Nives Concolino
Lo sport come attività inclusiva e terapeutica per chi soffre di problemi mentali. L’esempio arriva dalla sedicesima edizione di “Tutti matti per il calcio”, rassegna nazionale promossa dalla Uisp, rivolta ai centri di salute mentale. A dare il calcio d’inizio, giovedì scorso nello stadio comunale di Riccione è stato l’assessore allo Sport, Simone Imola, si va avanti oggi fino al termine delle trenta partite di calcio a 7 che chiamano in campo una decina di squadre miste, formate da giocatori e giocatrici giunti da varie regioni italiane con una schiera di operatori, medici e infermieri. Tutti pronti a confermare il “ruolo positivo e salutare rivestito dal calcio e dallo sport sociale come momento ricreativo e competitivo”, concetto ribadito da Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp. L’integrazione delle persone con disagio mentale, disabilità intellettiva, psichica, fisica e sensoriale è uno dei capisaldi della mission Uisp, che porta con se una forte carica di positività.
La soddisfazione degli speciali giocatori si coglie anche da bordo campo, sui loro volti e nell’atmosfera che si respira. “Questi sono momenti molto belli, costituiscono l’apice di un anno di lavoro svolto assieme ai pazienti psichiatrici con vari disturbi, che magari hanno avuto delle sfortune nella vita – osserva Nicola Bianchi, educatore del Dipartimento di salute mentale di Como -. Il riuscire a partecipare a queste manifestazioni, il giocare in bei campi con belle maglie, con il pubblico e la televisione (in apertura è stata presente anche la Rai, ndr) è molto inclusivo per persone che per la malattia si sono ritirate socialmente. In queste occasioni riprendono a fare le cose insieme agli altri e a stare bene dal punto di vista fisico e mentale. Si riprende il posto che la malattia ti porta via”. Che importanza riveste questo appuntamento per i giovani in campo? “Il torneo per noi che giochiamo significa tantissimo – assicura il giovane Davide Iovino -, perché facciamo parte di una comunità e questo è un modo per mettersi in gioco, per
stare insieme, divertirsi e condividere una grande passione. È una notevole opportunità . Speriamo si continui così e che ci siano sempre più squadre per essere in tanti a divertirsi”.
La valenza sportiva è condivisa da medici e operatori. “Questo è un evento sicuramente terapeutico – premette la psichiatra Marialucia Moalli dalla panchina -. Serve ai nostri ragazzi soprattutto per canalizzare l’aggressività, cosa importante che, se avviene in una manifestazione sportiva e soprattutto competitiva, diventa funzionale e consente anche d’integrare la virilità. La potenza maschile per un uomo è molto rilevante e la competitività è socialmente accettata. All’interno dello sport diventa positiva, inclusiva e rafforza l’identità del ragazzo e la sua potenza maschile. In altri ambiti la stessa aggressività non è ammessa e diventa disfunzionale”.
Praticare il calcio o altri sport contribuisce comunque a diminuire anche lo spirito aggressivo. Lo conferma Alessandro Baldi, responsabile del Settore calcio nazionale della Uisp. “Abbiamo realizzato un progetto innovativo ‘Sportiva…mente’, lo Sportpertutti per la qualità della vita delle persone nell’area del disagio mentale, elaborato in base a due campioni: chi pratica lo sport e chi non lo fa. I benefici, il riacquistare la quotidianità e la diminuzione dell’assunzione dei farmaci, sono stati scientificamente provati. Vale per tutti gli sport, come basket, pallavolo, nuoto che abbiamo proposto e in particolare per il calcio, in quanto più diffuso nel nostro Paese”. Per tutti i valori racchiusi in questo torneo, Imola spera di replicare l’evento in futuro a Riccione.
Quest’anno “Tutti matti per il calcio” celebra anche l’inserimento dello sport nella Costituzione (articolo 33), che ne riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psico-fisico. Non solo. “Tutti matti per il calcio” commemora il centenario della nascita dello psichiatra Franco Basaglia, figura di primo piano per il trattamento del disagio mentale, da sempre punto di riferimento della Uisp. Come evidenzia Pesce: “È stato il primo a capire che le malattie mentali non hanno solo bisogno di cure, ma anche del rapporto umano e sociale che si crea con il contesto circostante, a cominciare dalle strutture e dai medici. Il calcio si è dimostrato un ottimo terreno per costruire sul campo relazioni in grado di superare disagio mentale e solitudine”.