“500mila morti, oltre 7 milioni di sfollati interni e più di 5 milioni quelli che sono fuggiti in altri Paesi. Secondo le Nazioni Unite 16,7 milioni di persone necessitano di aiuti umanitari e quasi 13 milioni sono in condizioni di grave insicurezza alimentare”. Sono i numeri della Siria, giunta oramai al suo 14° anno di guerra, ricordati dal nunzio apostolico a Damasco, il card. Mario Zenari, che ieri ha presieduto la Messa domenicale nella parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci, di cui è Diacono. Nell’omelia, riportata da Vatican News, Zenari ha ricordato l’immagine di qualche anno fa di oltre un milione di siriani che si erano messi in cammino per fuggire dalle violenze, sotto la pioggia e la neve, portandosi dietro quello che potevano: “Una Via Crucis lunga chilometri”. “Ho visto tanta distruzione, morte, bambini amputati, tanta sofferenza durante gli anni degli intensi combattimenti – ha detto il nunzio –. Ora è esplosa la bomba della povertà che non lascia intravedere alcuna speranza alla popolazione”.
Dal cardinale è giunta anche la conferma che le sanzioni messe in atto contro il regime siriano stanno avendo ripercussioni pesantissime sulla popolazione: “Durante la guerra c’era la luce, ora ci sono i black out ed il buio avvolge il Paese”. Mancano medicine, cibo, oggetti di uso quotidiano, le banche non investono, la finanza è ferma, come la formazione “Oggi un medico – ha sottolineato Zenari – guadagna 20 euro al mese. Si studia quando si può e si pensa ad emigrare”. La Chiesa in questo scenario è in prima linea negli aiuti, nel conforto, nell’avviare ogni azione anche diplomatica per invertire questa caduta verso il baratro. Secondo le Nazioni Unite ogni giorno lasciano il Paese circa 500 persone. Non si può dimenticare la Siria, è stato il monito finale del nunzio, “non ci si può voltare dall’altra parte se i migranti muoiono nei mari, non si possono accettare dittature e conflitti. Ognuno, in ogni ambito, è chiamato a costruire vie di dialogo, incontro e pace”.