“Agire rapidamente ed efficacemente per evitare che questa catastrofe ambientale e nazionale si aggravi. Non si tratta solo di sradicare gli incendi, ma anche di aiutare tutte le persone che soffrono di questa situazione e sono colpite nella loro vita quotidiana e nella loro economia”. È la richiesta che la Conferenza episcopale della Bolivia (Ceb), rivolge alle autorità del Paese, attraverso una nota intitolata “Ascoltare il clamore della terra e il grido dei poveri”.
In questo fine settimana la regione orientale boliviana è stata invasa dalle fiamme per 3,8 milioni di ettari, di cui 3,3 milioni nel dipartimento di Santa Cruz e il resto diviso tra i dipartimenti di Pando e Beni. Nel dipartimento di Santa Cruz e in quello di Beni è stato dichiarato lo stato di disastro. Una realtà che, purtroppo, si ripete di anno in anno
Proseguono i vescovi: “Occorre guardare alla realtà, e cioè che in Bolivia stiamo vivendo un disastro ecologico causato dalla mano dell’uomo, con conseguenze irreparabili, e ciò richiede una pronta risposta ai danni all’ambiente causati da roghi e incendi indiscriminati nella Chiquitanía e in tanti luoghi dell’Oriente boliviano. Non si tratta solo del danno al Creato, ma anche di quello alle popolazioni che abitano questi territori, a causa della distruzione del loro habitat e dell’inquinamento dell’aria, con gravi conseguenze per la salute umana, soprattutto per i bambini e gli anziani”.
È importante “rispondere alle situazioni che richiedono la nostra azione urgente. Ma è anche importante e necessario avere politiche preventive nella cura del Creato, perché la posta in gioco è il futuro dei nostri bambini e dei nostri giovani. La nostra Bolivia è una sola, e lo sguardo delle istituzioni deve essere non solo di uguaglianza, ma di preferenza per quelle regioni del Paese che hanno bisogno di maggiore aiuto, e in questo momento è l’Oriente boliviano che richiede l’assistenza urgente e rapida di tutti i boliviani”.