Riccardo Benotti
“Tutti possiamo fare di più con uno sguardo nuovo e più consapevole che valorizzi la persona, i suoi talenti e le sue competenze”. Alessandra Locatelli, ministro per le disabilità, presenta il G7 Inclusione e disabilità in programma da oggi al 16 ottobre ad Assisi e Perugia.
È la prima volta che i “grandi” della terra si incontrano per parlare di disabilità. Quali sono gli obiettivi del G7?
Vogliamo rimettere al centro delle agende di tutti i Paesi i temi dell’inclusione e delle disabilità, rafforzare gli sforzi di ogni Paese per l’accessibilità universale e lavorare insieme per garantire a ciascuno il diritto alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica.
Lanceremo un messaggio di concretezza:
in piazza ad Assisi alla cerimonia di apertura del 14 ottobre saranno presenti molte realtà associative e del terzo settore per dimostrare talenti e competenze, progetti e esperienze che giorno dopo giorno migliorano la qualità della vita delle persone con disabilità.
Qual è la sensibilità dei Paesi che partecipano al G7 rispetto al tema della disabilità?
C’è molta attenzione e l’Italia è vista come modello su tanti aspetti. Ricordo spesso che siamo uno dei pochi Paesi ad avere una legge sull’inclusione scolastica e sull’inclusione lavorativa.
E poi abbiamo una risorsa unica: il mondo del Terzo settore che svolge un ruolo straordinario in tutto il Paese. C’è certamente ancora tanto da fare ma siamo sulla strada giusta.
La riforma sulla disabilità che cambia radicalmente l’approccio e la presa in carico della persona attraverso il Progetto di vita, davvero potrà migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità e quella delle loro famiglie.
Perché la scelta di Assisi e dell’Umbria?
Abbiamo scelto l’Umbria perché volevamo lanciare un messaggio di condivisione, accoglienza e pace, in una terra che è un punto di riferimento per questi valori. Il richiamo a San Francesco è forte, è guida di pellegrini e di anime, la cura è un gesto semplice in se e ognuno può fare la sua parte. Tutti possiamo fare di più con uno sguardo nuovo e più consapevole che valorizzi la persona, i suoi talenti e le sue competenze.
Che attese ha in merito alla Carta di Solfagnano?
Ci saranno otto priorità: dall’inclusione lavorativa alla vita indipendente, da servizi e sport fino al tema dell’intelligenza artificiale e alla messa in sicurezza delle persone con disabilità in caso di eventi causati dalle crisi climatiche, umanitarie o nel corso dei conflitti. Prenderemo un impegno per completare gli approfondimenti su tutte le sfere della vita quotidiana delle persone con disabilità anche nei prossimi G7. È un segnale importante, un punto di partenza sul quale continuare a lavorare con il mondo della disabilità, delle Associazioni, con l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità (Ond).
Ci si può attendere un impegno concreto dai grandi del mondo?
È esattamente questo l’obiettivo che ci siamo dati e sono convinta che sia il momento giusto per farlo e lo faremo. Abbiamo iniziato un percorso chiaro.
Il G7 aprirà una strada, toccherà poi continuare a camminare insieme sempre più uniti. Ci vorrà tempo, impegno e tanto coraggio da parte di tutti.
Riforma sulla disabilità. Quali sono i prossimi passi? L’Italia vuole investire economicamente sulla disabilità?
Dal 1° gennaio 2025 nelle province di Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste, verranno applicate le nuove procedure per la valutazione dell’invalidità civile e si introdurrà il Progetto di vita come strumento di presa in carico della persona con disabilità. Nelle prossime settimane parte la formazione in vista della sperimentazione e prende così forma il percorso “rivoluzionario” introdotto dalla riforma che stiamo attuando.
Si tratta di un cambio di passo epocale che segna il passaggio dall’assistenzialismo alla valorizzazione della persona con disabilità e detta nuove regole per il percorso di valutazione dell’invalidità civile, per semplificare e sburocratizzare gli adempimenti per fare domanda, ricevere certificati e presentarsi alle commissioni di valutazione.
È un percorso molto impegnativo, quello che ci apprestiamo a mettere in campo e che dovrà necessariamente vedere la collaborazione di tutti i livelli istituzionali coinvolti, ma sono convinta che sia questa l’opportunità che abbiamo per garantire alle persone la semplificazione delle procedure, una valutazione che tenga conto del funzionamento della persona e il superamento delle frammentazioni tra risposte sanitarie, socio sanitarie e sociali.