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Funerale Suor Francesca, Don Lanfranco: “Anche nella sofferenza non ha mai smesso di sorridere”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Presso la Cappella dell’Istituto delle Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione, in via Tonale 11 a San Benedetto del Tronto, si è celebrato il rito delle esequie di suor Maria Francesca Nazzarena Cicconi.

La celebrazione Eucaristica è stata presieduta da don Lanfranco Iachetti, il quale ha aperto l’omelia citando una frase della poetessa Emily Dickinson: «Scrive una grande mistica innamorata di Gesù: “È una frase scarna, ma racchiude il nostro rapporto con Dio, senza il bisogno di tante parole, incontri o convegni. Che bella frase.”»

Don Iachetti ha proseguito, dopo aver sottolineato un passo del Libro dei Proverbi, ricordando la figura di suor Maria Francesca: «Si parla di te, suor Maria Francesca, partendo dalla tua vita come creatura e poi come consacrata, perché la vocazione ha bisogno di essere vissuta fino all’ultimo istante della vita. Le parole del Libro dei Proverbi sono diventate l’alfabeto della tua vita: con semplicità, come saggia e dotta insegnante, le hai ripassate ogni giorno. Non ti sei mai allontanata da nessuno: né da un nome, né da un volto, né da un bambino, né da una famiglia che ogni mattina ti affidava il frutto del proprio amore. Quando incontravi qualcuno, veniva prima il tuo sorriso, poi le tue parole. Cara suor Francesca, non ti sei mai distanziata dal tuo Maestro interiore, né dall’alfabeto dei volti, quello che avevi iniziato a mettere in musica, la tua grande passione, anche se non sei riuscita a completare la tua opera. La musica è stata la chiave delle tue giornate. Dio non seduce con la Sua onnipotenza, ma con la Sua umanità, e tu lo sapevi bene: hai sempre mantenuto viva questa umanità.»

Il sacerdote ha continuato ricordando alcuni episodi della vita di suor Francesca: «Sei rimasta aperta alla casa di Dio con la docilità di Maria, in ogni luogo dove sei stata. Ricordo alcuni momenti in cui la tua umanità era particolarmente evidente, come quando ti sei preoccupata di prepararmi qualcosa all’Istituto di Ascoli Piceno o quando mi ricordavi sempre la tua preoccupazione per la salute degli altri. Ho apprezzato molto la tua vicinanza, i tuoi pensieri rivolti sempre agli amati nipoti e agli altri. Anche con gli anziani eri premurosa: facevi il possibile, nonostante le tue forze fossero limitate. Il tuo passo a volte era più veloce, altre volte più lento, ma arrivavi sempre. Grazie per ogni gesto, perché tutto ciò che facevi era pieno d’amore, generosità e umanità.»

Don Lanfranco ha concluso l’omelia con queste parole: «Il profumo dell’eternità era già presente nel tuo quotidiano, lo portavi nel cuore e lo trasmettevi. Anche nella sofferenza non hai mai smesso di sorridere. Cara suor Francesca, ora dal Paradiso, insieme alle tue consorelle, intoni quella stessa gioia del venerabile Francesco Antonio Marcucci, il quale ripeteva: “Gloria a Dio.”»

Cenni biografici

Suor Maria Francesca Nazzarena Cicconi ha concluso sessant’anni di professione religiosa, anche se non ha potuto celebrare tale anniversario a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Nata a Castel di Lama durante la Seconda Guerra Mondiale, in una famiglia profondamente credente, era l’ultima di cinque figli. A diciassette anni decise di unirsi alla Congregazione delle Pie Operaie dell’Immacolata Concezione, che aveva conosciuto nel suo paese.

Trascorse il noviziato a Roma e successivamente conseguì il diploma che le permise di insegnare nella scuola dell’infanzia. Si distinse sempre per il suo entusiasmo, senso di responsabilità e amore verso i più piccoli. Durante la sua vita ha prestato servizio in diversi istituti in tutta Italia, dal nord al sud. Dopo essere stata colpita da un ictus, dovette ridimensionare le sue mansioni, ma continuò a rendersi utile, dedicando moltissimo tempo alla preghiera.

Quando le sue condizioni di salute peggiorarono ulteriormente, accettò con serenità il trasferimento a San Benedetto del Tronto, dove venne accudita con cura dalle consorelle. L’aggravarsi del suo stato richiese infine il ricovero in ospedale, ma anche da lì il suo pensiero era rivolto alle consorelle, al fratello, alle sorelle, agli amatissimi nipoti e ai parenti.

Patrizia Neroni: