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San Benedetto, Vescovo Palmieri sul fine vita: “Dobbiamo essere al fianco delle persone malate”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Credo fermamente che tutti abbiamo vissuto un momento intenso di dibattito, sentendoci davvero al fianco delle persone malate“. È con queste parole che mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle due Diocesi del Piceno, riassume l’incontro dal titolo “Al tramonto della vita”, promosso dall’Unione Cattolica Stampa Italiana e supportato dalla Fondazione Carisap, che si è tenuto Venerdì 13 Settembre, alle ore 17:00, presso la Sala Consiliare del Comune di San Benedetto del Tronto.
L’appuntamento, durante il quale è stata presentata ed illustrata in anteprima nazionale la proposta di legge sul fine vita che approderà in Parlamento, ha registrato la partecipazione di diversi relatori: Cesare Mirabelli, noto giurista e docente di diritto ecclesiastico e costituzionale in diversi Atenei italiani, già presidente della Corte Costituzionale e già vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura; Giorgio Tordini, medico anestesista-rianimatore; Rita D’Urso, medico responsabile di cure palliative al F.F. Hospice di Fossombrone. Collegati da remoto anche il senatore Alfredo Bazzoli, promotore del documento, e Alberto Gambino, presidente dell’associazione “Scienza e Vita” e membro del Comitato Bioetico.
Presenti, oltre a mons. Palmieri, anche il sindaco Antonio Spazzafumo, che ha rivolto agli ospiti il saluto da parte dell’intera Città, e la dott.ssa Antonietta Lupi, in rappresentanza della Fondazione Carisap.

“Quello del fine vita – dichiara l’arcivescovo Palmieri – è un tema attualissimo nel dibattito politico italiano. Di mezzo c’è la vita di tante persone, sia di tanti malati sia delle altrettante famiglie che li assistono. L’argomento dunque è materia delicata e si muove tra due principi che la nostra Costituzione riconosce in maniera piena. Il primo è la tutela della vita in ogni situazione, in ogni condizione, come viene spesso sottolineato. Il secondo e altro grande principio è la libertà dell’autodeterminazione, in sostanza anche la determinazione di una persona che, in precise condizioni – dice la Corte Costituzionale – possa ricorrere al suicidio medicalmente assistito. Le condizioni, come sappiamo, sono quelle di una grave malattia, accompagnata da grande sofferenza fisica e psicologica: in tal caso ci sarebbe la possibilità, secondo la Corte, che la persona malata possa decidere autonomamente su quello che gli venga somministrato come aiuto vitale. Questi principi, nel contesto delle cure palliative, sono l’oggetto di una non più rimandabile osservazione in vista di una legislazione che possa entrare nel merito delle procedure. Dispiace davvero per i tempi lunghi di lavorazione di una legge, ma allo stesso tempo comprendiamo, perché sentiamo l’importanza della posta in gioco”.

Sebbene l’incontro abbia registrato la partecipazione di poche persone, il dibattito è stato amichevole, pacato e anche di grande valore, dal momento che si è riuscito a parlare non per ideologie, bensì mettendo al centro la persona, come riconosciuto anche da mons. Palmieri: “Devo dire che il dibattito è stato molto interessante e di ottimo livello. Grandi sono stati alcuni interventi, in modo particolare quello del prof. Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, e dell’avvocato Gambino.

Credo che tutti ci siamo sentiti molto coinvolti, davvero al fianco delle persone malate. Personalmente ritengo che tutto quello che ha a che fare con la difesa della vita, vada considerato come qualcosa che ha a che fare con la persona. A tal proposito è necessario distinguere tra individuo e persona. L’individuo è quello che decide liberamente di sé, certamente, ma può farlo anche in un momento di depressione o di profonda solitudine. La persona, invece, è l’uomo o la donna considerati nel contesto di relazioni. E in queste relazioni anche il momento della malattia può essere un’occasione enorme di crescita. Mi sembra che il dibattito che si è aperto – e che è molto complesso – sottolinei questo problema nel contesto della visione dell’uomo come persona. E questo non è da poco”.

Carletta Di Blasio: