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Comunione e Liberazione, intervista a Massimo Capriotti: “Viviamo la totalità dell’esperienza cristiana”

 

Foto di gruppo dell’anniversario del 2023

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il 27 e 28 settembre il movimento di Comunione e Liberazione della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, festeggerà i 50 anni di presenza in diocesi. Per conoscere più da vicino questa importante realtà abbiamo intervistato il coordinatore diocesano, Massimo Capriotti.

Massimo, come sei entrato a far parte del mondo di Comunione e Liberazione?
«Nel 1981 mi sono avvicinato al movimento negli anni in cui frequentavo la scuola superiore a Pescara grazie a Don Antonio Maffucci. Da subito mi ha affascinato la proposta cristiana. Frequentavo marginalmente la chiesa, ma l’incontro con lui e un gruppo di studenti del movimento, mi ha colpito molto e ha determinato anche le scelte successive. Quando sono rientrato a San Benedetto del Tronto ho incontrato la comunità già presente. L’esperienza più importante è stata la possibilità di contatto con gli adulti e la possibilità di vivere il fatto cristiano in modo totalizzante, cioè il fatto che su ogni aspetto della propria vita Cristo abbia qualcosa da dire.»

Quando nasce la realtà di Comunione e Liberazione a San Benedetto?
«Il movimento arriva nel 1974 grazie a dei ragazzi che hanno incontrato un giovane di San Benedetto, ma che viveva a Roma e aveva conosciuto CL. Proprio al mare, giocando a biliardino, alcuni ragazzi lo hanno incontrato e sono stati introdotti alla vita del movimento. Comunione e Liberazione nasce dal nome di un volantino, del 1969, ma l’esperienza di don Giussani inizia con Gioventù Studentesca a Milano nel 1954. Dopo circa vent’anni, questa esperienza diventa autonoma dopo il ’68, che aveva provocato una grande dispersione tra i cattolici. CL negli anni ’70 si diffonde nelle scuole e parallelamente anche nelle università.»

Com’è stata l’esperienza del movimento a San Benedetto in quegli anni?
«L’esperienza a San Benedetto è cresciuta parallelamente al movimento universitario. Gli anni furono molto tumultuosi, specialmente a causa delle forti tensioni ideologiche tra destra e sinistra. CL poneva al centro l’esperienza di Cristo come risposta alle domande dei giovani e delle persone che desideravano un mondo migliore. Questo ebbe conseguenze sia nelle scuole che nelle università.»

Ci furono episodi di tensione a San Benedetto del Tronto?
«Sì, nel 1977 ci fu un episodio legato all’uccisione di Francesco Lorusso a Bologna, durante un incontro pubblico di CL, a San Benedetto, fu lanciata una bottiglia molotov contro la sede del Movimento a Sant’Antonio, ma fortunatamente non ci furono conseguenze. Anche il rapimento e l’uccisione di Roberto Peci nel 1981 ci toccò da vicino e molti di noi furono presenti al suo funerale.»

Quali sono le attività che portate avanti oggi?
«Nel corso degli anni abbiamo realizzato diverse opere. C’è il centro culturale “La Mongolfiera”, che si occupa di iniziative culturali. Inoltre, collaboriamo con il Banco Alimentare, un’attività fondata da don Giussani insieme al Cavaliere Fossati. A San Benedetto abbiamo un deposito del Banco Alimentare e aiutiamo in questo modo molte parrocchie per il sostentamento dei più bisognosi. Esiste anche il “Banco di Solidarietà Nazzareno Pompei” che sostiene circa 90 famiglie nelle nostre zone. Abbiamo anche avuto persone coinvolte in missioni. Molte persone del movimento sono anche coinvolte nelle parrocchie, specialmente nell’attività catechistica.»

Come si può rilanciare la presenza del movimento, in particolare tra i giovani?
«I giovani sono cambiati radicalmente, ma negli ultimi tempi stiamo vedendo un rinnovato interesse da parte loro. Questo dipende molto dalla realtà degli adulti: se ci sono adulti coinvolti, è possibile che nasca qualcosa di nuovo tra i giovani. Trasmettere la fede ai giovani è una sfida ed è una responsabilità di tutti.»

Cosa significa essere membri di Comunione e Liberazione e in quali parrocchie siete presenti?
«Essere membri di CL significa appartenere alla Chiesa e partecipare alla vita sacramentale. Il punto fondamentale è la Scuola di Comunità, un momento di catechesi personale vissuto nella comunità. Siamo presenti in diverse parrocchie, come Sant’Antonio e la Sacra Famiglia. Molti di noi sono impegnati nel catechismo e in altre attività parrocchiali. La Fraternità di Comunione e Liberazione, l’Associazione Laicale riconosciuta dalla Chiesa, è l’ambito adulto di adesione al Movimento.»

Quale aspetto del carisma di Comunione e Liberazione ti affascina maggiormente?
«Sicuramente la totalità dell’esperienza cristiana, il fatto che Cristo genera un giudizio su ogni aspetto della vita senza escludere nulla. Questo include l’aspetto affettivo, culturale, gioioso e di festa. La Chiesa è madre, accoglie tutto ciò che c’è di buono e di cattivo nell’umano, e il movimento ci aiuta a vivere questa realtà.»

Come ci si può avvicinare al movimento?
«L’incontro umano è fondamentale. La realtà del movimento vive attraverso la Scuola di Comunità, che si svolge nelle parrocchie o talvolta nelle case. Al momento non abbiamo una sede fissa, ma ci appoggiamo alle parrocchie. Chi è interessato a conoscerci più da vicino può scrivere una mail a: segreteria.clsbt@gmail.com»

Il 27 e il 28 settembre vivrete un momento importante. Ce lo puoi presentare?
«Sì, il 27 e 28 settembre celebreremo i cinquant’anni di presenza del movimento a San Benedetto. Non sarà una celebrazione nostalgica, ma un momento di ringraziamento e riflessione. Avremo la celebrazione della Messa, presieduta dal Vescovo Gianpiero Palmieri, un incontro, una cena e un concerto. Il vicepresidente della Fraternità di CL, l’avvocato Cesare Pozzoli, sarà con noi per aiutarci a vivere questo tempo ed a riflettere sulla nostra esperienza. Il Papa nel 2022, in occasione del centenario della nascita di don Giussani, ci ha ricordato che gran parte del carisma di don Giussani è ancora da scoprire, e questo ci mantiene attenti e curiosi su ciò che il movimento può ancora dire a noi ed alla Chiesa.»