ci sarà da lavorare, ma da qui si riparte per i prossimi 50 anni dell’associazione».

Il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nell’omelia tenuta domenica a Verona durante la Messa a conclusione della Route nazionale ha dichiarato: «In questo nostro tempo di guerra, siate testimoni di pace! I vostri gruppi siano luoghi in cui si costruisce e si custodisce la pace attraverso un’accoglienza vera, per sconfiggere l’odio e il pregiudizio, l’ignoranza e la violenza nelle parole, nelle menti e nelle mani; disponibilità a relazioni riconciliate tra voi e con tutti. Così si disarmano le menti, i cuori, le mani. Viviamo in un tempo di crisi della democrazia e della partecipazione democratica: siate nelle vostre comunità custodi del bene comune e testimoni di un agire politico concreto, davvero disinteressato, perché con un unico interesse: la persona», ha proseguito il cardinale, che ha ricordato don Peppe Diana per invitare a continuare «ad essere testimoni ed educatori di legalità e di giustizia, senza compromessi e senza impegni a spot o per i sondaggi, come condizione essenziale per costruire il bene comune e insegnare ad amarlo e difenderlo tutti i giorni».
«In questo contesto fluido e con sempre meno punti di riferimento stabili, ma con tanti tecnici e assistenti interessati, siate testimoni umani e credibili di scelte definitive e libere, solo per amore e per servizio, senza il timore che siano “per sempre”, anzi con la preoccupazione che non siano “per un po’” nel matrimonio, nel sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata, nella professione, nell’impegno politico. Non mezze scelte, sempre timorose, perché è la scelta che fa crescere, non perché risolve tutto, ma troverà chi non lascerà mai solo e darà la forza per affrontare la strada», ha concluso il card. Zuppi.