SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Si è aperta con le dolci note di Morricone, suonate magistralmente dal M° Giada Mancini, la serata di dialogo cattolico-islamico dal titolo “Incontriamoci per conoscerci meglio”, che si è tenuta ieri sera, 3 Settembre 2024, alle ore 21:30, in piazza Europa a Sant’Egidio alla Vibrata. Durante l’appuntamento, giunto ormai alla quarta edizione, sono intervenuti il parroco della parrocchia di Sant’Egidio Abate, don Luigino Scarponi, e il presidente dell’associazione islamica di Teramo, Mohamed Merkanter, i quali hanno letto, rispettivamente in italiano ed in arabo, alcuni brani tratti dal Vangelo e dal Corano riguardanti il tema della preghiera. Presenti il vescovo Gianpiero Palmieri e l’imam Mustapha Batzami.
Dopo il saluto dell’avv. Valeria Veramonti, ieri in veste di conduttrice della serata, il ghiaccio è stato rotto dal dott. Nazzareno Quinzi, referente delle comunità religiose presso la Prefettura di Ascoli Piceno e fondatore dell’Università per la Pace presso la Regione Marche, il quale ha detto: “Ringraziamo tanto don Luigino, questo prete giovane che da tempo organizza questi incontri. Ho detto giovane, perché chiunque proponga iniziative di tipo ecumenico, ha un cuore giovane. Queste serate sono importantissime perché, ogni volta che facciamo un piccolo passo verso il dialogo, ne facciamo due verso la pace“.
L’incontro è poi entrato nel vivo con la lettura in italiano ed arabo di alcuni brani tratti dai Testi Sacri delle due religioni rappresentate. Perché pregare? Quando pregare? Come pregare? A queste domande hanno risposto i due relatori, precisando che la preghiera è un fenomeno umano universale, il mezzo indispensabile per mettersi in contatto con Dio, per sentirLo vicino: “La preghiera è l’attestazione fondamentale di spiritualità di ogni credente, di qualsiasi religione. Per i musulmani, ad esempio, la preghiera (salat) è il secondo pilastro dell’Islam ed è prescritta cinque volte al giorno. Anche per i cristiani la preghiera è molto importante e scandisce le varie ore del giorno”.
Nel corso della serata, attraverso la lettura delle preghiere presenti nel Corano e nel Vangelo, da quelle di Adamo ed Eva, a quelle di Abramo, Mosè, Ester e Tobia, fino a giungere a Zaccaria e Maria, i presenti hanno scoperto alcuni tratti comuni della preghiera, come ad esempio l’intenzionalità, la solennità e la finalità.
Prima dei saluti finali, è stata data la parola al vescovo Gianpiero Palmieri, il quale ha detto: “Saluto con affetto tutti voi qui presenti, in particolare Mustapha (n.d.r. l’imam Batzami), un caro amico con cui abbiamo vissuto tanti momenti di preghiera.
Anche stasera abbiamo ascoltato le preghiere e le abbiamo sentite dentro di noi, quindi in un certo senso abbiamo pregato insieme. Insieme sia a don Luigino sia al nostro amico e fratello musulmano, che ha letto le preghiere dell’antica tradizione coranica.
Credo che tutti ci rendiamo conto della straordinarietà di un momento come questo. Significa veramente andare controcorrente, andare incontro alle grandi possibilità della pace, del dialogo tra le religioni, della preghiera insieme. Significa credere nella possibilità del rispetto reciproco, dell’amicizia, del comune apprezzamento della bellezza delle tradizioni religiose a cui ognuno di noi appartiene. Sentire come il cuore dell’uomo e tutte le preghiere che abbiamo ascoltato si metta davanti a Dio, con profonda umiltà, con il bisogno di incontrarlo, con la supplica con tutto il cuore di poter seguire le sue vie, le vie di Dio, che sono quelle della giustizia, della pace e della misericordia. È quello che abbiamo ascoltato attraverso una lunga carrellata dei personaggi biblici di quello che noi cristiani chiamiamo Antico Testamento e anche del Vangelo.
