Foto di Federico Del Zompo e Carletta di Blasio

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Colori vividi e tinte cupe, linee marcate e contorni sfumati, pennellate decise e tratti incerti: risiede in questa ricchezza di sguardi sul mondo, taluni colmi di slancio e di vita, altri carichi di inquietudine e tormento, il valore prezioso della mostra d’arte “Quattro mani, che è stata presentata Sabato 5 Ottobre 2024, alle ore 17:00, presso la Palazzina Azzurra in San Benedetto del Tronto e che resterà nei locali espositivi fino al 3 Novembre 2024.

Curata dal docente e critico d’arte Andrea Viozzi, con la collaborazione dell’Associazione Culturale “PescarArt & Co.” di Giancarlo Costanzo, la rassegna ha coinvolto diciassette pittori del territorio rivierasco, piceno e del vicino Abruzzo, che hanno realizzato ciascuno una tela ispirata alle opere prodotte da nove outsider artists del Centro Diurno “I colori della mente di San Benedetto del Tronto. È da queste quattro mani, che si trovano e danno vita ad un “dialogo” d’arte, fatto di condivisione non solo di creatività ma anche di sentimenti, che nasce il titolo della mostra.

 

L’acqua, sorgente di vita: il tema dell’evento espositivo

Da Giotto a Piero Della Francesca, da Sandro Botticelli a Giorgione, da Claude Monet a Vincent Van Gogh, da Pablo Picasso a René Magritte, l’acqua nell’arte è un elemento ricorrente. Simbolo di vita, quindi di nascita, e di purificazione, quindi di rinascita, l’acqua fa da sfondo in molte opere d’arte, mentre in altre ne è addirittura la protagonista.
Per San Benedetto del Tronto, città bagnata dal mare Adriatico, ma anche dal fiume Tronto e da ben quattro torrenti, l’acqua è elemento fondamentale della sua storia, della sua economia, della sua cultura e della sua identità.
Proprio l’acqua allora è stata scelta come tema della mostra “Quattro mani“, nelle sue diverse variabili: che si tratti delle onde del mare, del getto di una cascata o di una semplice goccia, gli artisti hanno rappresentato ora la potenza e l’impetuosità dell’acqua, ora la sua calma e placidità, attraverso stili eterogenei che vanno dall’astrattismo all’espressionismo, dal figurativo all’informale, dal concettuale allo spazialismo, rendendo la mostra uno spettro eterogeneo e ricchissimo di tecniche, colori, identità, punti di vista ed emozioni.

 

Un’arte a servizio dell’uomo: il valore sociale dell’evento espositivo

Consapevoli del valore sociale dell’arte, gli organizzatori hanno sottolineato come la mostra abbia raggiunto un triplice obiettivo.
Agli outsider artists ha permesso di far emergere talenti e potenzialità inespressi, di accrescere l’autostima e di comunicare emozioni attraverso un linguaggio non verbale che meglio riesce a tradurre i moti del loro animo.
Agli artisti del territorio ha consentito di misurarsi con emozioni e persone nuove e di arricchire in ampia misura il loro bagaglio umano ed artistico.
Per la comunità l’evento espositivo è una grande occasione per dimostrare come l’arte sia strumento di coesione ed inclusione sociale, uno spazio culturale aperto a tutti che consente di ricevere una comunicazione che diversamente, attraverso i consueti canali espressivi verbali, non sarebbe mai arrivata.
La mostra, dunque, mette in evidenza la funzione più preziosa dell’arte: quella di essere strumento attraverso il quale comunicare sentimenti e pensieri; quella di avere il potere di rallegrare o rattristare, dare gioia o condividere il dolore, calmare, dare la carica, consolare; quella di essere a servizio dell’uomo nella sua totalità, per chi la fa e per chi ne fruisce.

 

Gli artisti e i patrocinatori: i protagonisti dell’evento espositivo

Questi i nomi dei ventisei artisti che hanno dipinto le tele esposte alla Palazzina Azzurra: Pietro Anelli, Teresa Annibali, Gloria Biancucci, Paola Celi, Alfredo Celli, Monica Chiavarini, Giancarlo Costanzo, Angela Di Giovannantonio, Annalisa Faieta, Pierluigi Falcioni, Ross Gardinà, Karen Imbrescia, Saverio Magno, Fabrizio Mariani, Massimiliano Merlini, Katia Minervini, Miki, Alessio Morganti, Fabiola Murri, Bernardo Orazi, Gabriele Partemi, Carina Pieroni, Monica Pizzo, Pio Serafini, Tiziano Aldo Tiberii, Francesco Tuccinardi.

Presenti all’inaugurazione Antonio Spazzafumo e Lia Sebastiani, rispettivamente sindaco ed assessora alla Cultura del Comune di San Benedetto del Tronto, mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e di Ascoli Piceno, don Lorenzo Bruni, direttore della Scuola di Formazione Teologica delle Diocesi del Piceno, il dott. Enrico Paolini, responsabile dell’U.O.S. di Assistenza Semiresidenziale del Dipartimento di Salute Mentale di Ascoli Piceno, la Maestra d’arte Stefania Lunerti e le educatrici Maria Luisa Ciarrocchi ed Isabella Bastarelli del Centro Diurno.

Di seguito una sintesi dei contributi degli ospiti presenti, in ordine di intervento.

Mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno:
Ringrazio tutti per la bellezza di questa mostra. L’aver capito che tutte le persone hanno la capacità di espressione artistica è fondamentale. Noi siamo abituati a classificare le opere d’arte sulla base del loro autore o della scuola di appartenenza. Invece l’arte in senso ampio è ogni manifestazione umana capace di toccare il cuore di un altro uomo. Si tratta di arte, quando, guardando quell’opera, ci si rende conto che contiene una scintilla, che non corrisponde necessariamente alla bellezza estetica, bensì è una scintilla che potremmo definire spirituale, che si comunica da cuore a cuore. Io guardo un quadro e sento che ha qualcosa da dire, non importa se di bello o di brutto, quel che importa è che risvegli qualcosa che c’è in noi. L’aver messo sullo stesso piano un’opera di un ragazzo del Centro e quella di un artista riconosciuto, significa esplorare talvolta due mondi che hanno in comune il tema, ma sono molto diversi. Guardando la mostra, gli occhi vanno da una parte all’altra alla ricerca di ciò che accomuna, però certe volte il contrasto è molto forte tra le due. Ma non importa, importa solo che alcune opere abbiano una scintilla che parla e parla profondamente del mondo interiore di chi ha fatto l’opera e a cui fa da specchio l’altra. Quasi sempre quelle più tormentate sono quelle degli artisti, mentre quelle dei ragazzi paradossalmente sono più solari, portano più luce, hanno una strana bellezza, che forse ci fa bene guardare. Anche il tormento degli artisti ci parla, ci parla tanto ed è bello rendersene conto. Credo che questa mostra sia stata non solo bella, ma anche molto coraggiosa. È molto bello vedere l’orgoglio di Karen, Pierluigi, Carlo e Houssman. Sono convinto che questi ragazzi abbiano bisogno di adulti capaci di cogliere la loro profondità interiore. Quando ero a Roma, nella mia parrocchia ho conosciuto un ragazzo autistico, che tuttavia è riuscito a trovare il modo di comunicare attraverso la comunicazione facilitata. La ricchezza del mondo interiore di questo giovane, Federico, è venuta fuori con uno splendore incredibile. Oggi è al suo terzo libro. Nell’opera intitolata “L’isola del noi” , descrive il mondo interiore di un ragazzo autistico. Credo che questo suo libro sia preziosissimo anche per gli esperti del settore per chi studia lo spettro autistico e le sue manifestazioni artistiche. Mentre giravo per la mostra, mi è venuto in mente che in uno dei capitoli dell’opera viene descritta l’abbazia del silenzio, un luogo dove ci sono tutte suore autistiche che comunicano con il silenzio e si capiscono con uno sguardo o un movimento del corpo, però questo silenzio mette in crisi tutte le persone che frequentano il monastero, perché sanno che si comunica, ma è una comunicazione che non sono capaci di intercettare. Mentre osservavo le opere, mi è venuta in mente questa scena del libro, mi sono detto che sicuramente c’è una comunicazione e che la sfida è essere capaci noi di coglierla. Questo è l’augurio che faccio a tutti coloro che verranno a visitare la mostra. Grazie a chi l’ha organizzata, grazie ai ragazzi e alle persone del Centro, grazie agli artisti che hanno accettato la sfida di questo confronto, in cui ogni tanto loro sono perdenti.

Don Lorenzo Bruni, direttore della Scuola di Formazione Teologica:
L’acqua rimanda alla nostra dimensione spirituale. Proprio nei giorni scorsi abbiamo celebrato il patrono d’Italia, San Francesco d’Assisi, che nel suo Cantico richiama questa esperienza spirituale in tutti gli elementi della natura, tra i quali l’acqua ha un posto privilegiato. Ma l’elemento dell’acqua ci rimanda anche a tante sensibilità e a tante situazioni di vita concreta che ciascuno di noi ha condiviso dalla sua infanzia fino ad oggi. Probabilmente nel futuro ci sarà una serie di contributi anche su altri temi, ma iniziare dall’acqua in una città di mare  mi sembra una trovata intelligente, perché sicuramente è un elemento che fa parte di noi e può quindi comunicare qualcosa a ciascuno di noi . Descriverlo nel linguaggio dei ragazzi e degli artisti che hanno cercato di mettersi in comunione è assolutamente il valore aggiunto di questa mostra. La nostra presenza qui vuole essere di plauso e di gratitudine a chi, in una maniera o in un’altra, ha contribuito a realizzare questa rassegna.

Dott. Enrico Paolini, responsabile del Centro Diurno:
Credo questa mostra sia bellissima, così come lo sono le opere realizzate. Ed è bellissimo che si sia creato un dialogo tra i pazienti e la cittadinanza. Il Centro Diurno è il luogo in cui si realizza la riabilitazione, ovvero in cui si curano quegli elementi di difficoltà che determinate patologie determinano. Questo si può realizzare solo quando c’è una partecipazione attiva del cittadino, quindi quando c’è un incontro con la società. Occasioni come questa permettono il realizzarsi della riabilitazione. Aggiungo anche che queste opere sono state realizzate appositamente per questa mostra, ma si inseriscono all’interno di un laboratorio d’arte che, grazie alla nostra maestra d’arte Stefania Lunerti, portiamo avanti da anni. Realizzare opere d’arte è uno strumento di cura validato ed efficace, che permette la cura dei sintomi negativi, il miglioramento del funzionamento cognitivo, la realizzazione di un dialogo. Come diceva Sua eccellenza, permette una comunicazione, un elemento vitale soprattutto per chi fa difficoltà a trovare una traduzione simbolica, verbale, dei proprio stati d’animo.

Lia Sebastiani, assessora con delega alla Cultura:
Ringrazio il prof. Andrea Viozzi e l’Associazione Culturale “PescarArt & Co.” di Giancarlo Costanzo, curatori della mostra, e tutti gli attori di questa bellissima iniziativa: gli ospiti del Centro Diurno, ovvero gli outsider artists di questa mostra; coloro che lavorano alacremente all’interno del Centro; gli artisti del territorio che hanno lavorato fianco a fianco degli outsider artists e i volontari del Centro “I Colori delle Mente”, che hanno dato un grande contributo a questo lavoro congiunto. “Quattro mani” è il titolo della mostra, ma le mani che hanno dato un importante contributo sono molte di più! L’arte è uno strumento comunicativo per eccellenza che consente di dialogare con tutti. L’arte e l’inclusione sono i veri protagonisti di questa mostra. Il Comune è veramente grato alla comunità, che partecipa a questa rassegna.
Concludo dicendo che il tema dell’evento espositivo è fondamentale per la Città di San Benedetto del Tronto, che con l’acqua e per l’acqua ha scritto e continua a scrivere pagine di storia.

Antonio Spazzafumo, sindaco del Comune di San Benedetto del Tronto:
Vengo da una settimana in cui abbiamo incontrato e celebrato le associazioni del territorio che lavorano con persone con disabilità mentali e fragilità varie. La nostra Città è molto attenta a creare situazioni in cui la partecipazione sia totale e non settaria. Siamo entusiasti di poter cooperare con le associazioni del territorio che quotidianamente si battono per far sì che l’inclusività venga portata avanti come veicolo di comunicazione a tutti.

Prof. Andrea Viozzi, curatore della mostra:
Questa mostra è nata più di un anno fa, quando ne ho parlato con l’assessora di allora, la prof.ssa Lina Lazzari, che subito accolse l’iniziativa, che poi è stata portata avanti in maniera splendida dall’attuale assessora Lia Sebastiani, che ci ha seguito da vicino e ci ha spronato anche a superare i piccoli ostacoli che di vota in volta si sono presentati. Le difficoltà sono intrinseche, legate al fatto di mettere insieme ventisei artisti diversi e far loro realizzare trentaquattro opere: è chiaro che non sia stato semplice. È stato tuttavia un viaggio appassionante.
Ringrazio il vescovo per aver subito compreso la bontà del progetto e per esserci stato vicino in ogni momento della sua realizzazione. Oltre alla Diocesi, ringrazio il direttore della Scuola di Formazione Teologica, il sindaco e l’assessora del Comune di San Benedetto del Tronto, l’Associazione Culturale “PescarArt & Co.” di Giancarlo Costanzo per il prezioso contributo che hanno fornito alla realizzazione di questa rassegna. Ringrazio inoltre l’Ast, i professionisti e i volontari del Centro Diurno “I colori della mente, in particolare la Maestra d’Arte Stefania Lunerti, per il paziente e quotidiano lavoro che svolgono. Ringrazio infine i pittori del territorio, che si sono spogliati di quell’aurea che spesso hanno gli artisti, per lavorare fianco a fianco con gli artisti del Centro.
C’è un elemento che accomuna non solo tutti gli artisti che hanno contribuito alla rassegna, bensì tutti gli artisti e i creativi del mondo: la follia. Ogni opera d’arte nasce dalla follia: che sia un’opera musicale, un dipinto, una poesia, la follia è l’elemento che ne determina la creatività. La ragione, infatti, è un semplice sistema di regole, mentre è la follia che fa viaggiare, fa muovere l’estro creativo del musicista, dell’artista, del poeta. Ma la follia è comune a tutti, non risparmia nessuno, anzi è il mezzo attraverso il quale tutti noi vediamo le opere d’arte. C’è una bellissima frase del filosofo Ian Harper, psicopatologo del Novecento, che dice che, quando noi guardiamo una perla nella conchiglia, siamo attratti dalla perla, ma la perla è la malattia della conchiglia e, se non ci fosse la malattia, non ci sarebbe la perla. Se non ci fosse la follia, non ci sarebbe l’arte.
Il ringraziamento più grande, quindi, va ai novi pittori del Centro Diurno, che, insieme agli artisti del territorio, sono i veri protagonisti di questa rassegna.

Stefania Lunerti, Maestra d’Arte del Centro Diurno del Dipartimento di Salute Mentale:
I ragazzi che frequentano il Centro Diurno sono destinati alla riabilitazione, per loro quindi è particolarmente importante l’interazione con la società. Questa rassegna è pertanto il compimento di un lungo lavoro svolto quotidianamente. Da quindici anni sono monitore artistico del Centro e, insieme ai professionisti e ai volontari, cerco di dare un respiro e voce al mondo interiore di persone che hanno disagi mentali a vari stadi e livelli. Per ogni artista l’essersi messo al lavoro, l’aver trovato la giusta concentrazione per dipingere la tela, l’essere riuscito a tirare fuori un’emozione, il vedere realizzata la propria opera nella sua bellezza e l’essersi reso partecipe di una rassegna del genere, sono motivi di immensa gratificazione.

Orietta Cusato, uno dei visitatori della mostra:
Sono venuta dal vicino Abruzzo per ammirare l’opera di una mia cara amica, Teresa Annibali, i cui quadri non sono mai scontati, bensì nascondono sempre un messaggio recondito. Visitando la mostra, sono rimasta piacevolmente stupita anche da altri quadri: ho apprezzato molto la creatività e onestamente non mi sarei aspettata una così grande capacità degli artisti del Centro Diurno di trasferire questa loro creatività su una tela.

 

Orari di apertura al pubblico
La mostra “Quattro mani” è aperta al pubblico nei seguenti orari: fino al 26 Ottobre al mattino, dalle ore 10:00 alle ore 13:00, e nel pomeriggio dalle ore 17:00 alle ore 20:00; dal 27 Ottobre al 3 Novembre al mattino, dalle ore 10:00 alle ore 13:00, e nel pomeriggio dalle ore 17:00 alle ore 19:00. L’ingresso è gratuito.

 

 

 

 

 

 

 

 

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