DIOCESI – «É veramente una grande gioia essere qui con voi per incontri come questo che fanno bene al nostro mondo interiore, perché sentiamo che ci sono tante persone che si dedicano con cura agli altri e che si impegnano a sviluppare il proprio mondo interiore e a custodire la realtà che abbiamo intorno. Questo è un bellissimo esempio di ecologia integrale».
Si è aperta con queste parole dell’arcivescovo Gianpiero Palmieri la Giornata Diocesana per la Cura del Creato, che si è svolta ieri, 2 Ottobre 2024, alle ore 10:00, a San Benedetto del Tronto, presso il vivaio “La Fabbrica dei Fiori” della Cooperativa “Primavera”.
L’iniziativa ha registrato la partecipazione di numerose personalità di spicco: mons. Gianpiero Palmieri, vicepresidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana); Antonio Spazzafumo, sindaco del Comune di San Benedetto del Tronto; Franco Zazzetta, Paola Marcelli e Mariella Marchegiani, rispettivamente presidente, vicepresidente e membro del CdA della Cooperativa “Primavera”; la dott.ssa Tonina Di Bonaventura, la dott.ssa Silvia Paniccia e la dott.ssa Silvia Luzi, rispettivamente assistente sociale ed educatrici del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto; Franco Veccia, direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale, del Lavoro e della Cura del Creato della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, che ha organizzato l’evento; i sacerdoti don Francesco Ciabattoni, don Albert Kalafula e don Alfredo Rosati.
Presenti inoltre i ragazzi della Cooperativa “Primavera”, della Cooperativa “Capitani Coraggiosi” e della Cooperativa “Biancazzurro”, gli ospiti della Struttura Residenziale Riabilitativa “Il filo di Arianna” e una rappresentanza degli studenti dell’Istituto Professionale Guastaferro.
La Giornata si è aperta con l’accoglienza degli ospiti intervenuti, i quali hanno potuto effettuare, a piccoli gruppi, una visita del vivaio, guidati dalla dott.ssa Paola Marcelli, vicepresidente e socia lavoratrice della Cooperativa “Primavera”.
L’incontro è poi entrato nel vivo con il saluto del direttore Franco Veccia, il quale, dopo aver ricordato come l’ecologia integrale riguardi tutti gli aspetti della vita umana, ha salutato i vari ospiti, invitandoli a parlare.
A spiegare il tema della Giornata, “L’Ecologia Integrale, Cura per l’altro e cura della terra. Spera ed agisci con il Creato”, è stato il vescovo Gianpiero Palmieri, il quale, rivolgendosi soprattutto ai giovani studenti presenti, ha spiegato: «L’enciclica “Laudato si’“ di papa Francesco ha suscitato molto interesse negli ultimi dieci anni. Ovunque andiate, è così: non soltanto negli ambienti parrocchiali, ma anche nelle università e nei centri culturali. Il nostro Pontefice ha scritto molti testi, ma perché proprio questo è piaciuto tanto ed ha coinvolto tanto? Perché ha segnato una svolta. Prima di questo testo, infatti, quando si parlava di ecologia, si intendevano soltanto tutte le questioni inerenti l’ambiente e riguardavano sempre una nicchia. In molti Paesi europei c’erano anche dei partiti politici, che in genere si chiamavano Verdi, che coltivavano questa visione, ma erano sempre tra loro a discuterne. Quando è uscita l’enciclica “Laudato si’” ed è stata diffusa, ci si è resi conto che questo testo del papa intercettava una sensibilità che stava crescendo sempre di più e che non riguardava più soltanto alcuni, ma tutti. Ecco che questo spiega il grande successo di questa enciclica! Qual è l’idea di fondo? Che siamo tutti legati. Non puoi risolvere i problemi dell’ambiente, senza risolvere i problemi di relazione tra i popoli e le persone. Non puoi risolvere né gli uni né gli altri, se non fai un lavoro di ecologia del tuo mondo interiore. Questi tre livelli sono pienissimi, legati l’uno all’altro. Vogliamo custodire l’ambiente, evitare che si rovini, che i cambiamenti climatici non ci rovinino più la vita? Va bene, ma non possiamo farlo senza risolvere i problemi delle disuguaglianze sociali. Non è possibile. Faccio un esempio. Se tu proponi di risolvere le emissione del gas serra cambiando la produzione, Paesi come l’India e la Cina ti dicono che non sono d’accordo. Ci direbbero: “Voi, che fino a poco tempo fa avete goduto di certi materiali, adesso vorreste impedire a noi di svilupparli?!”