Purtroppo ciò che resta è solo quello stampato sui libri; del racconto orale non c’è memoria lunga.
A volte, però, non è giusto “appropriarsi” di un gesto, un’idea, un patrocinio, una scoperta di un’altra persona, ma si sa, così va il mondo.
Ebbene, noi oggi facciamo un po’ di ordine e di giustizia a Nicola Santori.
Chi ha scoperto le due tavole di Vittore Crivelli di Grottammare, oggi conservate nel Museo Sistino dentro la chiesa di San Giovanni Battista?
Era il 1968-1969, quando il muratore Nicola Santori, detto “Niculì”, stava lavorando con altri operai al rifacimento del tetto della chiesa di San Giovanni Battista. Notò due pale “colorate”, strane, messe proprio lì sotto un buco nel tetto. Chiese agli altri muratori facendo notare i colori sbiaditi dalla polvere. Nicola era amante delle cose antiche, ci teneva. Tutti lo derisero, dicendo di buttare quella “robaccia”, quelle “tavolacce”… ma lui non diede ascolto a nessuno. Con un po’ d’acqua tentò di ripulirle. Con somma meraviglia vide i corpi di due santi, san Rocco e san Sebastiano! Si sparse subito la voce in paese e ci fu qualcuno che, furbamente, tentò di farsi vendere le due pale colorate con i santi, ma Nicola rifiutò categoricamente. Erano della chiesa di San Giovanni Battista e nemmeno lui poteva tenerle. Si rivolse subito al “curato”, che all’epoca era don Natale Buttafoco che, da appassionato di storia e arte, capì subito l’importanza del ritrovamento, prese in consegna le tavole e chiamò i Carabinieri e la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici delle Marche. Una volta avvenuta la valutazione da parte degli esperti, uscì fuori il nome di Vittore Crivelli, quale autore delle pale che sicuramente appartenevano a un polittico smembrato… il nome di Crivelli, per la verità, fu già da prima ipotizzato dallo stesso don Natale, come raccontano gli anziani.
La Soprintendenza portò via i dipinti da Grottammare per restaurarli, deprecando l’incuria circa il fatto che fossero stati utilizzati probabilmente per attappare un buco nel tetto.
Grazie a don Giorgio Carini, che nel 2002 riaprì la chiesa di San Giovanni Battista ospitando al suo interno anche la sede del locale Museo Diocesano, avendo ottenuto dei fondi ad hoc per la ristrutturazione, e che chiese il ritorno delle due tavole di Vittore Crivelli, la Soprintendenza, accertatasi di come e dove sarebbero state conservate ed esposte le opere, ne accordò il ritorno finalmente a Grottammare, dove sono oggi.
Dobbiamo dunque a Nicola Santori il ritrovamento, nel 1968-1969, dei due Crivelli di Grottammare. Per la verità, gli venne promessa una ricompensa, un beneficio per aver segnalato allo Stato queste due opere d’arte, mai ricevuto da Nicola, amareggiato per non essersi visto “riconosciuto” nell’importante gesto intuitivo e comunitario che aveva fatto, da persona onesta e corretta quale era.
A contribuire alla ricerca svolta nel presente articolo, con doverosi ringraziamenti da parte di chi scrive, è stato don Giorgio Carini, già presidente della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra e per i Beni Culturali, oltre al lavoro di squadra che ha fornito indicazioni, informazioni e testimonianze anche orali.
Grazie a Filippo Massacci che, da ragazzino, vide come testimone oculare il ritrovamento “in diretta”, stando a giocare nella piazzetta Peretti al paese alto, proprio quando arrivarono i Carabinieri a prendere in consegna le tavole crivelliane a seguito del ritrovamento di Nicola Santori e del tempestivo intervento di don Natale Buttafoco.
