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Intervista a Simone Catini, direttore Inps della Provincia di Ascoli Piceno: “Dal territorio segnali preoccupanti che richiedono attenzione”

ASCOLI PICENO«Ai poveri non si perdona neppure la loro povertà. Si è giunti a teorizzare e realizzare un’architettura ostile, in modo da sbarazzarsi della loro presenza anche nelle strade». Queste parole, pronunciate da papa Francesco nel 2019 in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri, risultano profetiche, se pensiamo alla notizia di qualche settimana fa che, in occasione delle appena trascorse Olimpiadi, per motivi di decoro, i senzatetto presenti lungo le strade di Parigi siano stati fatti trasferire nelle città delle zone limitrofe alla capitale francese.
«È necessario – afferma ancora il Santo Padre –, soprattutto in un periodo come il nostro, rianimare la speranza e restituire fiducia. È un programma che la comunità cristiana non può sottovalutare. Ne va della credibilità del nostro annuncio e della testimonianza dei cristiani». Vogliamo allora contribuire a restituire questa speranza parlando di alcune misure già in atto e altre messe in cantiere, per prevenire e contrastare la povertà.
Ne parliamo con il dott. Simone Catini, direttore Inps della Provincia di Ascoli Piceno.

Gli Uffici Inps marchigiani hanno da pochi giorni stretto un accordo con le Caritas della Regione Marche. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a firmare l’accordo e quali gli intenti di questo progetto triennale?
L’intento è di raggiungere il più possibile tutti gli strati della popolazione e farli crescere nella consapevolezza e nell’esercizio dei diritti sociali previsti dallo Stato italiano ed a loro spettanti. Se infatti nel nostro Istituto la fa da leone la previdenza – quindi la gestione di tutti i trattamenti pensionistici correlati al pagamento di una contribuzione -, comunque l’Inps è anche l’ente nazionale che si occupa di assistenza. Non a caso, soprattutto negli ultimi anni, sono stati previsti degli strumenti specifici per contrastare la povertà, di cui ci siamo occupati e continuiamo ad occuparci, seppur con i dovuti cambiamenti a seconda delle valutazioni politiche che vengono fatte di volta in volta. Con il cambio dei politici, infatti, spesso cambiano anche alcuni strumenti: ad esempio, il reddito di cittadinanza, che era vigente fino allo scorso anno, oggi è stato completamente sostituito dall’assegno di inclusione, che è lo strumento principale di sostegno economico per gli utenti in condizioni di fragilità. Altri strumenti invece restano invariati, come ad esempio l’assegno unico per i figli a carico.
In questa nostra funzione di assistenza, la Caritas è una grande partner, in quanto è un soggetto privilegiato per l’individuazione degli utenti fragili a causa della vicinanza che naturalmente ha con persone che possono trovarsi in situazioni di povertà o disagio.
Da qui le ragioni della genesi di questo accordo sottoscritto dalla Regione Marche con le 13 (confermo) Caritas esistenti in regione, attraverso il quale sono stati individuati dei referenti per ogni sede Inps. Quindi per la provincia di Ascoli ce ne sono due: per Ascoli Piceno abbiamo scelto Annina Brunozzi, responsabile dell’URP per la sede provinciale; per San Benedetto del Tronto, invece, abbiamo optato per Giacinta Silvestri, responsabile dell’agenzia territoriale presente nella città rivierasca.

In qualità di dirigente INPS di AP, conosce molto bene la situazione di tutto il territorio del Piceno e quindi delle due Diocesi guidate dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri. Qual è l’attuale situazione dei cittadini della provincia di Ascoli Piceno?
La situazione è quella riportata nel rendiconto sociale che annualmente il nostro Istituto rende pubblico attraverso un convegno e che ci dà una fotografia molto precisa di tutto il territorio. Da lì emerge un quadro non ancora così tanto allarmante, ma che comunque presenta segnali preoccupanti che richiedono attenzione, come ad esempio il massiccio ricorso alla cassa integrazione che è stato fatto negli ultimi anni. L’importo medio delle pensioni erogate nelle province di Ascoli Piceno e Fermo, inoltre, sono inferiori rispetto a quelle delle province di Ancona e Pesaro: questo significa che il tessuto economico e sociale presenta sicuramente delle difficoltà, come del resto viene segnalato anche nelle varie statistiche del Sole 24 Ore che riguardano la qualità della vita delle persone nelle varie province italiane e che riportano alcuni indici relativi agli aspetti sociali ed economici anche della provincia di Ascoli Piceno.

