Foto Calvarese/SIR

“La scelta segnala l’urgenza: lo stile della comunicazione non può prescindere dalla virtù della mitezza. In un tempo segnato da logiche conflittuali e divisive, non si può perdere l’obiettivo di fondo che rimane quello di mettere in comune, generando comunione e condivisione. Sostanzialmente andando controcorrente rispetto agli schemi oggi in voga. Mitezza, infatti, fa rima con misericordia, dolcezza, fraternità: questi non sono valori che sempre sembrano ispirare l’opinione pubblica”.

È il commento di Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni sociali, al tema della 59ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori (cf. 1Pt 3,15-16)”. Per Corrado, “il cammino verso il Giubileo 2025 chiede di riscoprire le motivazioni di una comunicazione diversa, davvero al servizio di tutti”: “C’è una grammatica comune, un alfabeto di base cui ogni comunicatore – ciascuno in base alla sua responsabilità – deve attingere per infondere fiducia, per far capire che un mondo diverso è possibile. La speranza impegna ed esige. Un principio della comunicazione recita: non si è buon comunicatore se non si è prima un buon ascoltatore. Lo stesso vale per la speranza: non la si trasmette se non la si vive. La mitezza è la fiducia profonda che può ancora offrire ragioni serie per la speranza, quella di cui i cristiani devono sempre rendere ragione. È questo un impegno inderogabile: è in gioco il futuro della nostra storia”.

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