. Allora capite che non si può risolvere questo problema, senza garantire giustizia sociale. E non si può fare né l’uno né l’altro, se nel nostro mondo interiore non facciamo una sorta di pulizia, cioè se non mettiamo da parte il risentimento, la rabbia, l’odio e non cerchiamo invece di lavorare per una comprensione reciproca gli uni degli altri. Pensate purtroppo a come tante volte vengano trattate le persone che hanno una qualche forma di disabilità. Veramente vengono trattati come persone, come uomini, come cittadini di serie B. Questo davvero è molto triste. Dunque lavorare per l’ecologia integrale significa tenere insieme tutti questi livelli. Questa è la grande intuizione di questa enciclica di papa Francesco. Io credo allora che facciamo bene a lavorare insieme, ad andare avanti, a preoccuparci di tutte queste cose e a far crescere la sensibilità di tutti».
La mattinata è stata arricchita da numerose testimonianze di buone pratiche ispirate all’Ecologia Integrale.
Per la Cooperativa “Primavera”, il presidente, dott. Franco Zazzetta, ha ripercorso la storia della Cooperativa e del vivaio “La Fabbrica dei Fiori”, sottolineando l’impegno di tutte le persone che negli anni si sono prodigate per portare avanti e con successo l’attività. Ha inoltre letto alcuni versi del Cantico delle Creature di San Francesco, un testo – ha detto – che «è un capolavoro per la semplicità ed immediatezza di quanto scritto, ma anche per la sua profonda aderenza alla realtà: Possiamo dire che San Francesco sia stato uno dei primi ecologi della storia».
Significative anche le parole della dott.ssa Mariella Marchegiani, socia fondatrice e già sociologa del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto, la quale ha ricordato come questa realtà sia nata «grazie ad un pugno di volontari che venivano da estrazioni e culture diverse, ma che condividevano lo stesso sogno, ovvero quello di non ghettizzare un servizio utile al territorio e dare la possibilità di lavoro a persone fragili in ambienti percepiti positivamente».
Sono poi seguite due belle testimonianze: prima quella del sig. Michele, uno dei lavoratori della Cooperativa, che, a nome di tutti i colleghi, ha raccontato la bellezza delle loro attività e la bella esperienza di solidarietà ricevuta da tutti gli abitanti del quartiere; poi quella della giovane Chiara, la quale ha evidenziato la ricchezza di relazioni e valori umani che sta ricevendo dal servizio civile svolto nella Cooperativa.
Per la Cooperativa “Capitani Coraggiosi” è intervenuto il sig. Cristiano, che ha raccontato la sua esperienza di collaborazione con il vivaio “La Fabbrica dei Fiori”, sottolineando l’impegno comune nel sociale e la medesima concezione dell’amore che si esplica come dono di sé agli altri.
Per la Cooperativa “Biancazzurro” ha preso la parola il sig. Claudio, il quale ha raccontato l’esperienza di realizzare un orto negli spazi esterni alla struttura, evidenziando come i ragazzi abbiano avuto l’opportunità di sperimentare le proprie abilità e al contempo di evitare i rischi della fissità dei comportamenti.
È intervenuto anche il sig. Massimiliano, un ospite del Centro, il quale ha raccontato nel dettaglio le attività svolte, sottolineando i benefici della loro attività, come ad esempio il silenzio che li rilassa e la fatica premiata dalla gioia di vedere crescere i loro prodotti.
Per la SRR “Il filo di Arianna”, la dott.ssa Barbara Rossi, accompagnata dalle educatrici professionali Annalisa Sason e Barbara Paniccià e dall’infermiere Flaviano Minnetti, ha spiegato che, per stare bene, bisogna tirare fuori dalle persone potenzialità e passioni, valorizzando la creatività e la bellezza.