Queste possibilità bellissime che abbiamo avuto stasera vanno considerate come un percorso che ci permette di guardare al futuro con fiducia. Queste iniziative, nel presente e nel futuro, vanno moltiplicate, perché abbiamo bisogno di fondare saldamente nelle radici i semi di pace che ognuno di noi porta nel cuore“.
Palmieri ha poi ricordato un episodio personale di cui è stato protagonista insieme ad un rabbino e ad un imam, mentre era parroco a Roma in un quartiere molto grande e anche difficile: “Nel 2016 ci fu una grande tensione nel quartiere tra gruppi politici di estrema Sinistra e di estrema Destra. Qualcuno pensò di aumentare il conflitto sociale, soffiando sul fuoco del rifiuto del dialogo religioso, del disprezzo degli stranieri e delle persone di altre religioni. Allora ci mettemmo d’accordo in tre: il rabbino che all’epoca guidava la locale comunità di fede ebraica, l’imam, che era a capo della comunità di musulmani della zona, ed io, che ero parroco della Chiesa locale. Facemmo in piazza un momento di preghiera insieme – ebrei, musulmani e cattolici – davanti ad una lampada che veniva da Betlemme. Ricordo che, nonostante il freddo di quella notte d’inverno, quasi a ridosso di Natale, la piazza si riempì di persone che vollero esprimere la direzione di marcia giusta: il rifiuto del conflitto e la ricerca della pace. Fu un momento molto bello e molto significativo che mise fine a questo conflitto per molti anni. Chi pensava di alzare il fuoco dell’intolleranza religiosa, se ne andò a casa quella notte con la coda tra le gambe, perché si rese conto di un intero quartiere che si strinse intorno al rabbino, all’imam e al parroco per pregare per il dono della pace.
Questo significa credere nella possibilità del dialogo e della pace, che si costruisce insieme, proprio come abbiamo fatto stasera”.
La serata si è conclusa con una preghiera attribuita a San Francesco e un momento di convivialità fraterna, in cui i convenuti hanno potuto assaggiare specialità culinarie della tradizione italiana ed araba.
Grande la soddisfazione dei partecipanti.
Kaoutar El Kheiri, una giovane mamma di 31 anni, ai nostri microfoni ha detto: “Sono a Sant’Egidio dal 2006, ma questo è il primo anno che partecipo a questo incontro. Ho deciso di partecipare perché avevo il desiderio sia di conoscere meglio i cristiani sia di far conoscere meglio la nostra religione. Molti hanno un’idea sbagliata, soprattutto in merito a come vengono trattate le donne musulmane. Sono felice di essere venuta, perché è stata una bellissima serata e ho scoperto che, per quanto riguarda la preghiera, ci accomunano molte cose”.
Mafalda De Luca, una giovane di 26 anni, ha dichiarato: “È la prima volta che assisto a questa catechesi alternata a piccoli momenti musicali. Sono rimasta molto colpita dal fatto che, anche se veniamo da Paesi diversi, quindi siamo portatori di tradizioni religiose diverse e per certi aspetti abbiamo abitudini differenti, c’è e ci sarà sempre una cosa che ci accomuna: l’amore, questo grande desiderio di essere amati, di amare e di voler condividere la vita con gli altri. Alla fine viviamo tutti sotto lo stesso cielo, siamo tutti Sue creature, siamo tutti fratelli. Questa riflessione l’ho maturata pian piano nel corso della serata, ma soprattutto sulle note di ‘Dolce sentire’, che mi hanno fatto pensare ancora una volta alla bellezza del Creato e all’importanza dei piccoli doni di ogni giorno”.