Cosa si può fare concretamente per contrastare la povertà?
L’Inps è un ente pubblico strumentale dello Stato, quindi quello che concretamente può fare è semplicemente rendere tutti i cittadini consapevoli dei diritti sociali che l’ordinamento giuridico italiano riconosce loro. Come ente tecnico, quindi, il nostro Istituto mira a definire, istruire e liquidare le istanze che vengono presentate dai cittadini meno abbienti. Per il resto purtroppo non possiamo fare altro. Credo che debbano essere le istituzioni, soprattutto quelle più vicine e presenti sul territorio, a farsi carico degli aspetti più concreti. Un esempio sono i Comuni, i quali, attraverso i servizi sociali, hanno una maggiore autonomia e libertà operativa. L’istituto non è un ente di beneficenza, che può erogare prestazioni in maniera libera. Sicuramente posso dire che negli ultimi anni abbiamo acquisto una maggiore consapevolezza dell’importanza di contrastare la povertà con misure strutturate e sostenute finanziariamente dallo Stato. In questo l’Istituto può – e deve – svolgere una parte importante, facendosi carico di queste domande. L’accordo sottoscritto con le Caritas va in questa direzione. Per il resto è chiaro che il contesto è ampio e quindi un ruolo più operativo ce l’hanno gli enti amministrativi locali e la politica, che deve fare valutazioni attente e lungimiranti e poi tradurle in riforme normative. Faccio un esempio concreto per spiegarmi meglio. Il reddito di cittadinanza, che in Italia è stato il primo strumento di contrasto alla povertà, ha in realtà un genesi comunitaria, posto che, prima ancora di essere previsto in Italia, era stato sollecitato dall’ Europa come misura per combattere la fragilità economica dei cittadini. È stata quindi la politica a creare lo strumento. Noi, come Istituto, abbiamo soltanto la facoltà di mettere in pratica le norme previste.

Spesso i cittadini che si rivolgono ai vostri Uffici hanno pesi gravosi da portare sulle spalle che, a volte, sono anche macigni nel cuore. Come migliorare l’accoglienza e la comprensione da parte degli impiegati?
Il discorso è molto complesso, perché riguarda la percezione del servizio erogato, che dipende dalle capacità relazionali ed empatiche del singolo impiegato, ma anche dai modi ed aspettative del singolo utente. È chiaro quindi che, a volte, la percezione dipende da molteplici fattori. In linea generale, però, possiamo dire che noi abbiamo improntato l’accoglienza di chi si rivolge all’Istituto su criteri di massima cortesia, rispetto ed ascolto, tanto che in ogni sede esiste l’Ufficio Urp, che ha il compito di accogliere , ascoltare ed indirizzare gli utenti verso gli uffici più specialisti e settoriali. Questo per noi è un valore molto importante che viene costantemente monitorato dall’Istituto anche attraverso indagini di customer, similmente a quanto avviene per le aziende private. E questo vale non solo per l’utenza fisica che si presenta in ufficio, ma anche per la cospicua parte che ci raggiunge per via telematica.

