SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Originaria di Ascoli Piceno, ma vissuta dapprima a Grottammare e poi a San Benedetto del Tronto dove abita tuttora, laureata in Lettere presso l’Università di Macerata con la votazione di 110/110 cum laude, già Dirigente della Scuola Secondaria di Primo Grado “Mario Curzi”, conosciamo meglio la nuova Dirigente del Liceo Scientifico “Benedetto Rosetti” di San Benedetto del Tronto, la prof.ssa Elisa Vita.
Quando e come ha deciso che studi intraprendere e che professione svolgere?
Sono sempre stata decisa in merito al mio percorso di studi: ho conseguito la maturità al Liceo Classico Giacomo Leopardi di San Benedetto del Tronto e la laurea in lettere che ha già ricordato; quindi un secondo diploma al Liceo delle Scienze Umane Elisabetta Trebbiani di Ascoli Piceno, che mi ha consentito di accedere immediatamente al concorso magistrale per l’insegnamento, dapprima nella Scuola Primaria (avevo vinto anche il concorso per l’insegnamento nella Scuola dell’Infanzia) e, contestualmente, ho conseguito il Diploma di Specializzazione Polivalente; in seguito ho vinto il concorso a cattedre per la Scuola Secondaria di Primo e Secondo grado e nel 2005/2006 ho deciso di seguire le orme di mio padre e diventare Dirigente Scolastica. Sono cresciuta in un ambiente familiare in cui la scuola è sempre stato l’argomento quotidiano ed essere Dirigente è stata la conseguenza naturale e consapevole, una professione che ho sempre amato.
Prima di diventare dirigente del Liceo Scientifico Rosetti in quali altri Istituti ha svolto la sua professione?
Il mio primo incarico, da giovanissima Dirigente, è stato all’ISC di Force, Rotella e Montedinove, un’esperienza indimenticabile, seppure di un solo anno, poiché sono subito stata chiamata a dirigere l’Istituto di Istruzione Superiore Augusto Capriotti di San Benedetto del Tronto, in cui sono rimasta per ben tredici anni. Qui ho realizzato progetti importanti e innovativi, ho offerto agli studenti la possibilità di formarsi e fare esperienze all’estero, quali Erasmus, scambi e soggiorni linguistici, novità fortemente significative. Ho istituito l’Esabac (doppio diploma, italiano e francese), vantando i primi diplomati della regione Marche e tra i primissimi in Italia.
Al contempo ho rivoluzionato l’immagine della scuola, proiettandola nel futuro.
Quindi ho assunto la dirigenza dell’ISC Centro di San Benedetto del Tronto, in cui sono rimasta per un triennio e anche qui ho apportato rilevanti novità, tra cui l’introduzione delle divise nella scuola primaria e ho fortemente valorizzato l’orchestra dell’indirizzo musicale della Scuola Secondaria Curzi.
È trascorsa solo una settimana dal suo insediamento. Ha già avuto modo di conoscere persone, luoghi e progetti in essere del Liceo Scientifico sambenedettese?
Sì. Ritengo che, quando si assume un nuovo incarico dirigenziale, sia importante immergersi subito nella nuova realtà scolastica: anzitutto le persone, perché la scuola è fatta essenzialmente di rapporti umani; poi i luoghi, che costituiranno gli ambienti in cui formare, stare e fare scuola; infine le azioni progettuali, che sono la parte qualificante di ogni istituto.
Quanti sono attualmente gli studenti del Liceo Rosetti e qual è l’offerta formativa per l’anno scolastico appena iniziato?
Attualmente gli studenti sono più di 1000 e, oltre al Liceo Scientifico tradizionale, c’è la possibilità di scegliere il Liceo Matematico e il Liceo Sportivo.
Lei proviene dalla Scuola Secondaria di Primo Grado “Mario Curzi”, l’unica del territorio ad indirizzo musicale. In occasione del “Gran Galà degli Ottoni”, organizzato dall’Associazione “Omnia Locis”, lei ha detto che la cultura passa anche attraverso la musica. Dunque coinvolgerà anche gli studenti del Liceo in qualche progetto in cui la musica sarà protagonista, magari potenziando il coro che già esiste?
Purtroppo il programma e la formazione musicale richiesti in Italia dall’istruzione sono decisamente modesti.
Ritengo che la scarsa considerazione per la musica rispetto a tutte le altre materie di studio rappresenti una carenza estremamente negativa per le future generazioni e in netta contraddizione con la nostra cultura e la nostra storia.
Noi siamo la culla della civiltà eppure ogni giorno assistiamo alla violazione di opere d’arte, a monumenti danneggiati e imbrattati e allora abbiamo il dovere di recuperare e rieducare i ragazzi perché siano più consapevoli della propria provenienza e provino ammirazione, apprezzamento e rispetto per qualsiasi forma d’arte.
Mi adopererò, dunque, per creare qualcosa di nuovo di cui discuterò con i docenti e con i ragazzi.
Quali altre novità attendono il Liceo Rosetti nei prossimi anni in cui lei sarà alla sua guida?
Premesso che mi piacciono le sfide e le novità, dirigerò questa scuola con passione e ne curerò ogni aspetto con cura e dedizione.
Nonostante siano passati pochi giorni dal mio insediamento, ho già avuto modo di incontrare i ragazzi, di conoscere i docenti e il personale non docente e ho avuto subito la sensazione di far parte di una comunità disponibile, accogliente e dinamica, pronta a recepire proposte e innovazioni.
Le novità che verranno introdotte dovranno emergere dai bisogni degli studenti, dalle richieste dei docenti e delle famiglie e mirare al raggiungimento di obiettivi sempre più prestigiosi.
Quale è, secondo lei, la caratteristica principale che una comunità educante deve avere per svolgere al meglio la sua funzione?
L’attenzione agli studenti, capire subito quali siano le richieste e i bisogni dei singoli, cercare di personalizzare l’insegnamento perché ogni studente si senta capito e curato, accogliere le istanze di ognuno, incentivare le capacità di ciascuno, valorizzare il merito, incoraggiare e mai mortificare, avviare una collaborazione costante e costruttiva con le famiglie affinché concorrano fattivamente alla formazione dei propri figli sostenendo la scuola, riscoprire l’importanza del dialogo troppo spesso sostituito dalla dipendenza dalla tecnologia.
Qual è il pregio maggiore della Scuola italiana e quale invece la lacuna da colmare prima possibile?
La Scuola italiana è sempre stata un punto di riferimento e un esempio educativo, cresciuta per merito di docenti preparati, qualificati, competenti, professionali e affidabili e questo rappresenta il suo pregio maggiore.
Parlare di lacune sostanziali sarebbe un argomento troppo lungo e complesso da trattare in questo contesto: le pur numerose criticità sono superate e colmate dagli aspetti positivi della scuola, che è e sarà sempre uno dei pilastri fondanti dello Stato italiano e della nostra società.
Cosa manca ai giovani del nostro tempo per essere felici? Cosa può fare la Scuola per una crescita integrale degli studenti, che alimenti la fame non solo di cultura, ma anche di senso che questi ragazzi e queste ragazze hanno?
Mancano l’entusiasmo, le emozioni profonde, la meraviglia, le amicizie sincere e leali, gli affetti, il rispetto, il dialogo con la famiglia che deve essere schietto e costante, la ricerca di ideali e il coraggio di saper chiedere aiuto quando serve.
La Scuola dovrà farsi carico di queste realtà, capirle, interpretarle e fare in modo che ogni studente possa riscoprire se stesso, emozionarsi, entusiasmarsi, stabilire solidi contatti di amicizia, di affetto e perseguire ideali e obiettivi.
In questi giorni è stata accolta con grande affetto. Quale messaggio vuole dare ai docenti, agli studenti e ai genitori?
È vero, mi sono sentita subito a mio agio: ho avvertito una sincera accoglienza, immediata empatia, grande disponibilità e professionalità. Ai docenti, agli studenti, ai genitori e al personale non docente vorrei dire che dirigerò questo istituto con la passione e l’entusiasmo che sempre mi connotano. Il mio obiettivo sarà quello di condurre il Liceo Scientifico Benedetto Rosetti ai massimi livelli, lavorando in sinergia con tutte le componenti della comunità scolastica e con le famiglie.
Qual è il suo rapporto con la fede?
Sono molto credente e una cattolica praticante: partecipare alla santa Messa è per me un’esigenza interiore, che ho già trasmesso anche ai miei figli. La fede, qualsiasi essa sia, è uno dei valori fondanti della società e della famiglia, per me un punto fermo imprescindibile.
Ho sempre avuto rapporti bellissimi con i miei docenti di religione, i parroci della mia parrocchia e i vescovi che si sono succeduti.
Cosa potrebbe fare la Chiesa per tornare ad essere bella nel senso etimologico del termine, ovvero nel senso di avere la capacità di attrarre?
La Chiesa si è già molto aperta al nuovo, ai cambiamenti della società, soprattutto negli ultimi anni.
I giovani vogliono essere al centro di ogni comunità, desiderano essere coinvolti, accolti e ascoltati; dunque, la Chiesa, che opera già in questo senso, dovrebbe ancor di più trovare le modalità più idonee affinché si sentano parti importanti nella liturgia e possano offrire il loro contributo mediante le capacità e le competenze personali, quali la musica, il canto, la recitazione, la pittura e tutto ciò che hanno da dare e che potrebbe animare e rendere più bella qualsiasi funzione.
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