Morad El Omari, un papà di 49 anni, ha affermato: “Ho partecipato a tutte e quattro le edizioni di questo incontro interreligioso: abito infatti a Sant’Omero e lavoro a Sant’Egidio, quindi non devo fare un lungo cammino per giungere qui! Credo che la serata sia andata bene: al di là della bella partecipazione di pubblico, credo che già il riuscire a dare continuità al progetto sia il vero successo. Organizzare una prima manifestazione, infatti, non è poi molto difficile; riuscire invece a mantenere il dialogo con costanza e dedizione è più complesso. Mi pare che ci stiamo riuscendo e che cominciamo a vedere i frutti di questo dialogo: iniziamo infatti a conoscerci meglio vicendevolmente e a scoprire cose che abbiamo in comune. Senza questi incontri, tutto ciò non sarebbe mai avvenuto. È importante quindi non mollare e proseguire su questa strada”.
La giovane coppia formata da Luca Di Lorenzo, di 24 anni, e Sofia Cristofori, di 20 anni, ha infine concluso: “Spesso, quando si guardano religioni diverse da quella che si professa, si avverte un senso di distacco, forse anche orgoglio, e si lascia spazio al pregiudizio. Questa sera, invece, grazie all’incontro organizzato da don Luigino, ci siamo trovati a riflettere su come la preghiera sia una realtà che accomuna ciascuno di noi. Abbiamo riscoperto l’umiltà della preghiera, che è alla base di un cuore prostrato alla volontà di Dio. Non dobbiamo lasciarci cogliere dalla stanchezza del dubbio, certi dell’aiuto di Dio. L’esperienza del nostro Vescovo Giampiero infine ha chiuso efficacemente l’incontro, cogliendo i nostri animi nel profondo attraverso la sua esperienza personale”.
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Complimenti carissima Carletta,
Perfetto!
Per la prima volta, quest'anno, non ho potuto partecipare all'incontro organizzato da Don Luigino e dall'Imam Batzami Mustapha. Ed è stato meglio così.
Non ho nulla da eccepire sul significato simbolico dell'evento: Pace, Amore, Multicultiralità, Multietnicità ....
Tuttavia una cosa, a mio avviso, stona con tutto questo: il presidente dell'Associazione Islamica di Teramo, protagonista della serata per aver letto in lingua araba i passi del Corano riguardanti il tema della preghiera, si è presentato indossando una Kefiah (la sciarpa bianca e nera con le frange) che, per chi non lo sapesse, oggi più che in altri tempi ha un profondo e preciso significato politico, rappresentando il simbolo della resistenza palestinese.
Credo che così presentandosi (approfittando della nostra scarsa conoscenza in materia) il presidente avesse comunicato: Pace, Amore, Preghiera, multi ... si vabbè ma io sono con il popolo palestinese oppresso da Israele, sposando di conseguenza le azioni scellerate di Hamas che, per chi lo avesse dimenticato, hanno provocato l'altrettanto scellerata reazione di Israele.
Premessa la libertà di pensiero di ognuno, in un tale evento, dovrebbe prevalere un senso di opportunità.
Se così non è, al prossimo incontro multi..., libero da ogni protesta, provocazione o appartenenza, mi presenterò indossando la Kippah (il copricapo degli ebrei). E sono sicuro che ne riparleremo.
Che Dio ci doni la Pace e in quella terra possano presto convivere Due Popoli e Due Stati.
Salvatore De Santis
Amo la spiritualità interreligiosa e vorrei partecipare a momenti di preghiera comune, possibilmente nella mia diocesi, che è quella di Milano. Grazie per la vostra dedizione alla pace.
Gradirei sapere come mai dietro la postazione del nostro Parroco e del Vescovo manca la Croce che è il simbolo più importante della cristianità.
Non occorre ricordare le parole di Gesù Cristo: "chi si vergognera' di me e delle mie parole.......anche il Figlio dell'uomo si vergognera' di lui ........" Mc. 8,38
Grazie.
La croce è visibile sul petto del Vescovo. Sono le persone che devono testimoniare la croce di Cristo.
grazie per il bellissimo evento e la forza silenziosa ma potente che si sviluppa da un lavoro paziente e tenace che coinvolge tutte e tutti!!
Grazie non ho partecipato ma ho letto l articolo penso che il.momento storico che stiamo attraversando ha bisogno di queste testimonianze .....e scoprire come tutte le Religioni parlano di Pace .