ASCOLI PICENO – Nel corso di una celebrazione molto partecipata e impreziosita dall’animazione liturgica della corale “Cento Torri”, anche la comunità diocesana di Ascoli del Piceno rende omaggio a San Francesco nel giorno di nascita del Patrono d’Italia.
Nella chiesa che porta il nome del Santo di Assisi, un gran numero di fedeli e rappresentanti delle autorità civili e militari ha preso parte alla Messa solenne presieduta dal Vescovo Gianpiero Palmieri.
A partire dal Rosario delle 17,30, la comunità locale ha risposto con fede ed entusiasmo alla ricorrenza, condividendo una celebrazione all’insegna di una profonda spiritualità francescana in uno dei luoghi simbolo del culto del “poverello di Assisi”, da sempre molto sentito in città.
Un momento di preghiera e profondo raccoglimento, con le voci delle “Cento Torri” a scandire i diversi momenti della Santa Messa in onore di Francesco, nell’anno che peraltro segna l’ottocentesimo anniversario delle sue stimmate.
Dopo la lettura di un passo tratta dal Vangelo secondo Matteo, a prendere la parola è stato il Vescovo Gianpiero, che nella sua omelia ha ricordato la natura profondamente terrena e corporea di Francesco, dai suoi natali tutt’altro che umili fino ad arrivare a una conversione e a una vita vissuta in comunione con Dio, capace di affrontare e superare ogni momento di crisi, come testimoniato dal celebre episodio delle stimmate.
«Il cammino interiore di Francesco non è fatto solo di anima, ma anche di corpo – precisa il Vescovo – All’inizio è accolto tra le braccia di sua mamma e di suo padre: il suo è un corpo avvolto in tessuti pregiati e profumi preziosi, tipici di una famiglia benestante. È un corpo ambizioso, che sogna di diventare un cavaliere, e che però va in crisi in due momenti: in primo luogo quando viene chiuso nella prigionia di Perugia, dove ha la possibilità di leggere il Vangelo in lingua volgare, e in un secondo momento quando si mette in cammino verso il ghetto dei lebbrosi.
Costoro vivono in uno stato particolare di grazia, forse perché accomunati dalla morte imminente, e Francesco nota una fraternità che lo colpisce. Sarà un toccasana che lo porterà a un altro momento cruciale per la sua vita, quando Gesù lo abbraccerà e lo bacerà nel corpo di un lebbroso, quel Gesù che gli viene incontro e che mette in discussione la sua vita, nelle vesti dell’ultimo degli ultimi.
Inizia un processo profondo di conversione, che porta Francesco a mollare tutto e seguire il Signore, con il gesto estremo della nudità, terza tappa fondamentale per il corpo di Francesco, che consacra sé stesso a Madonna Povertà.
Quando Francesco è ormai spogliato di tutto, anche della sua comunità, avviene l’episodio delle stimmate. Vive lo spogliamento più forte, la prova della fede, sperimentata da molti santi. La risposta di Dio è proprio sul corpo di Francesco, che ripropone sulla sua stessa carne i patimenti di Cristo».