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Arquata del Tronto, Vescovo Palmieri: “Il 110% ha avuto degli effetti negativi sul territorio delle zone terremotate”

Pubblichiamo l’intervista realizzata da Alessandro Guarasci per Vatican News

Otto anni fa iniziava un fenomeno tellurico tra i più disastrosi che abbiano mai colpito il Centro Italia. Quattro terremoti in poco più di cinque mesi, dal 24 agosto 2016 al 18 gennaio 2017: la sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso. Un evento catastrofico che determinò la creazione di un cratere di otto mila chilometri quadrati, tra Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria, costituto da 138 comuni. La notte scorsa, ad Amatrice, la città che pagò il tributo più alto, si è svolta la veglia per ricordare le 239 vittime del terremoto, mentre alla commemorazione di Pescara del Tronto, dopo la recita del rosario e la messa, alle 3.37, orario della tragedia, il rintocco della campana ha scandito l’appello delle 52 vittime di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Il vescovo, monsignor  Gianpiero Palmieri, spiega che “tante persone vogliono rimanere in queste comunità, chiedono che le chiese siano riedificate. Ma in questi otto anni la ricostruzione privata e delle strutture pubbliche è stata molto lenta”.

Monsignor Palmieri, perché questa lentezza?
Questo perché ci sono stati degli elementi che hanno reso più difficile la ricostruzione. Ad esempio, l’economia ha girato intorno al bonus del 110%, che ha avuto degli effetti negativi sul territorio delle zone terremotate. C’è stato l’aumento dei prezzi, dei costi dei professionisti e così via. Siamo dunque ancora in una fase iniziale della ricostruzione. Nel frattempo molti di questi nostri territori sono stati abbandonati, le famiglie si sono trasferite nella zona costiera, ma ce ne sono altre strenuamente presenti nel territorio, determinate ad andare avanti per dare nuova vita ai paesi.

Ecco, lei lo ha detto: i territori in parte si sono spopolati e probabilmente gli anziani sono coloro che soffrono di più in questo momento …
Sicuramente sì, perché si trovano in una condizione che è quella di vedere il loro paese che non rinasce, ma devo dire che sono anche molto fermi in questa speranza. Tutte le volte che si parla di tali questioni, gli anziani, ma non solo loro, anche le famiglie di questo territorio, esprimono forte il desiderio di poter continuare la loro vita. Lo vedo in modo particolare durante le feste estive, che sono sempre sono feste patronali. Allora tante persone ritornano al paese d’origine. E anche se il paesaggio intorno è particolarmente doloroso, la festa si fa, si fa il momento liturgico di preghiera, perché ci si tiene molto a dare continuità a questi luoghi.

C’è un problema anche con i giovani. Qual è la prospettiva per un giovane che vuole rimanere?

Proprio per questo è necessario creare lavoro in questi territori. Ad esempio, ci sono alcune aziende, particolarmente attente alle questioni sociali del nostro territorio, che hanno addirittura aperto fabbriche proprio per garantire una possibilità di futuro a queste persone. C’è da puntare sul turismo, pensiamo a tutto quello che si crea intorno ai cammini in questi, i posti qui sono davvero molto belli. Quindi ci sono delle possibilità di rinascita che devono essere assecondate, portate avanti,

Il terremoto del 24 agosto 2016 devastò anche il patrimonio religioso. A che punto siamo con la tutela di questo patrimonio?

Abbiamo ricostruito diverse chiese e siamo in fase di ricostruzione di altre. Certamente anche la ristrutturazione dei luoghi di culto soffre un po’. Alcuni professionisti del settore edile mi hanno detto che certamente i guadagni sono stati maggiori col 110%, e questo li ha spinti a dare la priorità a quei lavori piuttosto che a quelli della ricostruzione post-sisma. Allo stesso tempo, però, stiamo andando avanti e ogni anno si riaprono chiese e luoghi di culto. Questo tra la gioia di tutte le persone presenti e di tutti quelli che abitavano in questo territorio.

L’attaccamento alle tradizioni religiose è una caratteristica di questa zona…

Mi ha colpito tanto, venendo in questi territori due anni e mezzo fa, vedere che in paesi anche totalmente distrutti le persone mi aspettavano per chiedermi quando avremmo ricostruito la chiesa. È un segno forte del desiderio di custodire questa identità, di dare continuità. Ricordo in modo particolare la liturgia della notte, proprio nell’ora stessa del terremoto, come abbiamo fatto oggi alle 3.37 a Pescara del Tronto, con il suono della campana a ogni nome delle cinquantadue vittime del terremoto. E’ un segno fortemente suggestivo. Una notte particolarmente dolorosa per tanti abitanti che accorrono a questa liturgia, ma che nello stesso tempo contiene un desiderio e una speranza molto forte.

Redazione: