CUPRA MARITTIMA – «È bello ritrovarsi per la festa di san Basso con i bambini che qui vicino giocano allegri, con le famiglie che si ritrovano per riposare, per festeggiare insieme».
Con queste parole il vescovo Gianpiero Palmieri, domenica 25 agosto, ha aperto la propria riflessione in occasione della solenne celebrazione presieduta a Cupra Marittima per la festa del Santo Patrono, san Basso.
Gli appuntamenti, organizzati dal Comitato Festeggiamenti San Basso dell’omonima parrocchia in collaborazione con il Comune di Cupra Marittima, si sono svolti dal 23 al 25 agosto 2024.
I festeggiamenti hanno avuto il loro culmine domenica 25 agosto, quando è stata effettuata una solenne e suggestiva processione notturna dall’antica pieve di san Basso, passando per le strade e le vie del paese, fino al mare, dove è stata celebrata una Messa presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri e concelebrata dal parroco don Roberto Traini e da don Benvenuto, con il servizio all’altare prestato dal diacono Luciano Caporossi.
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Durante l’omelia, il vescovo Palmieri ha poi affermato: «È una gioia trovarsi insieme, perché il Vangelo è esattamente quello che dice la Parola: una buona notizia sulla vita. Vangelo significava un messaggio buono, una notizia buona.
Il Vangelo che ci è venuto a rivelare Gesù è davvero un messaggio di speranza e di bellezza sulla vita umana.
Chi è l’uomo? È un figlio di Dio, non è frutto del caso, ha una dignità enorme.
L’uomo è figlio di Dio! Chi è Dio? Dio è il mistero che ci ha donato la vita, quindi è Padre e Madre. Anche se la vita ha degli aspetti difficili da comprendere, tanto più da vivere, rimane, per chi lo coglie in profondità, la bellezza del volto di Dio che è Padre e Madre.
E com’è bello quando gli uomini e le donne vivono insieme, volendosi bene, cercando la pace, facendo festa.
Allora Gesù ci dice che nel cuore di ogni essere umano Dio è presente con lo Spirito Santo. Non soltanto nel cuore dei credenti o dei battezzati: lo Spirito Santo è presente nel cuore di ogni essere umano.
Non c’è uomo che venga in questo mondo senza che Dio non parli con infinita tenerezza e non diventi il tempio in cui dimora lo Spirito Santo.
Quando giro per le Cresime, e adesso comincerò anche nella diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto delle Marche, lo chiedo sempre ai ragazzi: da quando lo Spirito Santo è dentro di te?
Il 99% delle volte rispondono sicuri di dare la risposta esatta: “Dal Battesimo”. Ma io dico loro: no! È da quando sei al mondo, come ogni essere umano, che lo Spirito di Dio è dentro di te.
E cosa fa lo Spirito di Dio dentro di me?
Spinge il tuo mondo interiore verso il bene.
Lo Spirito di Dio lo riconosci perché ti spinge a cercare ciò che è bene, non solo per te, ma per tutti; ti spinge a cercare la verità, non le illusioni o le menzogne;
ti spinge a cercare la bellezza e a innamorarti della bellezza; lo Spirito ti spinge a commuoverti davanti alla bontà e a rimanerne coinvolto quando vedi un gesto di bontà verso qualcuno; lo Spirito ti spinge a innamorarti della giustizia e dell’equità;
lo Spirito ti spinge a cercare la paternità, e questo lo fa nel cuore di ogni essere umano.
San Paolo, all’inizio della Lettera ai Romani, dice: “Noi ebrei abbiamo la Torah, i comandamenti di Dio; i cristiani hanno l’insegnamento di Gesù, e coloro che non sono né ebrei né cristiani, che sono pagani, hanno la parola di Dio, lo Spirito Santo, che risuona nella loro coscienza”.
Se si mettono ad ascoltare in profondità il loro mondo interiore, sentono la voce di Dio che li spinge a cercare la verità, la bellezza, la bontà.
Allora vedete che il Vangelo è davvero una Parola piena di vita, e quello che Pietro dice a Gesù: “Signore, ma da chi andremo? Tu solo hai parole di vita”.
Quando ti sentiamo parlare, sentiamo una gioia, sentiamo che quello che dici è pieno dello Spirito di Dio, è pieno della vita di Dio.
