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San Benedetto, la testimonianza della maestra Pina che insegna l’italiano agli immigrati: “Proviamo tanta gioia”

Pubblichiamo la lettera della Caritas diocesana di San Benedetto del Tronto

DIOCESI – Domenica 29 settembre 2024 la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Papa Francesco nel suo messaggio dal titolo “Dio cammina con il Suo popolo” ci ricorda che la sinodalità è la vocazione originaria della chiesa. Stiamo riscoprendo la nostra natura itinerante, peregrinante e si potrebbe dire “migrante” verso il regno dei cieli e di come è importante imparare a camminare insieme con tutti, anche con chi arriva da altri paesi a motivo della guerra, dell’ingiustizia e della povertà.

Certamente è importante la dimensione della preghiera ma nello stesso tempo si può pensare anche piccoli gesti di attenzione specie ai più piccoli ed in particolare alla dimensione della povertà educativa. Un piccolo esempio: dallo scorso anno, alcuni insegnanti in pensione, dedicano del loro tempo nell’accompagnamento scolastico di alcuni figli di immigrati. Abbiamo intervistato la maestra Pina che coordina l’iniziativa.

  1. Come è nata questa iniziativa?

Quest’iniziativa è nata dall’idea di un gruppetto di docenti di scuola primaria appena andate in pensione, che conoscono quindi, in quanto insegnanti, le difficoltà che affrontano i bambini stranieri migranti inseriti nelle nostre scuole: le classi sono piene, con tanti alunni che presentano molte criticità e i bimbi stranieri hanno poche ore di accompagnamento da parte di mediatori linguistici, quindi affrontano la scuola con enormi svantaggi. Abbiamo allora pensato di poter sostenere i bambini e le loro famiglie, con un aiuto nello svolgere i compiti. Abbiamo chiesto una mano e  subito ci hanno aperto le porte dell’Oratorio della Parrocchia San Filippo Neri, lasciandoci grande libertà nell’uso degli spazi, riscaldandoci le aule e coprendoci a livello assicurativo, come volontari della Caritas. Nel gruppetto non siamo solo docenti ma ci sono altre persone di buona volontà che con grande entusiasmo e sensibilità hanno aderito al nostro piccolo progetto. Lo scorso anno siamo riuscite a seguire 14 bambini, di età e nazionalità diverse, per tutto il corso dell’anno scolastico. Non sono mancate le difficoltà, soprattutto nei momenti in cui qualcuna di noi era assente per seri motivi diversi, ma abbiamo mantenuto questo impegno incontrando ciascun bambino per due volte a settimana, distribuite su tre giorni. Alcune di noi ci sono state per un pomeriggio, chi per due, chi tre… ognuna come poteva ma con grande trasporto, tanta sollecitudine e vera voglia di condivisione.

  1. Avete proposte da fare alla comunità cristiana?

Quest’anno l’inizio del Progetto, che avvieremo dai primi di Ottobre, è stato preceduto da una fase di raccolta delle iscrizioni che, ovviamente, sono anche questa volta superiori alla nostra possibilità di accoglienza. Cercheremo in qualche modo di non scontentare nessuno, ma dato il riscontro positivo dell’iniziativa, è auspicabile che nel tempo possa ampliarsi e consolidarsi, anche nel numero dei volontari.

  1. Avete contatti con le famiglie: cosa vuol dire camminare con loro che hanno una cultura spesso diversa?

Le Famiglie hanno culture diverse dalle nostre, ma nutrono tante aspettative e una fiducia infinita in noi, nel nostro aiuto e supporto. Sono assolutamente grate della collaborazione che si è creata e mostrano un grande rispetto per il nostro impegno. Accolgono ogni proposta di orario e i bambini partecipano con vero piacere.  In alcune occasioni, nella ricerca di integrazione, hanno condiviso dolci della loro cultura o narrazioni di loro esperienze legate alla propria origine.

  1. Papa Francesco scrive nel suo messaggio “Dio non solo cammina con il suo popolo, ma anche nel suo popolo, nel senso che si identifica con gli uomini e le donne in cammino attraverso la storia – in particolare con gli ultimi, i poveri, gli emarginati –, come prolungando il mistero dell’Incarnazione. Per questo, l’incontro con il migrante, come con ogni fratello e sorella che è nel bisogno, «è anche incontro con Cristo. Ce l’ha detto Lui stesso”. Quale è la tua esperienza?

Personalmente ho iniziato questa esperienza con l’effettivo desiderio di camminare con chi può trovarsi in uno stato di bisogno diverso dal mio. Non fatico a dire quanta gioia si prova ogni volta che qualcuno ti dice “grazie”, nella consapevolezza che sono io a dover ringraziare per il dono della vita e di tanto amore vissuto, che non posso non restituire… I nostri sono piccoli gesti ma il desiderio di includere nella nostra vita chi può sembrare “lontano”, è grande. Vorremmo accogliere chi si sente escluso perché diverso, in questa realtà sociale che allontana chi non è “come noi”, non comprendendo la ricchezza e la meraviglia che sa donarci… non comprendendo che stiamo camminando con Cristo…

 

Redazione: