DIOCESI – Nei giorni scorsi, presso il salone della parrocchia Sacro Cuore di Centobuchi di Monteprandone, si è svolto un importante incontro tra il Cammino Neocatecumenale e il vescovo Gianpiero Palmieri. L’incontro, carico di spiritualità, è stato introdotto con un’accogliente frase pronunciata da Eusebio Astasio, catechista itinerante e responsabile del Cammino Neocatecumenale per le regioni Abruzzo e Marche: «È bello ritrovarsi qui, tutti insieme. La Chiesa è fondata sui vescovi e sugli apostoli; la presenza del vescovo Palmieri è molto significativa». Successivamente, ha avuto luogo la liturgia dei Vespri.
Presenti tanti sacerdoti, tra cui il nuovo rettore del Seminario Redemptoris Mater di Macerata, don Davide Tisato, e tanti catechisti che hanno contribuito a far nascere il Cammino in diocesi.
Eusebio ha poi sottolineato l’importanza di Maria per il Cammino. «Abbiamo iniziato con un canto a Maria perché è la Madre della Chiesa», ha detto Astasio. Ha poi ricordato come il Cammino Neocatecumenale sia un dono alla Chiesa contemporanea, nato e cresciuto negli anni anche nella diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. «Il Signore ci dona vita eterna e la gioia del Kerigma, la buona notizia che ha dato forza a tante comunità, alcune delle quali camminano da oltre 30 anni», ha aggiunto.
Eusebio ha poi presentato il Cammino nella diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, ricordando come il Cammino è iniziato quando era ancora diocesi di “Montalto e Ripatransone”, sotto la guida del vescovo Vincenzo Radicioni.
Vari sono i carismi delle varie comunità della diocesi: presbiteri, seminaristi, famiglie in missione in varie parti del mondo.
Parrocchia Sant’Antonio di Padova, San Benedetto del Tronto
La prima parrocchia della diocesi ad accogliere il Cammino Neocatecumenale è stata quella di Sant’Antonio di Padova, a San Benedetto del Tronto, nel 1975, grazie a padre Ubaldo Sorbi. Attualmente, vi sono cinque comunità che contano più di 120 persone. Stefano e Cristina, appartenenti alla prima comunità della parrocchia, hanno condiviso la loro testimonianza: «Abbiamo due figli e la nostra comunità, la più anziana della parrocchia, conta circa 40 fratelli». Hanno poi ricordato l’importante presenza di una sorella, Maria Paci, che serve nel Seminario Redemptoris Mater di Macerata da 25 anni.
Ad accompagnare le comunità sono: don Tommaso Capriotti, i frati rappresentati da padre Roberto Brunelli, da padre Ernesto Sartorio, Sacramentino.
Parrocchia San Pio V di Grottammare
A Grottammare, attualmente, vi sono sei comunità, ciascuna guidata da presbiteri vicini al Cammino. Roberto e Anna, con quattro figli, hanno ricordato i sacerdoti don Giovanni Flammini e don Domenico Vitelli, che li hanno accompagnati. La loro testimonianza si è conclusa con un forte messaggio di speranza: «Abbiamo terminato il Cammino nel 2016 e siamo stati a Gerusalemme nello stesso anno».
Tra i carismi, ricordiamo i fratelli Iotti, che sono attualmente missionari in Spagna.
Ad accompagnare le comunità: don Federico Pompei, don Claudio Capecci, padre Joseph, e don Benvenuto.
Sant’Egidio Abate di Sant’Egidio alla Vibrata
Nel 1984, è nata la prima comunità a Sant’Egidio alla Vibrata. Attualmente, ci sono cinque comunità, tra cui quella di Ottavio e Giovanna, genitori di quattro figli. Essi hanno ricordato l’importante vocazione di don Marco di Giosia e don Florindo D’Emidio, ora incardinato a Douala, Camerun. Tra i momenti significativi, hanno sottolineato il recente termine del Cammino avvenuto a Pasqua e l’impegno missionario di alcune famiglie.
Ad accompagnare le comunità: don Luigino Scarponi e Don Marco di Giosia.
Parrocchia San Filippo Neri di San Benedetto del Tronto
I primi catechisti di questa parrocchia provengono da Porto San Giorgio e attualmente ci sono quattro comunità. Pippo e Grazia, che hanno terminato il Cammino nel 2017, hanno ricordato con affetto don Gianni Anelli, che li ha accompagnati fino alla sua scomparsa.
Hanno condiviso la gioia per il frutto delle vocazioni nate all’interno del cammino di Don Nicola Spinozzi e di Don Giuseppe Raio, per Elisa, una sorella in missione in Giappone e per il seminarista Giovanni, che presta il proprio servizio in parrocchia e che sarà ordinato diacono il 10 novembre nella Cattedrale di Ascoli Piceno.
Ad accompagnare le comunità: don Gianni Croci, don Gabriele Paoloni, don Nicola Spinozzi e don Giuseppe Raio.
Santissima Annunziata di Porto d’Ascoli
A Porto d’Ascoli, il Cammino Neocatecumenale è stato accolto nel 1988, grazie ai catechisti di Porto Sant’Elpidio, con tre comunità attualmente attive. Pietro e Laura, genitori di quattro figli, hanno testimoniato la gioia di aver completato il Cammino nel 2017.
Tra i carismi: don Gianni e don Ermanno, che sono attualmente missionari.
Le comunità sono accompagnate da don Alfredo Rosati e don Vittorio Cinti.
Il messaggio del Vescovo Palmieri
Il Vescovo Palmieri ha espresso gratitudine e gioia per l’incontro con le comunità della diocesi, dopo aver letto il Vangelo del giorno, ha evidenziato l’importanza della Parola e del Kerigma nella vita della Chiesa.
Vescovo Palmieri: “La gioia di incontrarvi, di incontrare tutte insieme le comunità di questa diocesi, i catechisti, di ascoltare le storie delle vostre comunità, i carismi che il Signore vi ha dato.
Il momento, la tappa del cammino in cui siete in questo momento, la gioia di vedere i sacerdoti che vi accompagnano e che spezzano insieme ai catechisti la Parola per voi a ogni incontro.
Il Signore diffonde tanta grazia nella Chiesa, in ogni momento la Parola del Signore è efficace. Come la Parola di oggi, anche se forte, è buona notizia, il Kerigma che ci dona è una buona notizia nella vita degli uomini e delle donne per il mondo intero. Una Parola piena di Spirito Santo. Quando san Paolo constata che questa Parola, nella Prima lettera ai Corinti, si è diffusa non con l’eloquenza ma con profondo convincimento nella potenza dello Spirito Santo. È stata una manifestazione dello Spirito e della sua potenza e si è trasformata in un profondo convincimento del cuore.
Questa Parola di oggi ci dice che, quando uno cammino nelle vie di Dio, quando accoglie la Parola e la trasforma con l’aiuto della Grazia in vita, quello che si realizza è una sorta di unificazione del cuore, un’integrità del cuore, è il cuore puro, è il cuore unito che trova la propria gioia e la propria pace nel Signore e quel cuore non è lacerato, è unito. Anche se il cuore rimane consapevole del male che compie, sente che il Signore, come una grazia, ha unificato ogni cosa sotto il Suo sguardo di amore.
Questo è quello che il Signore vuole sottolineare in questo brano, perché il contrario: il “guai a voi” è quando il cuore rimane scisso, separato e quando infognandosi nel mare, improvvisamente si indurisce, si lacera e diventa un cuore ipocrita, perché una cosa è ciò che vive agli occhi degli uomini e un’altra ciò che prova dentro. Il Signore rimprovera ai farisei l’ipocrisia e dobbiamo sempre chiedere al Signore di custodire il nostro cuore perché questo non si realizzi anche nella vostra vita.
Le tre parole che dice il Signore sono molto forti: farisei che osservano i precetti della legge, pagando la decima e che trascurano l’amore e la giustizia… che impensabile contraddizione.
L’amore è il frutto dell’azione dello Spirito dentro di noi e lo Spirito ci “giustifica”, ci fa giusti. Un cuore che non esprime né amore né la giustizia di Dio è un cuore lacerato. L’osservanza dei comandamenti è solo apparenza esteriore.
Gesù rincara la dose: Amare i primi posti nelle sinagoghe, i saluti nelle piazze, essere considerate persone potenti…
I dottori della legge si sentono subito chiamati in causa, perché loro si hanno i primi posti nelle Sinagoghe. Fare tutto questo e vivere un’esistenza lontana dal Vangelo: siamo morti dentro, sepolcri. La gente vi cammina sopra e non sa che siamo morti dentro, che ormai non c’è più vita dentro di noi, anche se la gente ci saluta nelle piazze e stiamo ai primi posti.
L’altro giorno era la festa della santa Teresa d’Avila, forse conoscete la storia della sua conversione.
Teresa, nel monastero dell’Incarnazione di Avila, è amata e rispettata perché è Madre Spirituale della Avila “bene”. La sua popolarità è veramente notevole.
Teresa era due anni che non pregava più, partecipava alla Messa, partecipava all’ufficio delle letture, ma non pregava più col cuore al Signore e alla fine si rende conto che è tutta apparenza.
Un giorno bussa alla porta il padre di Teresa e le chiede di insegnargli a pregare, e lo accompagna per due anni fino alla morte. Questo papà muore come un Santo.
Dentro Teresa è devastata perché si sente come un sepolcro.
Apparentemente tutti la stimano e l’apprezzano, distribuisce consigli spirituali a tutti, ma dentro è un sepolcro, è morta.
Lo Spirito scava dentro di lei; un giorno, al parlatorio, una persona dimentica una statuina di Gesù flagellato, identica a tante altre.
Teresa la guarda, è un gioco di sguardi tra il Signore e lei, e scoppia a piangere e sviene.
Quando si risveglia, non è più come prima. Capisce che la sua vita cambia perché si è sentita guardata con amore nel fondo della sua miseria. Finalmente il suo Cuore trova la pace nel perdono di Dio e la gioia nella misericordia di Dio.
Di lì a un anno, Teresa scalza e povera, lascia il potente monastero per andare al monastero di San Giuseppe, con altre 10 suore “matte” come lei.
La gente diceva che fosse impazzita: va a vivere al Monastero di san Giuseppe, che è un rudere, ma è più viva che mai perchè ha superato la sua lacerazione interiore.
Riprendendo il Vangelo, quando i dottori della legge dicono: “ma tu offendi anche noi”.
La risposta di Gesù è tagliente, anche voi, dottori della legge, oso rimproverare, perché mettete pesanti fardelli sulle spalle della gente e voi non li toccate nemmeno con un dito.
Perché lì l’ipocrisia interiore diventa un duro atto di accusa verso gli altri: ma io no! Io sono a posto.
Sugli altri carichi pesanti fardelli ma io non li tocco nemmeno con un dito, e la Parola di Dio la uso per mettere pesanti fardelli sulle spalle della gente, ma quella Parola non è rivolta a me, è per altri.
Questo è il Vangelo di oggi, è una Parola che nella sua durezza, come sempre nella Parola di Dio ci rimprovera, ci fa bene.
Ci rimanda continuamente ai piedi del Signore, ci fa mettere sotto il suo sguardo di misericordia senza divisioni interiori, senza ipocrisie spirituali, per essere profondamente veri come Teresa, profondamente liberi, autentici e per questo, tanto perdonati, impariamo a perdonare tutti.
Un mio caro amico, il cardinale Angelo de Donatis, è diventato penitenziere, e quando incontra papa Francesco, il Papa gli dice sempre: «perdona tutto!».
Soppesate queste parole: perdona tutto!
Perché la morte e resurrezione di Gesù sono la salvezza del mondo intero, di ogni essere umano.
Gesù ci dice: Il tuo cuore, unito, sotto il mio sguardo di Misericordia è capace di essere libero, autentico e misericordioso, umile, semplice e capace di lode.
Siamo chiamati a perdonarci gli uni gli altri, a camminare insieme tra persone, cammini, movimenti, parrocchie, e a metterci tutti sotto la grazia del perdono di Dio.
Questo è uno dei primi significati del cammino sinodale.
Personalmente insisto su questo camminare insieme, solo così possiamo essere una comunità secondo il Vangelo.
Quando non viviamo sotto la misericordia di Dio tendiamo a nascondere le debolezze, le fatiche, i fallimenti. Ma perché? Siamo Fratelli, condividiamo tutto, tutti siamo sotto la misericordia di Dio e tutti siamo chiamati a perdonarci.
Nel cammino sinodale, il cammino Neocatecumenale ci aiuta a riscoprire il Kerigma, la serietà dell’iniziazione cristiana dove cambia la vita, la serietà di un’iniziazione cristiana dove si fa esperienza di comunità, intorno la Parola di Dio e la bellezza della vita fraterna, che si allarga e che coinvolge sempre più tante persone.
Il contributo che potete dare al cammino della Chiesa di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, è sotto i vostri occhi: i tanti carismi, le tante vocazioni e pensate quanto ancora sarà grande il vostro contributo che vivremo insieme nella Chiesa: un cammino sempre più aperto a quello che il Signore ci ispirerà.
Dobbiamo crederci, che il Signore ci ispira per mezzo del suo Spirito il cammino che ci aspetta e che sarà pieno di sorprese.
Eusebio e Giulietta prima si guardavano e dicevano: «Come siamo invecchiati».
Dio guarda vedendo il futuro, chissà come saremo?
Come saremo giovani! Alcuni luminosi perché vivranno in Dio, altri, i figli continueranno a camminare con il Signore. Come sarà bello immaginare come saremo tra 20 anni, 30 anni, 40 anni!
Sarà davvero il Signore che ci avrà fatto camminare, purificandoci e allargandoci il cuore!
Il momento di incontro si è concluso con la benedizione finale e con un gradito regalo, da parte di tutto il Cammino, al Vescovo Gianpiero Palmieri.