“Ciò che ci spinge alla missione non è il bisogno di far numero, di fare proselitismo, ma il desiderio di far conoscere a più fratelli e sorelle possibili la gioia dell’incontro con Cristo”.
A ribadirlo è stato il Papa, nel suo secondo e ultimo discorso pubblico in Lussemburgo, pronunciato nella cattedrale di Notre Dame, dove ha incontrato la comunità cattolica. “La Chiesa cresce per attrazione, non per proselitismo”, la citazione a braccio di Benedetto XVI. “Per favore, alla Chiesa fanno male quei cristiani tristi, noiosi, dalla faccia lunga, questi non sono cristiani”, ha esclamato Francesco ancora fuori testo. “L’amore ci spinge ad annunciare il Vangelo aprendoci agli altri e la sfida dell’annuncio ci fa crescere come comunità, aiutandoci a vincere la paura di intraprendere vie nuove e spingendoci ad accogliere con gratitudine l’apporto di tutti”, ha spiegato Francesco soffermandosi sulla gioia e richiamando “una bella tradizione del vostro Paese, di cui mi hanno parlato: la processione di primavera – Springprozession –, che a Pentecoste si svolge ad Echternach, in ricordo dell’infaticabile opera missionaria di San Willibrord, evangelizzatore di queste terre”. “L’intera città si riversa ballando per le strade e per le piazze, assieme a tanti pellegrini e visitatori che accorrono, e la processione diventa una grandissima, unica danza”, le parole del Papa: “Grandi e piccoli, tutti ballano insieme verso la cattedrale – quest’anno perfino sotto la pioggia, ho saputo – testimoniando con entusiasmo, nel ricordo del santo pastore, quanto è bello camminare insieme e ritrovarci tutti fratelli attorno alla mensa del nostro Signore”. “Per favore, non perdere la capacità di perdono”, l’appello finale a braccio: “Tutti dobbiamo perdonare perché tutti siamo stati perdonati, e tutti abbiamo bisogno di perdono”.
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