Ma quando Gesù dice queste parole, è perché ha appena detto ai discepoli: “Io vado a Gerusalemme, dove morirò”. A un certo punto nella vita di Gesù, l’alternativa è molto chiara: o Gesù smette di parlare, oppure ormai deve accettare l’opposizione che lo ha circondato e deve andare ad affrontarla direttamente a Gerusalemme. Ed è quello che farà!
Gesù dice: “Io vado dritto fino in fondo a Gerusalemme, dove morirò”. I discepoli si dividono: molti, di fronte a questa prospettiva, si girano e se ne vanno; alcuni, pochi, lo seguono fino a Gerusalemme, perché la parola di Dio, la parola di Gesù, è diventata un po’ troppo dura. Gesù ha appena detto che “il Pane che io darò è la mia Carne per la vita del mondo”.
Ecco allora il punto: il messaggio di Gesù è bellissimo, ci dice la nostra dignità umana, ma nello stesso tempo Gesù ci dice: “La tua vita è un dono straordinario da fare agli altri, sei chiamato ad andare avanti nella via dell’amore, fino a donare te stesso”.
Ognuno di noi è chiamato a farlo, ovunque si trovi: nel proprio posto di lavoro, con le persone che ha vicino, con la propria sposa, il proprio sposo, i propri figli, nelle scelte che fa ogni giorno, nel cercare prima di tutto il bene.
Siamo chiamati ad andare fino in fondo, a dare la vita e a metterci tutto l’amore di cui siamo capaci.
La vita è questa, e che farai? Vuoi seguire anche tu Gesù anche quando ti spinge a giocarti totalmente?
Il martire protettore di questa città, san Basso, è andato fino in fondo, non si è fatto da parte, ha voluto salvare la sua comunità cristiana di cui era vescovo, offrendosi per primo affinché gli altri non fossero perseguitati.
Andare fino in fondo, amare fino in fondo, è quello che il Signore ci spinge a fare. Quando Israele arriva nella Terra Promessa, avete sentito nella prima lettura, Giosuè, per conto di Dio, dice: “Siamo arrivati alla terra sospirata. Sono passati tanti anni, e adesso devi decidere tu: ora Dio rimarrà il tuo Dio o cercherai i dèi degli Amorrei, o ritornerai agli dèi dell’Egitto? Che farai? Scegli tu”.
Dio fa sempre così, ci lascia liberi; anche Gesù nel Vangelo 24 volte dice a qualcuno: “Se vuoi”.
La nostra libertà è importantissima, e allora Dio ci chiede: “Tu che vuoi fare? Da che parte vuoi stare?“.
Avete sentito la risposta di Israele: “Eravamo un popolo di schiavi, Signore, ci hai messo nel cuore un grande desiderio di libertà, ci hai fatto diventare finalmente un popolo di uomini liberi. Ma come ritorneremo indietro? Come ritorneremo a essere un popolo di schiavi? No, non lo vogliamo, vogliamo rimanere un popolo di uomini liberi”.
E Dio dice: “Se io sarò il tuo Signore, allora sarai libero; se qualcos’altro o qualcun altro, o anche te stesso, diventerà il tuo signore, allora perderai la tua libertà. Finché il tuo Signore sono io, la libertà è assicurata”.
E il popolo capisce: è arrivato nella terra dove non c’è il faraone, dove non c’è schiavitù, ma dove è chiamato a costruire il Regno tra un popolo di uomini liberi.
Ecco allora che dice la parola di Dio di oggi: “Sii libero, perché Dio ti ha fatto libero. Sei suo figlio, vai fino in fondo nell’amore dietro a Gesù e non ti scoraggiare, non aver mai paura. Lo fai insieme con lui, e quando ti senti stanco o avvilito, rivolgiti al Signore e alla sua parola: lui ha Parole di vita, parole di vita eterna, piene di Spirito Santo, e sentirai che la presenza di Dio dentro di te cresce, cresce sempre di più”.
Allora sarà davvero vera la preghiera che ho fatto all’inizio della Messa, che, se avete notato, è bellissima. In quella preghiera diceva così: “Signore, tu che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, unisci in un solo volere i cuori dei cristiani di Cupra. Fa’ che desideriamo ciò che tu prometti, perché in mezzo alle vicende del mondo, là siano fissi i nostri cuori, dove è la vera gioia. E così sia per ciascuno di noi”.
Al termine della celebrazione, dopo la preghiera del Marinaio letta da Luciano Batolini dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, è stata deposta la corona d’alloro in onore dei Caduti del mare e infine si è tenuto il celebre spettacolo di fuochi d’artificio conosciuto come “La barca di fuoco”.