L’artista Patrizio Moscardelli, uno dei collaboratori esterni che gestisce un laboratorio di pittura creativa, ha completato la testimonianza, spiegando quanto sia utile far emergere talenti e potenzialità delle persone che sono nella struttura.
Anche il sindaco Antonio Spazzafumo ha portato il suo saluto, omaggiando con parole di stima e gratitudine la Cooperativa ospitante: «La “Fabbrica dei Fiori” è un’eccellenza del nostro territorio. All’interno di questa struttura lavorano le fragilità della nostra Città, che stanno portando avanti un lavoro straordinario. Ho avuto modo di incontrare in altre occasioni questa realtà e devo dire che qui si respira un’aria di familiarità che rimette al mondo. Ringrazio il presidente Zazzetta, che continua instancabilmente a trovare la forza per guardare al futuro con fiducia e lungimiranza e per portare avanti investimenti sempre più importanti. Ai ragazzi della Cooperativa, alcuni dei quali conosco personalmente perché sono miei coetanei ed ex compagni di scuola, voglio dire che hanno la fortuna di frequentare un luogo in cui il loro talento e la loro sensibilità sono una ricchezza per la Città. Perciò continuate a lavorare così. Vi e mi auguro che “La Fabbrica dei Fiori” abbia una vita lunghissima!».
Presenti anche due classi dell’Istituto Guastaferro, la 2°B e la 4°B Manutenzione, accompagnati dai docenti Elvira Scarpati, Antonella Ricci, Roberto Silvestri ed Enrico Ruggieri. Nei giorni scorsi i ragazzi sono stati chiamati a rispondere ad un interrogativo importante: “Cosa possiamo fare, sia individualmente sia come comunità di studenti, per contribuire alla cura del Creato?”. Queste le testimonianze di tre studenti.
Federico Orlando: «Mi ha colpito molto come sia stato trattato l’argomento. In genere, se parliamo di ambiente, pensiamo alla raccolta differenziata, al riciclo della plastica, all’utilizzo dei mezzi pubblici. Non avevo mai pensato che il rispetto dell’ambiente fosse legato anche alle questioni di giustizia sociale. Diciamo che mi si è aperta una prospettiva completamente nuova».
Francesco Hokja: «Anche per me questo modo di affrontare l’argomento è nuovo. Ne abbiamo parlato a scuola, ma in modo diverso. Qui abbiamo approfondito altri temi, come la pace, che apparentemente sembra non entrarci nulla con l’ambiente. Sono contento che la nostra docente ci abbia detto che l’argomento sarà oggetto di approfondimento anche in classe».
Aleandro Lionti: «A me ha colpito molto il discorso sulla cura delle persone, intesa come attenzione, gentilezza, sensibilità verso l’altro. Cercando di essere il più concreto possibile, nel mio piccolo posso solo cercare di migliorare le relazioni con le persone che mi stanno intorno o con cui vengo a contatto, ma credo, da quello che ho sentito oggi, che questo sia già molto e sia alla base di tutti gli altri discorsi».
La mattinata si è conclusa con un gesto significativo: la piantumazione di una pianta di limone, simbolo di fedeltà. Il limone, infatti, fiorisce più volte all’anno e dà frutti continui, proprio come la costanza dei lavoratori e dei volontari delle varie realtà, che, con costanza e dedizione, contribuiscono a far fiorire le anime belle di cui si occupano.
Molto soddisfatto il direttore Franco Veccia, il quale, ai nostri microfoni, ha detto: «Non si può avere cura dell’ambiente, se non si ha cura delle persone. Se da un lato recuperiamo gli scarti dell’ambiente per riciclarli e farne oggetti nuovi e funzionali, allo stesso modo possiamo fare con le persone che a volte vengono considerate scarti dalla società e che invece, se accolti e curati, diventano strumenti straordinari di attività incredibili. Quando queste persone diventano oggetto di cura, interesse, riguardo e affetto, davvero il Vangelo si fa vita. E la pietra d’inciampo, che era stata disprezzata dai costruttori, diviene pietra d’angolo».