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FOTO Storico Merlini: Festeggiamo San Benedetto Martire grazie a Don Polidori, che dimostrò la verità religiosa del nostro Patrono

Di Giuseppe Merlini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il prossimo 13 ottobre ricorrono, precisamente, i 1720 anni dal martirio di Benedetto. Secondo la tradizione era infatti il 13 ottobre del 304 d. C. quando avvenne la morte di colui che sarebbe diventato il nostro Patrono. Tradizione a cui si aggiunge la verità scientifica grazie alle ricerche condotte 20 anni fa sulle reliquie del martire – ancora oggi gelosamente e devotamente conservate presso la Chiesa matrice del “Paese alto” – da parte dell’Università Statale di Lecce.

Ecco allora che la verità di fede si è fusa coerentemente con quella scientifica spazzando via l’ipotesi di semplice e popolare leggenda.

Alla modesta chiesa pievania costruita attorno al sepolcro del Santo e ampliata sul finire del XVIII fu garantita “protezione” sin dal 1146 con la costruzione delle mura fortificate per iniziativa dei fratelli Gualtieri. Oggi sappiamo però che la storia sambenedettese affonda le proprie radici in epoca romana grazie al rinvenimento della villa Marittima proprio a ridosso della Pieve di San Benedetto martire.

L’altare dedicato al nostro Santo Patrono è stato edificato nel 1785 anche se in realtà nel 1831 venne ricostruito e decorato per volere del parroco dell’epoca.

Nel 1958 il comitato per i festeggiamenti in onore di San Benedetto martire, ispirandosi alle carte degli archivi locali e alla poca documentazione iconografica a disposizione, diede incarico all’Istituto d’Arte Sacra “Goffredo Moroder” di realizzare la statua del nostro Patrono. Una copia della statua è stata poi realizzata nel 1997 dalla ditta Ferdinando Perathoner da destinare alla chiesa di San Benedetto martire di Mar del Plata in Argentina.

Prima del 1958 si portava in processione soltanto la reliquia del braccio del Santo, partendo dalla Pieve di San Benedetto martire per le vie cittadine e non dall’Abbazia come la maggior parte dei sambenedettesi erroneamente chiamano la Chiesa matrice della nostra città. Un’abbazia presuppone un monastero che a San Benedetto del Tronto non è mai esistito perché nulla abbiamo a che fare con i Benedettini o qualche altro ordine religioso.

Nel corso del tempo e della storia non sempre i sambenedettesi hanno potuto festeggiare il loro Santo Patrono.

Già dal 1630 la Sacra Congregazione de’ Riti aveva pubblicato un decreto nel Breviario Romano, in cui si permetteva di “onorare” quei Santi che in un certo senso erano autorizzati dalla stessa Congregazione o quelli inseriti nel Martirologio Romano.

San Benedetto martire non rientrava in nessuno dei due casi: perciò, dopo il 1707, si dovettero interrompere le celebrazioni religiose perché non autorizzate. Il parroco del tempo, Polidori, si batté con gran forza fin quando non riuscì nel 1714 a dimostrare la verità religiosa. Da allora i sambenedettesi hanno potuto venerare e festeggiare per sempre il loro Santo Protettore. Avendo perso di intensità, nel secondo dopoguerra i festeggiamenti di ottobre vennero soppressi mentre rimanevano quelli di fine maggio in ricordo della traslazione delle reliquie dall’inaccessibile sepolcro all’apposita cappella della chiesa pievania del 12 giugno 1679.

Con la seduta del Consiglio comunale di sabato 13 ottobre 2007 sono stati reintrodotti i festeggiamenti del patrono San Benedetto alla data “esatta” a cui si fa risalire, nell’anno 304, il martirio del ventottenne soldato romano.