Grazie a Carminio Spinucci, che ha fornito importanti indicazioni; a Roberta Fiori, Vincenzo D’Ercoli e ai parenti del fu Nicola Santori; a Vittorio Ciarrocchi, fratello della moglie del figlio di Nicola, e soprattutto alla sig.ra Maria Palma Ciarrocchi, che ora vive a Falconara e che era la nuora di Nicola Santori. Palma gentilmente ci ha raccontato il ritrovamento vissuto in famiglia all’epoca e cosa disse il suocero delle tavole ritrovate.
Grazie a Matilde Menicozzi, che nel 2002, quale Dirigente Provinciale, collaborò con don Giorgio per il recupero e la sistemazione di San Giovanni Battista e il ritorno delle due tavole crivelliane.
Un ringraziamento speciale all’attuale parroco di San Giovanni Battista, mons. Federico Pompei, per aver collaborato allo studio.
Grazie a tutti. Chi avesse ulteriori notizie o ricordi, può scrivere a: susanna.faviani@gmail.com.
N.B.
Nel sito istituzionale del Comune di Grottammare è scritto che le due tavole vennero ritrovate negli anni ’60. Si potrebbe a questo punto calibrare meglio la data con precisione al 1968-1969 e aggiungere il nome dello sconosciuto muratore, che oggi sappiamo essere Nicola Santori.
Ci permettiamo di proporre una targa in suo ricordo all’interno del Museo Sistino in San Giovanni Battista, accanto alle due tavole di Vittore Crivelli, per onestà storica, visto che nelle pubblicazioni si fa nome solo della Soprintendenza che ha “scoperto” le due tavole crivelliane.
Curiosità
Chi scrive ricorda di aver udito in gioventù il racconto di don Natale Buttafoco, il quale ipotizzava che le tavole fossero state collocate sotto il tetto non per sfregio, ma per nasconderle dalla depredazione napoleonica. Poi qualche accadimento improvviso ne impedì il recupero da parte di chi le aveva nascoste e restarono lì nel sottotetto fino al 1968.
Aggiornamento 3 settembre
A seguito del nostro articolo, siamo stati contattati dalla famiglia del muratore Clito Langiotti. I discendenti di Langiotti sostengono che ad avvistare per primo le tavole crivelliane sia stato lui.
Poco cambia nella storia, in quanto a scoprirne il valore e a fare la denuncia ai Carabinieri è stato sempre Nicola Santori.
Tuttavia, per rispetto e dovere di cronaca, riteniamo corretto aggiungere anche il nome di Langiotti al ritrovamento.
Resta da dire, con non poca commozione, che furono i lavoratori di Grottammare, in modo corale, a ritrovare le due tavole del Crivelli e a conservarle per tramandarle fino a noi, dove si trovano, nel Museo Sistino.
Grazie a tutti per questa memoria e per il lavoro di squadra fatto per ricostruire una verità storica.
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Un articolo molto interessante e ben scritto. Sostengo la proposta del giornale di scrivere, vicino alle tavole, il nome del sig. Nicola Santori che le ha ritrovate e salvate. Mi auguro che il comune voglia prenderne nota.
Grazie Matilde se non ci fossi stata tu a darmi una mano non sarebbe uscito bene l'articolo che, come ho già scritto, è il frutto di un lavoro di squadra! Grazie!!!
gentile Susanna, possiamo sperare che l' eco del racconto di Don Natale, che ho conosciuto bene e voglio ricordare per la sua grande umanità, sia vero. Purtroppo per lunghi secoli non sempre si sono apprezzate le opere d' arte . Se non fosse stato per il grande Bernard Berenson e il suo fondamentale testo I pittori del rinascimento non avremmo nemmeno coscienza di quanto importante sia stata l' arte in Italia nei secoli passati. Basti pensare che alcuni dei Prigioni di Michelangelo sono rimasti accantonati , per secoli , con il rischio di essere trasformati in pietra di costruzione, prima di essere considerati la rivoluzionaria intuizione di un artista che anticipa l' arte moderna di 4 secoli