Spesso le pratiche per l’invalidità civile vanno per le lunghe. Quali sono i tempi di attesa medi? Inoltre alcuni cittadini lamentano una estrema rigidità rispetto agli uffici delle zone limitrofe. L’eccessiva fiscalità non rischia di mettere in difficoltà le famiglie? Cosa si può fare concretamente per rispondere in maniera efficace e tempestiva a chi si rivolge a voi?
Un aspetto in generale legato alla gestione e ai tempi delle prestazioni è, senza dubbio, legato alla complessità tecnica con il conseguente grado di burocrazia che ogni prestazione necessariamente implica, posto che spesso per accedere a prestazioni sociali occorre produrre varia documentazione. A tal proposito da tempo l’INPS ha istituito, in tutta Italia, una Carta dei servizi, con la quale l’Istituto si impegna a rispettare tempi certi di definizione delle domande nell’erogazione dei propri servizi.
Poi bisogna fare un distinguo tra l’assistenza e la previdenza.
Le domande che riguardano l’assistenza sono legate a requisiti finanziari, generalmente attestati dall’Isee, che gli utenti devono avere prima della loro domanda. Infatti, la misura concreta del sussidio erogato dipende da diversi fattori come il numero delle persone che compongono il nucleo familiare, la loro età o condizione, il reddito complessivo della famiglia e da una serie di altre circostanze che devono essere dichiarate e certificate, come la casa di proprietà ed altro. Quindi i tempi di attesa sono legati anche ai tempi di elaborazione di tutte tali informazioni.
Comunque la maggior parte delle domande che pervengono all’Istituto riguarda la previdenza e anche in questo caso, per poter procedere con la pratica, occorrono dei documenti. Prendiamo l’invalidità civile, ad esempio, visto che l’ha citata. I tempi spesso sono lunghi, perché le domande di prima liquidazione sono gestite anche dalle AST (o ex ASL), cui spetta la valutazione sanitaria della patologia. I tempi di convocazione da parte della AST per la visita medica nella nostra provincia si aggirano intorno agli 80 giorni. Ci sono province più virtuose della nostra, come Fermo e Macerata, in cui i giorni di attesa in media sono 50, ma esistono situazioni peggiori, come nel Pesarese, in cui i giorni di attesa sono in media 150 giorni. Noi ci troviamo nel mezzo ma in ogni caso posso confermare che sono stati fatti passi in avanti rispetto agli anni scorsi, quando l’attesa media era superiore a 100 giorni.
Vorrei aggiungere che l’invalidità civile è un importante settore di cui si occupa l’Istituto ma che a breve sarà investito di importanti novità. È stata approvata dal Parlamento proprio quest’anno, infatti, la nuova riforma dell’invalidità civile con il Decreto Legislativo n. 62/2024 che andrà in vigore nel 2025 in alcune regioni in via sperimentale, mentre dal 2026 in tutta Italia, Marche comprese. Si tratta di una riforma quadro, che rivisita anche la L.n.104, ma l’aspetto più importante legato al discorso che stiamo facendo è che la valutazione sanitaria dell’invalidità civile sarà affidata all’Inps in via esclusiva, quindi la visita non verrà più effettuata dalla AST, bensì verrà eseguita all’interno degli nostri uffici. Questo dovrebbe comportare un’accelerazione complessiva dei tempi, in quanto attualmente i nostri tempi di definizione successivi alla visita sanitaria svolta dall’AST sono di circa 10/15 giorni, come risulta da questi grafici che riportano i dati, aggiornati ad Aprile 2024, sui tempi dell’invalidità civile a livello regionale con evidenziati quelli di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto: i tempi di convocazione a visita AST (ex ASUR) sono T1 e T2 e sono segnalati in rosso; da T3 a T8, invece, sono i tempi di attività di competenza INPS e sono segnalati in verde.

Per concludere, che messaggio vuole dare ai lettori?
Vorrei dire ai cittadini che possono contare sul nostro supporto. Da qualche anno l’Istituto si sta riappropriando con forza del suo ruolo nell’ambito dell’assistenza in Italia. L’Inps è nato principalmente come soggetto erogatore di pensioni a vantaggio dei lavoratori, però esiste anche un’attività importante nel riconoscere prestazioni economiche a tutti i cittadini e questo è uno strumento fondamentale per contrastare la povertà. In questa tutela universalistica si muove anche la riforma fatta due anni fa in merito all’assegno unico: mentre in precedenza esisteva l’assegno familiare che veniva dato solo ai lavoratori dipendenti, oggi invece per i figli a carico viene dato l’assegno unico a tutti i lavoratori, quindi anche a quelli autonomi, agli artigiani, alle partite iva, a tutti coloro che sono precari. Come dicevo prima, noi siamo un ente tecnico, strumentale che non ha un suo potere decisionale autonomo, ma può solo applicare le leggi vigenti in un preciso momento storico. Tuttavia di concreto possiamo assistere i cittadini e renderli edotti di tutti i diritti che lo Stato Italiano riserva loro. Anche questo non è poco: conoscere, sapere, avere consapevolezza rappresentano il primo passo per richiedere una prestazione.

Carletta Di Blasio: