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“Maestri di Umanità”, il dottor Ojetti presenta l’imminente Congresso nazionale dei medici: “Ad Ascoli per discutere di temi etici e fragilità”

ASCOLI PICENO – Tutto pronto ad Ascoli per il XXVIII Congresso nazionale che l’Associazione Medici Cattolici Italiani (Amci) ha scelto di organizzare sotto le cento torri, nell’anno l’ottantesimo anniversario dell’associazione.

Per l’occasione, a distanza di 7 anni dall’ultima volta, i medici cattolici provenienti da tutto il Paese faranno ritorno in città per ragionare insieme alla comunità locale su temi estremamente attuali nella società contemporanea, che dalla medicina in senso stretto spaziano fino a coinvolgere i diritti umani, la dignità della persona, l’intelligenza artificiale e le nuove frontiere della violenza digitale.

Maestri di umanità: i medici di fronte alle sfide contemporanee” è il titolo scelto per una tre giorni di confronto multidisciplinare e aperto alla cittadinanza, in programma da oggi, giovedì 3 a sabato 5 ottobre, che il dottor Stefano Ojetti, segretario nazionale Amci, presenta in anteprima alla comunità diocesana del Piceno.

Dottor Ojetti, quali sono le sfide contemporanee richiamate dal titolo del congresso?
«Direi che le sfide contemporanee, per usare un termine omnicomprensivo, sono le “fragilità”, e in questo la medicina gioca un ruolo preponderante nell’affrontarle, anche se si è passati, in alcuni casi, da una medicina dei bisogni, che mira alla cura della malattia, alla medicina dei desideri rivolta alla cura dell’aspetto fisico, alla programmazione in provetta del figlio perfetto, alla chiusura alla vita secondo logiche che ben poco spazio lasciano al disabile grave, all’anziano non autosufficiente, al malato terminale.

La nostra società, tesa ad esaltare i valori dell’individualismo, dell’efficientismo tecnologico e del massimo rendimento economico, ha finito per ridurre l’uomo ad “uno strumento ottimale“ ai fini del profitto, dequalificando, squalificando, emarginando o annullando chi non è più inserito in un ruolo produttivo.

Proprio la prima sessione del congresso è dedicata al tema delle fragilità, affrontando le problematiche relative alla “Schiavitù e tratta degli adolescenti e delle donne” con don Aldo Buonaiuto, alla “Violenza di genere” con Paola Binetti, alle “Periferie esistenziali” con don Maurizio Patriciello, al “Bullismo e cyberbullismo” con Pierluca Massaro, fino alla “Criminalità informatica” con Antonino Giannone».

Cosa possiamo attenderci dall’imminente congresso nazionale?
«I nostri congressi sono multidisciplinari, nel senso che non sono rivolti ad un settore specifico della medicina, ma tendono a dare informazione sui grandi temi etici che interessano la società. Ho citato prima le fragilità, potrei continuare con l’educazione alla cultura dell’accoglienza e del rispetto della vita dal suo inizio fino al suo termine naturale, o alla problematica relativa alla “medicina diseguale” e la necessità conseguente che in tutto il Paese ci sia una medicina che dia risposte in egual misura in ogni regione, non dovendo così essere costretti, in alcuni casi, ai cosiddetti “viaggi della speranza”.

C’è poi il grande tema legato alle opportunità e ai rischi dell’intelligenza artificiale, affrontato nella quarta sessione congressuale, con riferimenti legati alle applicazioni in medicina, argomenti trattati da illustri relatori di grande spessore scientifico».

Non è la prima volta che Ascoli ospita il congresso nazionale. Che accoglienza si aspetta dalla città e dalla comunità cristiana picena?
«Sì, in realtà questo è il terzo Congresso nazionale che siamo riusciti ad organizzare nella nostra città dopo quelli del 2008 e del 2017. Questo vuol dire che evidentemente i pregressi Congressi sono stati apprezzati a livello nazionale e, conseguentemente, si è data fiducia alla nostra città come riferimento convegnistico, avendo potuto contare ancora una volta sul sostegno della Diocesi, del Comune e da ultimo, ma non ultimo, sul fattivo contributo della Fondazione Carisap».

Che ruolo può avere il concetto di “umanità” in una società contemporanea che tende a perdere di vista l’importanza dei valori?
«A tale proposito, e non a caso, vorrei mettere in evidenza la prima parte del titolo del congresso, “Maestri di Umanità”. Oggi, sia nell’ambito della medicina che della società civile, dovremmo saper tornare a quei valori di fratellanza, accoglienza e solidarietà che ci hanno lasciato in eredità le generazioni passate. Viviamo in un’epoca dove la parola “umanità” è perlopiù sconosciuta, soprattutto ai giovani, come le baby gang dimostrano, e dove la violenza ha preso il “sopravvento” sull’umanità.

La famiglia tradizionale è stata sostituita da moderne convivenze dove i figli vedono sovrapporsi nuove figure genitoriali che tendono a destabilizzare il loro equilibrio. La famiglia non rappresenta più, infatti, il porto sicuro nel quale rifugiarsi, è diventata vulnerabile, concede tutto su un falso concetto d’amore e buona genitorialità per supplire spesso alle proprie manchevolezze. Non a caso Freud affermava che quello del genitore è “il mestiere più difficile”.                                                    

La stessa scuola non sempre, oggi, è in grado di sopperire a questo vuoto valoriale che purtroppo la famiglia intesa come tale per le più svariate ragioni, lavorative, temporali ed economiche, non è più in grado di dare».

Consulta il programma completo del Congresso nazionale Amci