Di Pietro Pompei

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Questa volta sembra che il temporale che si è abbattuto sulla nostra amministrazione comunale sia di forte intensità, tanto da far gridare, con più convinzione e da più parti, alla crisi della maggioranza che nel frattempo è diventata minoranza in consiglio.
Mancano circa due anni alla fine naturale di questa amministrazione; molte sono le cose iniziate (come ad es. Ballarin, discussione sull’Ospedale, fondi PNRR) e che necessitano di compimento, perché molto si possa concludere nel migliore dei modi, per il bene della città.
In questi tre anni, sono stati tanti gli episodi disgreganti per poter pretendere una riedizione di una compagine amministrativa che soltanto la strategia messa in campo dal sindaco e da alcuni assessori è riuscita, finora, a far sopravvivere.
I partiti, in particolare, probabilmente hanno deluso e la motivazione va cercata al loro interno, in quanto spesso non sono stati l’espressione di una coralità, ma di pochi dirigenti.
Nella nostra città, torniamo a scriverlo per l’ennesima volta, manca una classe politica preparata e capace di anteporre il bene della città a quello dei partiti. Abbiamo un grande timore che le prossime consultazioni si possano trasformare più in uno scontro personale che in un confronto di programmi.

Circolano già nomi, così, buttati là a caso nella ricerca di riscontri, facendo leva più su meriti acquisiti nel passato che su serie proposte localizzate.
Preoccupa veramente il riemergere degli stessi nomi, intorno ai quali altri fanno a gara per non essere dimenticati, e sempre con le stesse argomentazioni.
Da parte degli uomini politici si va avanti come se San Benedetto fosse rimasta sempre la stessa, come se gli anni non avessero portato cambiamenti così importanti da scrollare certe sicurezze passate.
C’è una crisi latente che si insinua un po’ dappertutto, e non è soltanto economica, ma anche di valori, di moralità, di comportamento.
Ci sono nuove componenti sociali che si sono insediate senza far tanto rumore e che vanno considerate, per non trovarsi poi in difficoltà.

L’unica preoccupazione dei partiti, da una parte e dall’altra, è quella di capirsi probabilmente per trovare un modus vivendi per spartire il potere.
Pochissimi si fanno carico di indagare sugli umori, sulle richieste, sulle gioie e sui dolori di una popolazione in continua mutazione.
Abbiamo sperato che la lezione delle precedenti consultazioni fosse servita, ma dalle notizie che ci giungono, ci accorgiamo che si prosegue probabilmente sempre con lo stesso metodo.

Un’amministrazione che si fa di tutto per mandarla in crisi con una formula sospetta di ingenuità, come quella del mese corrente con la fuoriuscita dalla maggioranza dei consiglieri De Renzis e Pasquali, non può che essere avvertita come una sconfitta dell’intera città.
I cittadini hanno riposto grandi speranze in un mutamento politico-amministrativo e hanno creduto in una compagine nuova e giovane che si staccava di netto da quella storia di conduzione che dal dopoguerra aveva dato fiducia prima alla sinistra, poi al centro e quindi a varie formazioni di centro-sinistra.
Non è questo il momento di esprimere giudizi politici e di merito che potrebbero apparire di parte, volendo restare fedeli alla regola che ci siamo dati, di rimanere al di fuori di ogni appartenenza partitica.

Davanti a noi si prospettano alcune possibilità che ci permettiamo di analizzare:

  1. L’ingresso in maggioranza di alcuni consiglieri presenti in consiglio che tornerebbero a garantire una governabilità alla compagine di Spazzafumo, firmando un contratto di programma su contenuti concreti.
  2. Una mozione di sfiducia che potrebbe essere votata dalla maggioranza dei consiglieri e che porterebbe al termine di questa amministrazione.
  3. Una mozione di sfiducia che potrebbe essere respinta, in quanto i fuoriusciti dalla maggioranza potrebbero non votarla, così da essere ago della bilancia in ogni votazione. Ma quanto durerebbe?
  4. Le dimissioni del sindaco Spazzafumo cosicché potrebbe decidere di ridare la voce ai cittadini e provare a riformare, se lo vorrà, una nuova maggioranza che potrebbe dargli la forza di ultimare le attività iniziate.

Per quanto ci riguarda, speriamo che ci sia o una governabilità, anche in consiglio, oppure che si torni al voto. Sicuramente non si può governare la città sottostando agli umori di qualche consigliere comunale che cambiano di volta in volta.
San Benedetto del Tronto non merita di restare in balia di singoli consiglieri, di fronte alle sfide epocali che attendono la città, tra cui: fondi PNRR, questione ospedale, turismo, rilancio dell’indotto produttivo, commercio, porto e tanto altro.

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